Ad Andrea Barocci sul “Corriere dello Sport”, coach Attilio Caja si è raccontato partendo dalle sue origini ben lontane dalla pallacanestro: “Ho lavorato per un quadriennio in Comune a Pavia. Avevo 23 anni, ero un rilevatore tributario, un accertatore delle tasse insomma. Facevo accertamenti induttivi del reddito di alcune categorie. Allora il presidente del Consiglio Tributario era il professor Tremonti. Arrivavo in ufficio e mi dicevano, ad esempio: “Dobbiamo fare dei controlli su un medico. Io andavo in ospedale, parlavo con gli infermieri per sapere se aveva il suo studio privato. Telefonavo allo studio e chiedevo un appuntamento: se mi rispondevano di passare tra tre mesi, scrivevo nel mio rapporto che di lavoro questo me dico ne aveva parecchio. Poi cercavo di scoprire quante segretarie aveva, in che tipo di appartamento viveva, perché era proprietario di una Ferrari e faceva le vacanze a Montecarlo… Una sorta di detective? Esatto. Infine i risultati dell’indagine li presentavo al consiglio tributario, che decideva se archiviarli o passarli alla Finanza”.
E questo spirito si è tramutato anche nel basket: “Io richiedo lavoro duro e impegnativo, dico le cose in faccia: è normale all’inizio che possa dar fastidio. Sarebbe molto più facile che io dicessi sempre sì a tutti e fossi politicamente corretto. Ma questo non porterebbe a nulla e non sarebbe rispettoso”.
Caja ha spiegato poi il motivo che lo ha convinto ad accettare la proposta di Scafati: “In estate avevo una offerta molto interessante di A2, mi avrebbero dato carta bianca. Ma ho allenato in A e volevo continuare a farlo. Poi il presidente Nello Longobardi mi ha chiamato presto: c’era il tempo per lavorare, quello che piace a me, ed ho fiducia in ciòche posso fare. Soprattutto, Nello si è dimostrato interventista: “Quanti giocatori dobbiamo prendere e chi?”, mi ha chiesto. Detto, fatto: sono arrivati subito Butjankovs ed Okoye”.
Come ha trasformato il coach questa Givova Scafati? “Ho cercato di convincere i giocatori che, con la mia esperienza e le loro qualità, se mi avessero seguito ci saremmo presi delle soddisfazioni. Loro sono stati davvero delle spugne in questo senso. Abbiamo fatto tanto lavoro di video, mostrando la parte teorica e tattica nei primi giorni, ogni giorno. E’ stato un corso accelerato, e loro sono stati eccezionali. Certo, i primi tempi non sono stato facili, perché ci si è trovati di fronte a certe abitudini. Se le cose non vanno bene, le abitudini di certo non sono buone… Per migliorarle bisogna affrontare i problemi e dire le cose in faccia”.
Fonte: legabasket.it