Essere arrivati già fra le prime 8 squadre al mondo è un traguardo importantissimo e che va ricordato.
Il mondiale degli azzurri è comunque da incorniciare.
Sicuramente uscire con una partita del genere fa male ed avere l’occasione di giocarne altre due per aver il miglior piazzamento (dal 5 all’8 posto) ci può dare l’occasione di digerire meglio il tutto.
Tornando ai 40 minuti giocati contro gli United States, c’è poco da dire.
Azzurri mai in partita che devono soccombere allo strapotere fisico e tecnico degli americani.
Una sconfitta che è stata il frutto della poca applicazione non tanto in difesa ma soprattutto in attacco.
Abbiamo provato ad impostare i nostri giochi ma accontentandoci sempre ed esclusivamente dal tiro dalla lunga distanza, e conoscendo le nostre percentuali, il dado è stato tratto facilmente.
Il piano partita degli azzurri era quello di limitare, per quanto possibile, la potenzialità offensiva dei americani provando ad occupare l’area in difesa e soprattutto quello di abbassare i ritmi in attacco non giocando invece ai loro di ritmi.
Immergiamoci ora nel nostro playbook.
ATTACCO: nella metà campo offensiva, avremmo potuto eseguire anche perfettamente tutti i nostri giochi, ma quando la percentuale al tiro dal campo è pari al 36% e da tre punti arriva al 19%, si fa davvero ben poco.
Non abbiamo mai provato ad attaccare il ferro con una penetrazione ed uno scarico costringendo i nostri avversari ad un fallo e mai giocato al limite dei 24 secondi che avrebbe potuto giovare alle nostre fila al fine di abbassare il ritmo della squadra avversaria.
Sono stati bravi poi a “spezzare” tutti i nostri giochi con grande intensità difensiva.
Partita in attacco dunque da dimenticare.
Ci siamo accontentati del tiro da fuori, non la nostra arma segreta.
DIFESA: partiamo subito con tanta responsabilità difensiva e difesa a uomo.
Proviamo a far sentire il fisico ed essere cattivi ma dura ben poco.
I rimbalzi sono l’elemento fondamentale.
Ne catturiamo 25 contro i 40 dei nostri avversari.
Troppo poco per avversari cosi troppo presenti in campo.
Per quanto aver giocato molto bene difensivamente su non poche azioni, a tagliarci le gambe sono state le loro percentuali al tiro che purtroppo, anche sotto pressione sono state sempre molto buone.
Pur provando ad alzare il quintetto per difendere il nostro pitturato, i contropiede e le scelte giuste in attacco del team usa hanno avuto sempre la meglio.
Anche oggi abbiamo utilizzato la difesa a zona per poter rosicchiare qualche secondo all’azione in attacco dei nostri avversari, costringendoli a farli “pensare”, ma il loro cinismo è stato sempre puntuale.
Chapeau ai nostri avversari.
Il nostro cammino mondiale prosegue per strappare il miglior piazzamento possibile fra il quinto e l’ottavo posto.
Ricordiamolo ancora una volta, l’Italbasket è fra le 8 squadre più forti al mondo.
Dobbiamo esserne orgogliosi!
Al prossimo playbook!
Forza Italbasket!
Edoardo Cafasso