FOTO: Tavolo statistiche del match tra Sassari e Varese (Ciamillo-Castoria)

di Filippo Luini

La quasi tripla-doppia di Tommaso Baldasso ci ricorda che, nel campionato italiano, una prova così importante a livello statistico, manca da tanto tempo. Per la precisione dal 25 aprile del 2004, quando Tyron Grant mise a referto 29 punti, 10 rimbalzi e 11 recuperi nella vittoria della sua Teramo contro Avellino. Baldasso, 16 anni dopo, è andato vicino ad emularlo mettendo a segno 16 punti, smazzando 16 assist e, fino a lunedì, catturando 10 rimbalzi, due dei quali poi tolti dalla Legabasket. 

Sull’oggettività del rimbalzo non si discute, ma su quella degli assist spesso sì. Perché in NBA si vedono così tante triple-doppie e in Europa, no? Perché diamo così tanto peso alle statistiche?

Sicuramente gli americani sono più affezionati all’effetto scenico e, allora – soprattutto in regular season – spesso si tende a giocare le partite più scontate e di minor valore pensando alle cifre del singolo. Ricordiamo l’exploit del grande tiratore Kyle Korver, che agli Atlanta Hawks – a cavallo tra la stagione 2013 e quella 2014 – per 127 partite consecutive mise a segno almeno una tripla. Nelle ultime uscite, Korver, quando non si sbloccava nel primo tempo, veniva inserito quasi soltanto per aggiornare il record. Finì su tutti i siti internet e sulla TV il 6 marzo 2014, quando tirò con un tragico 1/9 dal campo e 0/5 da tre punti durante il match contro Portland interrompendo la striscia. 

Questo esempio per sottolineare quanto siano fondamentali i sistemi di gioco e i possessi concessi ai giocatori. Teniamo presente quanto tempo trascorre con la palla tra le mani un giocatore come James Harden. Oppure LeBron James, che gioca quasi da playmaker, ma anche lo stesso Doncic. Sicuramente tutta questa libertà di scelta, di produrre gioco fuori dagli schemi, è unica al campionato NBA e al talento delle stelle della Lega americana.

In Europa la pallacanestro più di sistema ci priva da questo tipo di statistiche, ma non dallo spettacolo e dalle prove di alto livello dei singoli, spesso – fortunatamente – valutate non per il numero di rimbalzi catturati, ma per la capacità di posizionarsi sul rettangolo di gioco. In questo erano maestri, tra gli altri, Shaun Stonerook e Mason Rocca. Lo sono oggi Julyan Stone, David Moss e Vlado Micov. Tutti giocatori che, al di là delle statistiche, sanno sempre dare un contributo prezioso alle proprie squadre con letture, scelte e posizionamenti che ai rispettivi allenatori piacciono molto più che le triple-doppie. 

E, allora, viva tutto ciò che è positivo e non può essere inserito in una statistica. Viva chi capisce il gioco!