di Maurizio Roveri
Non segna. Non segna… neanche con la matita. La Virtus Segafredo attuale. Dopo essersi “buttata via” martedì sulla strade della Lituania con quei due minuti e undici secondi conclusivi di improvviso vuoto mentale e gestione imbarazzante del vantaggio, la formazione di coach Scariolo si lascia aggredire e travolgere a Belgrado da un Partizan cento volte più motivato e combattivo. E anche decisamente meglio organizzato.
Se già dopo l’amara sconfitta di Kaunas la V nera era scesa all’ultimo posto dell’Euroleague per produttività offensiva, con una media di 65.6 punti, ecco che una serata belgradese da incubo ha ulteriormente abbassato il rendimento d’attacco della Segafredo. Sceso ora, dopo i 62 punti con tanta fatica realizzati dentro la Stark Arena, a quota 64.8 (inquietante livello).
La prima constatazione, che viene istintiva, è che la Virtus Segafredo sia entrata nella principale competizione cestistica europea proprio nell’anno… dell’Eurolega più competitiva di sempre!
Se da un lato – allora – può apparire naturale trovare inizialmente tanta difficoltà, sotto un altro punto di vista risulta però evidente e preoccupante l’eccessivo ritardo della squadra bolognese. Ritardo sul piano della condizione atletica, della preparazione tattica e soprattutto sotto l’aspetto dell’organizzazione. Ieri sera è mancato anche l’atteggiamento mentale. Neppure un briciolo di coraggio. Nelle precedenti prestazioni avevamo almeno apprezzato una certa solidità. Particolarmente nella fase difensiva. Stavolta no. In terra serba la Virtus non ha fatto vedere proprio niente. Se non un comportamento estremamente remissivo. O forse l’impegno c’è anche stato, ma il rendimento tecnico espresso presumibilmente è il massimo che il team di coach Sergio Scariolo sia in grado di raggiungere in questo momento all’estero.
L’impatto contro un Partizan ruggente, con il fuoco nel cuore davanti ai 15489 spettatori della Stark Arena, è stato crudele per la V nera.
James Nunnally, Matthias Lessort, Danilo Andjusic, Yam Madar, Zach Leday, Kevin Punter e anche il giovanissimo Tristan Vukcevic (19 anni, nato a Siena l’11 marzo 2003, è il figliolo di Dusan Vukcevic apprezzatissimo realizzatore nella Virtus Bologna della stagione 2006-2007 e in altre due stagioni, dal 2008 al 2010) hanno preso immediatamente a spallate il fragile e grigio mondo bianconero. Mai in gara. Andato sotto perfino di 31 lunghezze, in avvio di ultimo periodo. Se proprio si vuol trovare qualcosa di positivo quel 20 su 24 nei tiri liberi (83.3%). Avesse tirato così bene a Kaunas dalla lunetta, la V nera sarebbe riuscita a non perdere quel treno dopo aver praticamente condotto sempre.
Seconda constatazione. Il ritmo da Eurolega. Che la Virtus Segafredo non possiede. Non possiede ancora. Il recupero, ormai prossimo, di Toko Shengelia aggiungerà fisicità e soprattutto dovrebbe riuscire a trasmettere una certa carica emotiva. Basterà? La domanda è legittima dopo il disastro di Belgrado e la cattiva gestione del vantaggio nel finale della partita di Kaunas dove in poco più di due minuti è stato cacciato via tutto il lavoro di quasi trentotto minuti.
La Virtus in quest’avvio di Euroleague sta producendo pochi punti. Perchè spesso attacca in maniera abbastanza statica, prevedibile, con troppo uso del palleggio, “pompando” la palla, contro difese già schierate.
La circolazione di palla non è efficace. O meglio: lo è soltanto a tratti quando sul parquet c’è Milos Teodosic. L’Artista di Valjevo, con la sua visione di gioco e i suoi scarichi, riesce a costruire qualcosa di veloce e di profondo. Anche Milos, tuttavia, è in ritardo di condizione (come Jaiteh, come Belinelli) e non ha il fiato, nè le gambe per un minutaggio più ampio.
Ne consegue che ogni canestro della V nera nasce dalla fatica, dalla sofferenza. Sono rari i canestri cosiddetti facili. Poichè la squadra non ha ancora equilibri e certezze per lanciarsi in contropiede. In due partite all’estero, fra quella di Kaunas e quella di Belgrado, quanti sono stati i contropiede primari prodotti dai virtussini? Tre, forse. Insufficiente.
E s’è vista anche poca transizione.
Se la Virtus Segafredo non riesce a correre e a distendersi con una certa fluidità, l’immagine offensiva sarà sempre quella della fatica. Inevitabilmente.
Quel tragico 32.7% di ieri sera nel totale-tiro (18 canestri su 55 tentati) indica che nella manovra e nelle soluzioni offensive la squadra bianconera è ancora distante da una vera identità tecnica.
Mickey, Lundberg e Ojeleye sono stati poco incisivi. In tre hanno totalizzato 15 punti, e 11 di PIR. Male, particolarmente, Lundberg: un giocatore che avrebbe bisogno di essere servito bene nelle posizioni che predilige per il tiro. Lui, però, deve farsi vedere di più e prendersi iniziative con maggiore continuità. I problemi in regia di un Hackett spento, di Pajola e Mannion e anche di un Teodosic che in quasi 12 minuti di utilizzo non ha visto il canestro, hanno portato “Iffe” ad essere coinvolto pure da playmaker. Ma il Lundberg portatore di palla fa uso eccessivo di palleggio, finendo per rallentare la manovra.
Terza constatazione. Questa Virtus ha dei limiti strutturali? Che succede se… Mom Jaiteh non diventerà in Euroleague quel punto di riferimento che è stato in Eurocup la stagione scorsa? Adesso il centro francese è in difficoltà, è doveroso ricordare che ha saltato per infortunio una parte abbondante della preparazione. Al tempo stesso, nel settore degli esterni, con l’arrivo di Lundberg e di Ojeleye sembra avere perso i suoi spazi Isaia Cordinier, molto anonimo ieri sera (4 soli tiri: 1 su 1 da due, 0 su 3 dalla lunga distanza, 1 su 1 dalla lunetta).
E se a questo gruppo occorresse un solidissimo tiratore da 3, in grado con le sue soluzioni dalla lunga distanza di costringere le difese avversarie ad allungarsi aprendo spazi dentro l’area per i “lunghi” della V nera e per le penetrazioni?
Io penso che soltanto quando Toko Shengelia sarà rientrato, e raggiungerà progressivamente il top della condizione e del rendimento, soltanto allora sarà possibile capire e valutare se questa Virtus Segafredo avrà le potenzialità per diventare squadra da playoff di Euroleague. O se… per inseguire l’obiettivo di partenza (entrare fra le prime otto, per assicurarsi il diritto di rimanere dentro l’Euroleague) occorrerà modificare l’assetto.
Nel frattempo, la soluzione più logica è evitare di drammatizzare, avere pazienza, continuare a lavorare duro e con costanza.