I portici, “una galleria aperta, collocata per lo più all’esterno di un edificio, può avere funzione di riparo”, sono, come dice Wikipedia, una struttura o anche solo una semplice decorazione.

Nel caso di questo racconto, invece, sono un collegamento, un elemento che accomuna due città, distanti kilometri e che, a parte i portici, non hanno nulla a che vedere tra loro: Bologna e Cava de Tirreni, una è il capoluogo dell’Emilia Romagna, l’altra un piccolo borgo della Campania chiamata la “Bologna del Sud”. Il mio viaggio parte dalla piccola Cava de Tirreni e arriva a Bologna, è un viaggio che non solo mi permette di conoscere una nuova città italiana, piena di storia e di cultura, ma che ha Basket Magazine protagonista.

La cosa principale da fare in questo viaggio era conoscere il vice direttore di Basket Magazine Fabrizio Pungetti, dopo aver parlato per sei mesi soltanto a telefono con messaggi o chiamate e distanti kilometri tra noi, oltre, ovviamente, a vedere la partita della Fortitudo Bologna contro Sebastiani Rieti, tutto girava attorno a questi due obiettivi e così, dopo aver provato le varie specialità culinarie della regione e visto i monumenti storici in giro per Bologna, siamo arrivati al momento.

Alle ore 17 eravamo in cammino per arrivare al PalaDozza, già da lontano si sentivano i cori dei tifosi e la grandezza del “Palazzo” incuteva timore e ti faceva avvicinare a un clima partita sempre più caldo. Prima di entrare il tanto atteso incontro con Fabrizio Pungetti, il primo impatto è sempre il più emozionante e, inizialmente c’è sempre un pò di timidezza, passati però i primi trenta secondi tutto diventa normale e lo scambio di battute, opinioni e pensieri prende il sopravvento sull’emozione del primo incontro, poi ho l’occasione di salutare anche Teo Alibegovic, senza dimenticare Diego Costa e Andrea Tedeschi, giornalisti, appassionati, tifosi e anche dirigenti della Fortitudo.

Si entra poi nel palazzetto e l’effetto che il PalaDozza ti crea a prima vista è qualcosa di magnifico, per noi campani di Salerno abituati a vedere il palasport di Scafati questo sembra da NBA, ma non era ancora tutto, infatti dopo un primo giro tra i bar del palazzetto e le varie attività Fortitudo siamo entrati veramente nel palazzetto.

L’emozione alla vista di quel palasport è stata grandissima, vedere una struttura così grande ospitare una partita di Serie A2 fa piangere il cuore e anche io me ne sono accorto subito: l’immensità del PalaDozza è indescrivibile, tifosi ovunque, in ogni angolo del palazzo. Ci accomodiamo al nostro posto e iniziamo a goderci lo spettacolo.

La partita inizia, è difficile raccontare a parole tutto il calore del pubblico ma ci provo. A ogni canestro lo stadio, perchè solo così si può chiamare un palazzetto che esulta così forte per qualsiasi cosa la sua squadra faccia in positivo, tremava, i cori della Fossa non si fermavano mai, tifosi in ogni parte del palazzetto cantavano a squarciagola, dalla nostra posizione, poi, si poteva vedere che ogni volta la palla entrasse nel canestro per la Fortitudo all’unisono tutto il palazzetto esultava.

L’emozione della partita mi rimane impressa ancora adesso che sto scrivendo, sembrava di essere in uno di quei palazzetti americani delle università dove vanno verso l’alto e quindi tutti sono vicini al campo. Peccato per il risultato della partita ma vivere emozioni del genere credo sia impagabile, sia in caso di vittoria che di sconfitta.

Dopo la partita ho la possibilità di assistere alla conferenza stampa, tuoni e fulmini ma ciò che mi ha colpito è soprattutto l’ambiente, completamente diverso da quello di Scafati, qui di domande se ne fanno e anche molte, eppure la Fortitudo è solo in Serie A2, mentre al PalaMangano post partita dopo l’analisi dei coach difficilmente ci sono domande.

L’ultimo saluto al PalaDozza, l’ultimo sguardo al campo, ormai vuoto, e al tabellone posto lì in cielo al centro del palazzetto, esco fuori: è buio, sono quasi le 9, c’è ancora tempo per visitare un altro pò Bologna, e allora di corsa a cambiarsi in camera, non prima di essere passati per la storica sede della Fortitudo…ormai mi hanno contagiato, prima seguivo, ora tifo, perchè emozioni come quelle che ho vissuto domenica, difficilmente posso dimenticarle.

Da Cava de’Tirreni al PalaDozza…

Alessio Apicella