Polonara e Gentile in maglia azzurra – Foto Ciamillo-Castoria
di Elio De Falco
Uno perno a Vitoria, l’altro ha rivoluzionato l’Estudiantes, entrambi accusati di non fare mai lo step mancante per la completa maturazione, oggi si godono un ruolo da protagonisti.
Achille Polonara ed Alessandro Gentile: se negli scorsi anni ci fossimo avventurati in un dibattito su di loro, avremmo trovato una posizione maggioritaria di critica o detrazione; “manca il soldo per fare la lira”, “sono eterni incompiuti”, per dire due delle critiche, anche a ragione, espresse. Al di là delle simpatie che, in questo caso il figlio d’arte di Nando, possano aver suscitato.
L’attualità li vede sulla cresta dell’onda, ma andiamo con ordine.
Achille Polonara lascia Sassari nell’estate 2019 per mettersi alla prova in una storica grande europea, conscio del fatto che non sarebbe partito avanti nelle gerarchie come nelle precedenti esperienze in Italia; ha accettato una sfida che i suoi detrattori spesso gli lanciavano convinti che non avrebbe avuto il coraggio di mettersi in gioco fuori da quella che consideravano una comfort zone. E in effetti, dati alla mano, l’inizio di Polonara non è certo stato dei più lusinghieri, chiuso com’era da un totem come Shengelia. L’ex Sassari ha faticato parecchio, ma poco a poco si è fatto un posto sempre più importante al punto di diventare decisivo nella fase finale della scorsa stagione, protagonista nella finale vinta contro il Barcellona. Achille, quindi, si è affacciato a questa stagione con ben altra fiducia in sé stesso, ed oggi è un punto fermo per Dusko Ivanovic. Guardiamo semplicemente alle cifre: dopo 9 giornate è partito per 8 volte in quintetto a dispetto di una sola volta in tutta la precedente stagione, ha accumulato 226 minuti giocati rispetto a 388 totali del 2019-20, ha raddoppiato la media punti (10,8 contro 5,3) e rimbalzi (5,4 contro 2,8) e, contro Manresa, ha piazzato una doppia doppia da 17+13r per un sonante 31 di valutazione a coronamento di una crescita faticosa ma finalmente efficace.
Achille ha fatto lo step che tutti gli chiedevano, in un campionato di livello decisamente più alto di quello italiano (forse Milano e Virtus a parte).
Alessandro Gentile, dopo il passaggio a Trento, era rimasto senza squadra, una situazione desolata per uno che, da giovane, era quasi visto come predestinato e che, in carriera, volente o nolente ha ricevuto su di sé il peso di critiche non sempre costruttive e di responsabilità che, forse, avrebbero dovuto assumersi altri più blasonati (qualcuno ha detto i Nazionali NBA?). Personalità, ad Alessandro, non ne è mai mancata, e forse è questo ad aver attirato su di lui l’antipatia di una parte del pubblico cestistico. Poi, ad ottobre, ecco la chiamata di un vecchio amore, l’Estudiantes che naviga nei bassifondi dell’ACB ha bisogno di lui, e Alessandro ha risposto presente, accettando anche un contratto precario come quello di tre mesi, e si è messo al servizio della squadra. Più che le sue cifre, a pesare l’impatto dell’azzurro è il trend dei colegiales, ritrovatisi 0-3 ed in fondo alla classifica quando hanno alzato la cornetta: dal suo arrivo, l’Estu ha messo in fila un 4-2, con le uniche sconfitte avvenute contro un Real Madrid ancora sideralmente superiore ed in casa di Badalona, squadra costruita per le zone alte della classifica.
È così che l’Estu, da anni in crisi, ha allontanato, al momento, lo spettro di un’ennesima estate a cercare di evitare negli uffici la retrocessione sancita dal campo.
Anche nella pesante sconfitta di Badalona, dopo l’exploit ai danni di Guipúzkoa (30+7r+6ass), Gentile è uno dei pochi a salvarsi: conferma il trend che lo vede molto meglio nella selezione dei tiri (70% da 2) e non abusa del tiro da 3.
Un giocatore che appare più maturo, ora sta a lui dimostrare di poterci stare a quei livelli, magari strappando subito un rinnovo.