di Valerio Laurenti

In esclusiva, noi di Basket Magazine abbiamo  intervistato il playmaker della Virtus Roma Tommaso Baldasso, che in estate nonostante il corteggiamento della VL Pesaro ha scelto di rimanere nella capitale alla corte di Piero Bucchi. Il giovane playmaker ha esordito parlandoci di come si è innamorato di questo sport, guardando il padre giocare a basket al campetto con suo fratello, anch’esso ora giocatore e di come da quel momento abbia capito che il basket sarebbe potuto diventare la sua professione futura. “Il rapporto con mio fratello è bellissimo e va oltre al basket, ovviamente ne parliamo e ci diamo consigli, dato che questo è il nostro lavoro, ma penso che la parte migliore tra di noi sia quella extra cestistica”.

Da cosa nasce la sua crescita dal punto di vista tecnico in questa stagione, che lo ha reso una delle pedine importanti di questa squadra?

Sono migliorato soprattutto sull’aspetto mentale, perché noi  giocatori viviamo di metodica, quest’estate per arrivare al meglio a questa stagione ho deciso di prendermi solo 5 giorni di  vacanza, in modo che potessi fare un salto di qualità, perché io su questo punto di vista sono maniacale, il miglioramento nasce da lavoro e costanza. Per questa ragione io sono contento della mia crescita, ma non soddisfatto

Qual è stato il giocatore che ha influito di più sulla sua crescita dal suo arrivo a Roma?

Molte persone mi hanno aiutato da quando sono arrivato a Roma giovanissimo, a partire da Massimo Chessa che mi ha subito trattat0 come un figlio, ma anche il fatto di aver giocato con molti giocatori importanti da cui ho appreso molto, partendo da Jerome Dyson la scorsa stagione, ma anche lo stesso Gerald Robinson questa stagione. Non solo persone all’interno del campo mi hanno aiutato a crescere, ma anche persone al di fuori del campo come ad esempio il Direttore Operativo Francesco Carotti, che mi ha aiutato a crescere soprattutto dal punto di vista dell’atteggiamento, che all’inizio della mia avventura a Roma dovevo correggere.

Com’è il suo rapporto con il coach Piero Bucchi?

Abbiamo un bel rapporto di stima e affetto reciproco, ci siamo fidati l’uno dell’altro e questo ha fatto in modo che il nostro rapporto migliorasse di anno in anno e mi ha aiutato tantissimo in questi anni nella capitale, non sarò mai grato abbastanza per tutto quello che ha fatto per me.

Com’è la situazione all’interno della squadra in questo momento?

E’ un momento delicato, ma siamo tutti sulla stessa pagina, ma stiamo facendo di tutto per sopperire a queste grandi difficoltà che stiamo affrontando.

Cosa la ha spinta quest’estate a scegliere di rimanere nella capitale?

Non è stato così difficile, sono affezionato alla società e alla città, ho scelto di rimanere per concludere il percorso che avevo iniziato. Apprezzo il corteggiamento delle altre squadre, ma al momento volevo restare nel capitale per proseguire questo progetto tecnico, che ho inizato sin dal mio arrivo a Roma.

Com’è ha preso la notizia della tua convocazione in Nazionale ?

Avevo appena finito di allenarmi quando mi è arrivato il messaggio di mio fratello, che ero stato convocato e successivamente mi sono arrivati i complimenti di Jamil Wilson e ciò mi ha fato molto contento. Il mio obiettivo rimane di riuscir a far parte in pianta stabile della Nazionale, comunque questa è stata una piacevole sorpresa.

Qual è il tuo obiettivo che ti sei posto ad inizio stagione?

Il mio obiettivo primario, è quello di portare la squadra ad una salvezza tranquilla. Per quanto riguarda il mio obiettivo personale, voglio in primis aiutare la squadra e poi voglio continuare la mia crescita, perché come detto in precedenza, io non sono ancora del tutto soddisfatto della mia crescita e voglio fare uno step ulteriore.

Com’è stato giocare le prime partite in casa a porte chiuse?

Per noi giocatori il fatto di dover giocare a porte chiuse non ti provoca una bella sensazione, ti provoca malumore, perché il basket è uno sport che va vissuto con il calore del pubblico, ma capiamo la situazione che è difficile, ci troviamo in un momento delicato e dobbiamo riuscire a resistere