In vista dei training camp della prossima settimana, l’NBA ha compilato un protocollo di salute e sicurezza per la stagione NBA 2020-21 e lo ha inviato alle proprie squadre.

Il documento, lungo 134 pagine e simile a quello adoperato quest’estate all’interno della bolla di Orlando, offre due potenziali percorsi di risoluzione. Una risoluzione “basata sul tempo” e una risoluzione “basata sui test”.

Nel primo caso, una persona positiva o con sintomi deve restare isolata per 10 giorni; se la febbre è sparita, deve comunque rimanere in isolamento per altre 24 ore. Secondo la risoluzione basata sui test, la persona deve restituire almeno due test PCR consecutivi negativi a distanza di almeno 24 ore.

In ogni caso, qualsiasi giocatore positivo o sintomatico non potrà partecipare agli allenamenti per almeno 10 giorni. Passati i 10 giorni dovrà allenarsi per due giorni da solo, indossare sempre una maschera e partecipare ad uno screening cardiaco. Ogni giocatore che risulta positivo, dunque, dovrà saltare almeno 12 giorni prima di poter tornare a giocare.

Qualsiasi giocatore che abbia avuto un grave caso di COVID-19, o che sia stato ricoverato, dovrà essere osservato per almeno tre giorni prima di poter tornare a giocare.

In caso di riscontrata positività, le squadre dovranno seguire alcuni passaggi: segnalare il test positivo alle autorità locali; rintracciare tutti i contatti ravvicinati; pulire e disinfettare qualsiasi spazio in cui il soggetto positivo è transitato; predisporre un alloggio in cui isolare il positivo.

Per i viaggi delle squadre nel Paese, la lega ha imposto un limite di 45 persone per ogni gruppo di viaggio.

Riguardo alla possibilità di sospendere la stagione, l’NBA non si è ancora espressa chiaramente. Ha solo dichiarato: “Il verificarsi di casi indipendenti o un piccolo numero di casi COVID-19 non richiederà una decisione di sospendere o annullare la stagione 2020-21.”