Ettore Messina: foto Ciamillo-Castoria
Ettore Messina, intervistato da Elisa Chiari di “Famiglia Cristiana”, ha fatto chiarezza sulla lettera che aveva scritto nei giorni scorsi. Lo scritto del coach dell’Olimpia Milano aveva creato parecchie reazioni da parte di diversi esponenti della pallacanestro italiana e non solo.
Queste le parole di Messina a Famiglia Cristiana:
“Non lo ritengo un atto di coraggio, credo che ci si debba assumere la responsabilità di dire la propria. il mio dispiacere è nel fatto che, nel rispondere, tutti si sono concentrati su un aspetto secondario della mia lettera che era la mia proposta di che cosa si può fare per finire campionato ed Eurolega (la proposta di giocare solo i campionati nazionali stringendo i tempi di qui a febbraio-marzo e poi concentrarsi solo sull’Eurolega ndr.), per me invece l’ importante era che coloro che sono a capo delle diverse organizzazioni sportive, Lega, organizzazione delle Leghe europee, Federazione internazionale, si sedessero attorno a un tavolo e cercassero una soluzione comune, che ora è molto lontana. Che decidano di farci giocare tutti i giorni o vestiti da Pulcinella a me va bene, purché siano tutti d’accordo, quello che credo non vada bene per me come per molti allenatori, giocatori, appassionati è che non ci sia una condivisione di che cosa è meglio fare per il bene di tutti. Mi spiace che non sia stato capito.”
Viaggiare in Europa oggi comporta rischi. “Ci sono rischi e anche la difficoltà di viaggiare da Paese a Paese. Nel momento in cui molte partite devono essere rinviate perché ci sono troppi contagiati e non si può giocare è difficile trovare le date per recuperare. Serve una soluzione condivisa per evitare che non sia la sfortuna di contagiarsi a determinare l’ esito sportivo di una stagione. Purtroppo però, come accade anche a livello di Paese, quando si discute di pandemia, chi si è agitato dopo la mia lettera si è preoccupato solo del fatto che se si modifica la competizione sarà difficile rispettare gli accordi economici. Sarò fuori dal coro, ma io dico: speriamo di vivere abbastanza, da poter avere degli accordi economici da rispettare.”
Economia e salute non sono indipendenti. “Sì, si fa fatica a farlo capire ma è così non c’è un’economia che possa prosperare mentre il contagio dilaga, purtroppo, però siamo anche in un mondo in cui ci sono tante persone anche in ruoli ascoltati che negano gli effetti devastanti di questo virus e io credo che l’ informazione li stia amplificando senza motivo o peggio li stia amplificando con obiettivi privi di scrupoli, solo per audience. Siamo in un momento storico in cui non si riesce a discutere senza litigare, ho letto qualche reazione scomposta alla mia lettera che mi ha fatto più ridere che arrabbiare: anno dopo anno noto che discutere è sempre più sinonimo di rissa, sta venendo meno la cultura che serve a condividere una diversità di opinioni per provare a risolverla, sono concetti che ormai non fanno più parte della società civile. In un momento così difficile questo a me sembra un enorme problema.”