di Filippo Luini
Finisce l’avventura nella bolla ad Orlando. Snervante, soprattutto nel mezzo del percorso, quando fuori dalla perfetta realtà di Disney World succedeva il finimondo. Appassionante, negli ultimi atti che hanno portato Lakers ed Heat a giocarsi il titolo. LeBron James trionfa ancora, a quasi 36 anni, mettendo in bacheca il quarto titolo conquistato con la terza maglia diversa. La capacità di avere motivazioni e fame di vincere anche a quasi 40 anni. L’abilità di trasformare i compagni, di migliorarli ed erigersi a più forte di tutti anche per questo motivo. Tornano a vincere i Lakers e la dedica non può che essere al Mamba, a Kobe Bryant: 10 anni dopo il capolavoro del 24 gialloviola arriva un nuovo trionfo dei losangelini, che mandano KO in sei partite una stoica Miami. Un trait d’union particolare tra quel 2010 e questo 2020 risiede in Rajon Rondo, che da vinto è diventato vincitore, da nemico si è trasformato in paladino a cui non si poteva rinunciare. Assieme a James e Rondo c’è Anthony Davis, un inedito terzetto che ha nell’ex centro dei Pelicans un talismano di vitale importanza. Canestri decisivi, solidità difensiva… un fisico insensato inserito nello stesso quintetto in cui risiedono LeBron James e quell’artista della palla a spicchi di Rondo, l’epilogo non poteva che essere questo. Eppure le partite vanno giocate e vinte, lo sport ha spesso raccontato storie incredibili e questi Lakers, pur rispettando il favore del pronostico avuto fin da subito per il roster a disposizione, hanno guadagnato consapevolezza con il tempo, imparando a soffrire e comprendendo sulla propria pelle che il titolo non sarebbe stato affatto scontato.
Tutto può accadere, per altro, se difronte ti trovi questi Miami Heat. Erik Spoelstra ha dimostrato di essere uno dei migliori allenatori di sempre, tra i top 5 in circolazione al momento secondo chi scrive. La conoscenza dell’ambiente Heat, la capacità di adattare il proprio credo cestistico agli interpreti traendo sempre il meglio da loro: Spoelstra, portando gli Heat alle Finals, ha compiuto un vero e proprio miracolo. Il suo messia? Jimmy Butler: un ragazzo temprato dalla vita a cui lui ha sempre risposto con carattere e fermezza. Determinazione e abnegazione due dei suoi principali valori, se ci aggiungiamo il talento a disposizione ecco che Butler diventa il go-to-guy di una squadra underdog in grado di far fuori Bucks e Celtics. Non solo l’ex stella di Chicago e Philadelphia però. I meriti vanno riconosciuti anche i giovani spregiudicati di Miami: a Tyler Herro, tiratore sopraffino che – con quel carattere – ha ambizioni importanti per la sua carriera; Adebayo e Robinson, ma anche i meno giovani, come lo sfortunato Dragic ed Iguodala. Ogni giocatore rosso-nero ha portato un mattoncino utile alla costruzione di questa favola, purtroppo però – sebbene ci si trovasse nella bolla di Disney World – il lieto fine non è arrivato. E allora complimenti ai Lakers, che tornano campioni e lo fanno per la diciassettesima volta nella storia.