di Camilla Vescovi

Con questo articolo siamo felici di comunicarvi che si aprirà una nuova rubrica, OVERTIME, nella quale conosceremo i giovani protagonisti della massima serie, ma anche A2 e B, per raccontarvi come sono cresciuti, quali ostacoli hanno dovuto affrontare e come stanno procedendo nei loro campionati.

Oggi vi raccontiamo qualcosa in più su Luca Conti, un ragazzo giovane ma con le idee già ben chiare: l’esterno classe 2000 è cresciuto nel settore giovanile della Dolomiti Energia Trentino e per questa stagione è tornato dove tutto ebbe inizio: dopo un paio di anni fuori casa infatti (Pesaro e Montegranaro), ha deciso di tornare a vestire la maglia bianco-nera.

Ci racconti del suo percorso sino ad arrivare a questa stagione, qual è stata la società che considera più significativa, quella che le ha lasciato di più per arrivare dov’è ora?

Il mio passato cestistico è stato caratterizzato per lo più da Trento: ho iniziato e trascorso tutte le giovanili a casa, poi a 17 anni la prima chiamata nella massima serie, a Pesaro, per poi trasferirmi a Montegranaro la passata stagione. Chiaramente ho notato un grande balzo di qualità tra giovanili e A2, infatti questo mi ha permesso di analizzare nuove situazioni di gioco e ad assumermi molte più responsabilità in campo.
Lo scorso anno, infatti, a Montegranaro, ho potuto giocare minuti significativi e crescere lontano da casa sia come giocatore sia come persona.
Sicuramente però è Trento la società a cui devo di più, è quella che mi ha permesso di essere il giocatore che sono ora, anche grazie a diverse esperienze tra le quali ad esempio la parentesi della finale Nazionale con l’Under 18 che ricordo con molto orgoglio“.

Il vino trentino ha fatto sicuramente la sua parte, ma cos’altro l’ha spinto a tornare a casa e vestire di nuovo i colori bianco-neri?

Innanzitutto vorrei ringraziare Trento per aver creduto nelle mie capacità e continuare a dimostrarmelo giorno per giorno aiutandomi a crescere in palestra con allenamenti tecnici e specializzati.
Una, tra le tante, ragioni che mi hanno motivato a tornare dove tutto ebbe inizio anni fa, è sicuramente la volontà di portare in alto il nome della città dove ho vissuto, grazie alla grinta ed impegno che io e i miei compagni mettiamo in ogni allenamento e competizione“.

Si aspettava così tanta fiducia da parte di coach Brienza fin da subito?

“Sinceramente no. Ti dico la verità, prima che iniziasse la stagione io e il coach avevamo già discusso riguardo al mio ruolo nella squadra, dicendomi cosa si sarebbe aspettato da me… dopo le prime partite poi ho capito che cosa possa e debba offrire ai miei compagni e questa credo sia stata la chiave che ha permesso al coach di fare ulteriore affidamento a me.
Senza alcun dubbio tutto lo staff tecnico ripone in me, ma in generale soprattutto in noi giovani (Ladurner, Mezzanotte..), molta fiducia, e questo funge anche da ulteriore stimolo per dare sempre il 100% durante il gioco“.

Quale ruolo si sente in grado di ricoprire nella squadra, dentro e fuori dal campo?

Il mio ruolo è e sarà quello di portare sempre energia in campo soprattutto in difesa, seppur entrando dalla panchina; il fattore principale è saper essere solidi in difesa per costruire poi un buon attacco nell’altra metà del campo.
Spetterà a me guadagnarmi credibilità partita dopo partita, cercando di sfruttare al meglio le chances che mi offre il mio allenatore“.

Che differenza ha riscontrato finora tra le squadre di Eurocup e quelle di LBA?

Questa è una domanda particolare, a dirla tutta, più che differenze ho trovato similitudini, mi spiego: il livello sia tecnico che fisico è presente in entrambi i campionati ed è molto alto, l’impegno e la costanza sono due fattori necessari per giocare comunque contro qualsiasi squadra di qualsiasi torneo. L’unica minima differenza sta nel fatto che le squadre di serie A e giocatori si conoscono tra loro, molti hanno anche giocato per varie stagioni insieme, oppure gli italiani che in Nazionale hanno avuto modo di conoscersi, mentre in Eurocup ti capita di incontrare solo quei giocatori ogni 2/3 mesi o comunque 2 volte all’anno. Questo vale anche per gli allenatori, tra loro si conoscono magari meno e di conseguenza diventa più complicato per il coach esaminare i ritmi e i sistemi di gioco della squadra avversaria.

Qual è il suo peggior difetto sul quale punta a lavorare molto per migliorare?

Sto lavorando molto sul mio tiro da fuori, sono un ragazzo giovane quindi ancora ho da perfezionare molto, e mi sto impegnando giorno per giorno; il mio voglio farlo diventare un tiro affidabile per acquisire stima dai miei compagni e coach. Sicuramente poi ci sono altri aspetti tipo il ball handling e quelle piccole particolarità che a lungo andare in un giocatore fanno la differenza; spero e mi auguro che con il tempo possa raggiungere gli obiettivi prefissati ad inizio stagione e rendere orgoglioso chi ha riposto fiducia in me sin da subito.”

Non possiamo che augurare un buon proseguimento di stagione a Luca e alla sua squadra che, soprattutto nelle ultime gare, sta dimostrando di essere un team solido ed energico (6 vittorie nelle ultime 7 partite disputate).