Marco Calamai, ex giocatore ed allenatore con una lunga e brillante carriera, che già da trent’anni ha avviato progetti di integrazione sociale per la disabilità fisica e psichica, ci presenta la nuova edizione aggiornata del suo libro “Uno sguardo verso l’alto”:
di Marco Calamai
Dopo la prima edizione del 2008, ho pensato fosse necessaria una rivisitazione approfondita ed integrata di “Uno sguardo verso l’alto”, a fronte delle tante richieste ricevute di un testo esaurito da tempo e delle numerose esperienze vissute in questo lungo periodo in
palestra con i ragazzi speciali. Sono ormai quasi 30 anni, 29 per la precisione, che la mia attività di allenatore ha preso una piega
diversa, passando da palasport grandi e famosi a palestre ignote e meno prestigiose e da atleti di fama nazionale a giocatori sconosciuti, anche se animati dalla stessa voglia diriuscire e di farsi conoscere.
Nella prima edizione di “Uno sguardo verso l’alto” avevo raccontato l’emozione di un coach di serie A alla scoperta di un mondo
nuovo, quello della disabilità mentale, armato solo della propria competenza tecnica e di qualche lontana reminiscenza pedagogica da vecchio insegnante di lettere. Quella è stata davvero una grande sfi da, di cui mi rendo conto più ora che allora, quanto passione e curiosità mi avevano spinto ad osare, andando oltre a ostacoli e limiti apparentemente insormontabili. I tanti anni trascorsi dal 2008 ad oggi,
sono stati ricchi di altre emozioni, di incontri sorprendenti, di conferme, di sorprese e di una notevole diffusione su gran parte del territorio italiano del mio messaggio di basket inclusivo, o meglio di basket per tutti!
L’esperienza di mettere in campo giocatori normodotati ed atleti con abilità diverse e con diverse problematiche è stata nel tempo fi nalmente accettata e anche imitata e seguita. Ecco, in questa seconda e nuova edizione del libro cerco di raccontare le novità e le conferme di 15 anni intensi, partendo dalla prima novità di defi larmi un pochino durante gli allenamenti.
HO ORMAI UNO STAFF di alta qualità che mi supporta, sia a Bologna, primo teatro della mia attività, che in tutta Italia. Gli istruttori e gli educatori che si sono formati con me sono bravi, competenti e sensibili, perciò meritano di andare avanti con le loro gambe e questo me
lo confermano ogni giorno, quando in campo scelgono lo stesso esercizio e hanno lo stesso atteggiamento che avrei avuto io in quella
circostanza. Un’altra novità che evidenzio è rappresentata dal numero di allenamenti e lezioni che ho tenuto in questi 15 anni in tanti Centri italiani che seguono la mia metodologia di gioco. Sono state numerose le trasferte lontano da casa e ogni volta ho imparato qualcosa di diverso dai tanti giocatori speciali sparsi per la penisola.
Ho capito, ad esempio, che una cosa è fare allenamento a ragazzi in diffi coltà in Trentino e altra cosa è farlo a Napoli. Le disabilità
sono le stesse, ma i comportamenti dei ragazzi no, perché ho compreso che l’appartenenza ad un territorio e ai suoi costumi va
oltre le caratteristiche tipiche di un certo tipo di problematica. Ho poi cercato di evidenziare in questa nuova edizione come sia complesso, ma anche stimolante, confrontarsi e rapportarsi con ragazzi problematici che non ti conoscono.
In questi casi, mi sono reso conto che l’unica cosa che ti può aiutare a entrare in contatto con giocatori speciali che non ti hanno mai
visto è la fi ducia che tu poni nelle loro capacità di aprirsi e di riuscire nel tempo a giocare e divertirsi come tutti. Quello che deve passare al ragazzo problematico è riassunto benissimo nella frase che un giocatore speciale ha rivolto tanto tempo fa ad un compagno che si era bloccato all’inizio di un esercizio:” Se io ce l’ho fatta, ce la farai anche tu”. Questa frase-simbolo dei miei giocatori Over Limits dovrebbe diventare il punto di riferimento per chiunque voglia operare nel mondo della disabilità mentale. Partecipando ad alcuni Congressi internazionali, ho visto confermato in questi anni un tema: l’Italia, pur con tutti i suoi problemi, è avanti anni luce rispetto a tutti i Paesi europei, con l’eccezione forse della Spagna, sul piano della integrazione scolastica. E non solo, anche sul piano della inclusione attraverso lo sport non siamo secondi a nessuno, visto che docenti e allenatori degli Stati Uniti rimangono sorpresi e meravigliati vedendo
fi lmati che riprendono gli allenamenti e le partite delle squadre integrate Over Limits. In queste occasioni infatti atleti con disabilità
e atleti normodotati giocano, si aiutano e si sfi dano uno di fi anco all’altro. In questa nuova edizione, parlo anche dei Camp estivi che
da tanti anni facciamo insieme a numerosi Centri che in Italia seguono il mio metodo di gioco. L’Euro Camp di Cesenatico da oltre 15
anni vede in un fi ne settimana a fi ne maggio centinaia di ragazzi in diffi coltà giocare sotto il sole insieme a tanti adolescenti normodotati che ci aiutano, così come stiamo andando verso la quinta edizione del Basket Summer Camp organizzato in Sardegna prima a Cala
Gonone e ora ad Orosei dalla Onlus Speedy Sport. Momenti magici di divertimento e inclusione in uno scenario meraviglioso di luce
e acque cristalline. La bellezza aiuta a dare il meglio di sé e aiuta i ragazzi in difficoltà a tirare fuori i loro doni segreti.