Il neo coach della Virtus Bologna Sergio Scariolo ha fatto il punto della squadra prima del ritiro di Folgaria:
“Volevo fare il punto dello stato dell’arte. E’ stata un’estate intensa. Molto entusiasmo, energia e voglia di cominciare questa avventura. Parto ringraziando il dottor Zanetti, l’amministratore delegato Baraldi e il direttore generale Ronci per lo sforzo fatto. In buona percentuale siamo riusciti ad arrivare ai giocatori che volevamo. In qualche caso il lavoro era già stato fatto seguendo i giocatori nelle stagioni precedenti. La squadra si completerà domani con l’arrivo di questo ragazzo che ha suscitato tanto entusiasmo e aspettativa. Io condivido il piacere di averlo con noi, anche se con la giusta misura, in primo luogo per la sua età, poi perchè la sua esperienza professionistica si limita a una trentina di partite NBA e altrettante in G-League. Invito tutti a non esagerare con le aspettative per non creargli una inutile e sproporzionata pressione.
Ragazzo in assoluta progressione, con base di talento importante e già capacità di aver fatto cose importante. Ma in un ruolo così delicato come quello della regia ci sono molti psassi da fare. Ha giocato pochissime partite da professionista finora.
C’è soddisfazione per aver completato al squadra con una giocatore molto giovane e di talento, ma attendiamo la sua crescita con misura.
Abbiamo lavorato con la società anche sulla struttura, staff (forza personale). Per creare attorno al giocatore le condizioni giuste, preparazione fisica, mentale, prevenzione e recupero, appoggio dietologico. Volevamo fare un passo avanti nella crescita della società a 360°. Creare premesse perchè i giocatori vengano sempre più volentieri e vengano seguiti nel modo giusto, in modo che si possano allenare e giocare con la massima tranquillità e professionalità.
Partiamo per la settimana di ritiro, avrà anche lo scopo di creare chimica, condivisione, valori comuni e regole, per il rispetto reciproco. Torneremo con un pochino di chilometri fatti, per affrontare le prime partite amichevoli e poi arrivare alla Supercoppa, che onestamente non è un obiettivo che mi condiziona nella preparazione. Ma quando la affronteremo lo faremo con serietà.
Stiamo lavorando con un bel clima, bell’ambiente e serenità costruttiva. Ora facciamo altri passi, allungando di un centimetro ogni giorno.
Mannion-Pajola? Nella pallacanestro di oggi avere più giocatori in grado di trattare la palla è solo una benedizione. Abbiamo Teodosic, a cui vogliamo pian piano levare un eccesso di lavoro nel portare la palla ed essere pressato. Come tutti gli artisti va messo in condizioni di usare il livello fino e non la parte di lavoro più fisico. Gli chiederò – come a tutti – un passo avanti difensivo, ma l’idea è di avere due ball-handlers in campo più tempo possibile. Nico e Ale saranno i deputati a dividersi questo onore e onere, con Michele terza forza pronta. Forse è la coppa di playmaker professionistica più giovane del mondo, magari ci sarà difficoltà iniziale e crescita progressiva, con una velocità di adattamento che dipenderà da loro. Il lato B della medaglia è l’energia e la freschezza. Non volevamo mettere un tappo all’evoluzione di Ale mettendo un americano con alto minutaggio, così l’avremmo rallentata. Ritengo che sia una formula corretta, che richiederà uno sforzo superiore a tutti, anche ai tifosi.
Allenare per me è come andare in bici. Non lo facevo da un po’ di tempo, ma gli allenamenti sono sempre quelli. La differenza con la Nazionale è che lì è come se fossi sempre ai playoff. Con un club c’è una regular season che ti consente margini di crescita. Con la Nazionale hai la necessità di vincere dal giorno uno, anche se per me c’è una componente progressiva anche lì, arrivare al top alla fase di eliminazione diretta. In un club può fare scelte che pagano – o almeno lo speri – a medio-lungo termine.
Non ho mai visto una squadra avere successo senza fare due cose. Solidità difensiva importante, e partecipazione allo sforzo per difendere da parte di tutti. E condividere la palla, passarsela. Queste due cose sono non negoziabili, e non solo per me. L’equilibrio delle due fasi del gioco è fondamentale.
Sul discorso di crescita societaria i lavori sono in corso. C’è stata la sfortunata caduta di Luca, e in estate alcune aziende lavorano meno. I tempi sono quelli che sono, ma a livello di volontà e sforzo si è fatto il possibile. Ma puntiamo all’eccellenza, e pensiamo sempre a qualcosa in più. Siamo sulla strada giusta.
Abass da “due”? E’ un po’ presto per avere una risposta. E poi in attacco o in difesa? I ruoli sono diversi nelle due fasi, la chiave è contro chi difendi e le azioni che ti diamo in attacco. Per me Abi può difendere quasi su cinque giocatori, è molto duttile, e in attacco può fare tante cose, e più che 2 o 3 mi interessa il tipo di azioni.
Cosa chiedo in questo primo mese? Bisogna mettere i pilastri perchè la squadra sappia come giocare quando non c’è una situazione organizzata, contropiede, transizione, quando gli schemi non funzionano, questo in attacco. La specializzazione tattica arriverà più avanti. Difensivamente vogliamo avere la coscienza di essere una squadra che crea l’opportunità dell’errore avversario, non che lo aspetta. Bisogna mettere l’avversario nella situazione di fare il peggior tiro possibile e perdere più palloni possibile. E poi i rimbalzi, fondamentali perchè chi li controlla controlla il ritmo partita. Una volta forzato l’errore bisogna saperne approfittare.
La nuova formula dell’Eurocup? Intanto quale sarà l’impatto del fattore campo è tutto da valutare, in fase Covid è stato ridimensionato. Il nostro è un progetto nuovo, e non ha il termine di un anno. Bisogna rendere la squadra in grado di competere da subito in maniera seria ed efficace, ma non al massimo delle possibilità. Servono basi solide, e poi crescere. La formula non mi piace particolarmente, e credo non piaccia a nessuno. Capiamo la necessità di regular season più lunga, ma giocarsi i playoff in partita secca può far capitare qualsiasi cosa, da una distorsione a un’influenza. Non è detto che la squadra più forte vada avanti. Tocchiamo anche ferro per cercare di essere lì nelle migliori condizioni fisiche. Parlo di infortuni, il resto dipende da noi.
La serie A? Credo a quel che vedo più che a quel che leggo. Vorrei farmi un’idea dopo aver visto le squadre giocare, almeno in precampionato. E’ chiaro che sono arrivati nomi importantissimi e ci sono diverse squadre rinforzate, ma appunto, prima vorrei vederle.
La questione capienze? Credo che ci sia unanimità di consensi sul fatto che il 35% sia stretto. Spero che l’andamento dei contagi rinforzi l’opinione che tutti abbiamo. Bisogna avere la sicurezza senza penalizzare le società sportive che hanno anche una funzione sociale, non sono di business. In questo periodo le persone vogliono tornare a fare cose insieme e tornare a gioire. La politica deve rendersi conto che c’è bisogno di questo, spero che riesca a trovare un giusto equilibrio.
La caratteristica fondamentale della squadra? In maniera diversa, fisica e versatile, la chiave sarà mantenere un rendimento difensivo alto indipendentemente dai quintetti. E a livello offensivo essere meno prevedibili possibile, ed essere intelligenti, giocare con logica.
Quando abbiamo iniziato a pensare alla squadra Nico è stata una primissima opzione fin dall’inizio. C’è il regolamento sugli italiani, e abbiamo ragionato sull’anima dei giocatori nazionali, cercavamo giocatori italiani e di alto livello. E non ce ne sono tantissimi. Nel ruolo di playmaker le scelte erano limitatissime. Sapete che abbiamo considerato Chris Chiozza che potrà acquisire il passaporto italiano nel futuro. Nico all’inizio non era disponibile, e non c’è da scandalizzarsi perchè voleva provare a rimanere in NBA. Abbiamo sempre mantenuto un contatto, è stata brava la società. Nel momento in cui Nico rinuncia all’offerta two-way e si rende disponibile alla Virtus, noi l’abbiamo riattivata da subito. E il posto lasciato a Golden State libero è stato offerto a Chiozza, i tempi sono stati questi”