Treviso, Pesaro, Siena, Milano, Olympiacos, Bamberg, CSKA Mosca e infine Virtus Bologna. Queste sono state le tappe di una carriera straordinaria di uno dei giocatori italiani più forti della sua generazione, Daniel Hackett. Carriera che, nonostante i 38 anni che verranno compiuti a dicembre, sembra continuare ad alto livello. Un playmaker a tutto tondo: difesa asfissiante, grinta, cuore e punti nei momenti che contano di più. Questo è Hackett e la Virtus ne ha giovato tantissimo nel corso di questi playoff, dei quali il pesarese è stato nominati dalla LBA come il miglior italiano.
Ma facciamo un passo indietro. Il 24 febbraio 2022 la Russia invade l’Ucraina e il mondo cambia. Le squadre russe vengono escluse dall’Eurolega e comincia l’esodo dei giocatori stranieri verso altri lidi. La Virtus coglie l’attimo: dal CSKA arrivano Tornike Shengelia e Daniel Hackett, e con loro la squadra di Scariolo conquista l’Eurocup, tornando nella massima competizione continentale dopo oltre un decennio. È una mossa che paga subito: il georgiano e il pesarese diventano i leader tecnici e carismatici della Virtus anche nelle stagioni successive.
Tuttavia, i risultati faticano ad arrivare. Hackett continua comunque a essere un riferimento, sia in Italia che in Eurolega, grazie all’esperienza e alla leadership maturate in una carriera lunga e vincente.
Gli scudetti, però, sembrano un miraggio. E dire che lui ne ha già vinti due, consecutivamente, con le altre due superpotenze italiane: Siena (titolo poi revocato) e Milano. L’anno scorso è tra i protagonisti della sorprendente corsa della Virtus in Eurolega. Il suo allenatore, Luca Banchi, lo definisce:
“Un gamer. Uno che cura alla perfezione il suo corpo per continuare a giocare ad alto livello.”
Ma arriva anche la terza sconfitta consecutiva alle finali scudetto contro i rivali dell’Olimpia Milano e dopo la vittoria dell’Eurocup, Hackett può solo contare le Supercoppe vinte a Bologna. Per uno come lui non basta. Uno che ha vinto tutto nella sua carriera (anche l’Eurolega con il CSKA nel 2018-19) non c’è cosa peggiore che vedere gli avversari alzare la coppa.
La stagione 2024-25 non inizia nel migliore dei modi, né per Hackett né per la squadra. La Virtus fatica a trovare continuità e naviga tra il penultimo e l’ultimo posto in Eurolega. A dicembre, Banchi – che già lo aveva allenato a Siena e Milano – si dimette, e la panchina viene affidata a Dusko Ivanovic. Dopo alcune difficoltà iniziali e la rinuncia, di fatto, a competere in Eurolega, la Virtus si ricompatta per raggiungere lo scudetto, l’obiettivo primario del coach montenegrino e soprattutto di Hackett.
L’ex CSKA inizia ad alzare terribilmente il suo livello di gioco, ora che può anche rifiatare con l’arrivo di Brandon Taylor nel reparto degli esterni. Ai quarti di finale, nella difficile serie contro l’Umana Reyer Venezia, è il migliore in campo dei suoi nella “Win or Go Home” gara 5 decisiva: 21 punti con 4 su 5 da due e 3 su 4 da tre, insieme all’eroico Shengelia entrato a sorpresa nei minuti finali.
In semifinale la Virtus affronta i rivali storici dell’Olimpia Milano, ex squadra di Daniel Hackett, che non gode di particolare simpatia da parte del pubblico milanese. Nelle due gare disputate al Forum, il pesarese offre una prestazione difensiva straordinaria su Shavon Shields, limitandolo severamente e costringendolo a tiri a bassa percentuale.
Ma non si ferma lì: in gara 4 segna sei punti, esattamente il margine di vittoria della Virtus (78-84), compreso un canestro decisivo nei minuti finali. Dopo tre anni di eliminazioni subite al Forum, la Virtus – trascinata anche dalla leadership e dall’energia di Hackett – riesce finalmente a superare Milano e accede alla finale scudetto.
L’ultimo ostacolo è Brescia, e questa volta la “vittima” designata di Hackett diventa Amedeo Della Valle, protagonista di una stagione – e di playoff – fin lì brillanti. Il playmaker bianconero lo marca con tale intensità da trasformarlo in un non fattore: Della Valle, di fatto, viene neutralizzato e tolto dalla serie. Senza parlare della gestione col metronomo dei possessi offensivi, con 3.7 assist di media, quattro palle rubate e zero perse nelle tre partite della serie finale.
Molti parleranno – e giustamente – dell’onnipotente Shengelia, di Air Cordinier e del piccolo grande uomo Taylor, ma un pezzo importante di questo scudetto porta la firma di Daniel Lorenzo Hackett, nato a Forlimpopoli il 19 dicembre 1987.
E non è finita, perché l’anno prossimo la fame gli sarà tornata.
Matteo Orsolan
Foto di Ciamillo – Castoria
 
						 
							 
			 
			 
			