La settima giornata di A2 è alle porte, tante sfide interessanti ci aspettano in un weekend che non vedrà però la luce della partita tra Fortitudo Bologna e Avellino Basket per via delle alluvioni che stanno colpendo il capoluogo dell’Emilia Romagna. Per questa settimana abbiamo deciso di intervistare Luca Dalmonte, coach di Nardò arrivato a metà della scorsa stagione e che ha portato alla salvezza il club pugliese, quest’anno è stato riconfermato e ne abbiamo approfittato per sentire il pensiero di un addetto ai lavori del campionato. Nell’intervista abbiamo parlato di Nardò, obiettivi e pensiero sull’impresa della settimana scorsa contro la Fortitudo, ma ci siamo soffermati anche sul nuovo campionato di Serie A2 con una formula completamente nuova e su una categoria che ha riconquistato il suo fascino anche grazie ad un livello molto alto.

Settimana scorsa Nardò ha fatto una grande impresa battendo la Fortitudo Bologna 82-77 e conquistando la seconda vittoria in questo inizio di stagione, un commento sulla gara vinta dai suoi giocatori?
“Abbiamo giocato sicuramente contro una squadra di fascia alta e quello che ci deve rimanere della partita è che a certe condizioni siamo competitivi, questo è il tesoro dell’esperienza che abbiamo vissuto nei 40 minuti con la Fortitudo.

Qual è l’obiettivo di Nardò per questa stagione?
“Assolutamente, senza se e senza ma, mantenere il titolo di categoria e poterci ripresentare il prossimo anno in questo campionato. Una lega che rispetto agli scorsi anni, è assolutamente un élite perchè si sono ristrette in modo drastico il numero delle squadre facendo sì che il livello si alzasse in modo esponenziale.

La Serie A2 quest’anno è di un livello molto alto, la formula anche ha aiutato in questo?
“Il numero delle squadre e di conseguenza la formula ha forzato a fare delle riflessioni sulla composizione del roster, oggi con tanti turni infrasettimanali è necessario avere un roster profondo perchè tanti giocatori e società non hanno abitudine a giocare così frequentemente e quindi avere un roster profondo permette di avere delle gestioni migliori, a maggior ragione per quanto ci riguarda noi per ogni trasferta sono di fatto 3 giorni tra il viaggio di andata, partita e ritorno. Quando ci sono i turni infrasettimanali per noi diventa una corsa contro il tempo, ma vale per tutti, anche perchè la spesa di energie è molto alta.

Quali squadre o giocatori hanno impressionato in queste prime partite?
“Premesso che non ho avuto ancora la possibilità di guardare tutte le squadre perchè noi il focus lo facciamo sulle nostre avversarie dirette, motivo per il quale mi devo avvalere dei risultati e sicuramente oggi aldilà delle canoniche squadre che si sono autoproclamate come possibili candidate alla promozione, Orzinuovi e Verona secondo me sono due squadre ben allenate, costruite con criterio e, risultati alla mano, stanno facendo molto bene.

Qual è il motivo per cui tanti giocatori importanti di Serie A quest’estate hanno deciso di scendere in A2?
“La risposta più intelligente possono dartela loro, io penso che, allacciandomi a ciò che dicevo prima, il livello si sia alzato e probabilmente giocatori hanno accettato questo tipo di sfide perchè essendosi alzato il livello anche giocare in una squadra di A2
ambiziosa è sicuramente motivante, per cui è chiaro che alcuni giocatori hanno deciso di mettersi in gioco e venire in Serie A2.

In A1 ben 9 allenatori su 16 sono stranieri, completamente diverso è il discorso in A2 che ha in maggioranza coach italiani, perchè queste scelte da parte delle società?
“Le scelte della società sono autonome e indipendenti, ho il sospetto che nella nostra cultura mediocre abbiamo demonizzato anche strategicamente ad arte la figura dell’allenatore italiano, troppe persone all’interno del movimento mercato hanno sminuito i valori morali, personali e tecnici di allenatori italiani e quindi da parte dei manager e presidenti c’è stato una saturazione di queste opinioni negative per cui piuttosto si firmano allenatori stranieri. Mi sembra un pò che ci sia stata la tendenza a vedere molti aspetti negativi di quello che può essere l’identikit di un allenatore italiano a scapito invece delle qualità, in più c’è questo movimento di narrazione che, creato in parte ad arte, ha fatto sì che la figura del coach italiano fosse sminuita e di conseguenza manager e presidenti decidono, legittimamente, di andare su altre direzioni. Noi dobbiamo prendere atto che comunque questo è un aspetto del mercato e bisogna accettarlo.

La visibilità in TV sulla Rai è importantissima, e a dicembre arriverà anche il primo incontro trasmesso su Rai2.
“E’ chiaro che la partita su Rai2 è un po’ la fotografia della qualità dei molti club che oggi giocano l’A2 perchè se due società storiche, come Fortitudo Bologna e Pesaro, oggi sono in A2 insieme ad altre piazze straordinariamente storiche significa che c’è un livello molto alto sia tecnico che storico. Il fatto che la Rai desideri trasmettere questa partita è la fotografia dello spessore di questo campionato, sarebbe necessario però che ci fosse una visibilità maggiore per la pallacanestro, in modo poi da poter essere più pubblicizzata e seguita, quindi produrre più interesse e movimento. La scarsa visibilità penalizza fortemente il prodotto che è trainato dallo sport più bello del mondo.

Domenica c’è il derby tra Brindisi e Nardò e al PalaPentassuglia andrà in scena una sfida molto interessante tra due squadre che vogliono qualche vittoria in più.
“Innanzitutto mi auguro che sia un evento e uno spot per la pallacanestro nel Salento, noi ci approcciamo a questa partita consapevoli che andiamo nel palcoscenico storico della pallacanestro pugliese, è il primo derby del Salento e quindi come tutte le prime volte sarà motivante, intrigante e mi auguro che sia il miglior manifesto possibile per il movimento di pallacanestro del Salento.

Nardò per ora non gioca però al Pala Andrea Pasca bensì a Lecce, quanto cambia giocare a 30 km di distanza dalla propria città?
“Il cuore pulsante è comunque Nardò, noi dobbiamo essere consapevoli non solo che siamo la squadra più a Sud d’Italia in A2 ma anche che siamo l’unica squadra che porta il nome di un ragazzo che è un pò l’emblema emotivo della pallacanestro a Nardò. Andare a Lecce è un trasferimento necessario per cause di forza maggiore e noi dobbiamo assorbirlo da un punto di vista logistico ma essere consapevoli che per i neretini è un sacrificio, e contestualmente cercando di ampliare il seguito della pallacanestro anche alla città di Lecce.

Un pensiero sulla coppia di stranieri di Nardò: Stewart, alla sua seconda stagione con la stessa canotta, e Woodson, arrivato dalla Polonia e integrato subito molto bene nel nuovo campionato. Interessante anche Mouaha che l’anno scorso ha giocato Scafati in Serie A trovando spazio nel finale di stagione.
“Stewart l’anno scorso ha giocato un campionato offensivamente molto produttivo, inizialmente questa stagione abbiamo cercato di dargli uno spazio differente dentro al campo, poi però per una serie di motivi è tornato nel suo ruolo di ala forte, chiaramente questo tentativo rientrato non gli ha dato probabilmente la giusta spinta nel fare un inizio di stagione come eravamo abituati, ma ho assoluta e totale fiducia che ritorni ai suoi livelli consueti al più presto. Woodson è un giocatore arrivato alla fine di agosto che avevamo seguito durante l’estate, abbiamo constatato dopo le prime giornate di campionato che la sua produttività è più certa nel ruolo di guardia e quindi abbiamo girato la squadra dopo le prime partite, è un’ottima persona che sa giocare bene a basket. Mouaha sono strafelice di avere la possibilità di allenarlo, è un giocatore motivante nel farlo crescere, ha dei margini pazzeschi, abbiamo bisogno, lui ed io, di avere una collaborazione corretta per farli colmare al più presto.

Un pensiero su un big match della giornata: Urania Milano – Pesaro, una sfida molto intrigante.
“Ho visto Pesaro solo alla prima giornata e oggi non ho tante notizie per quanto riguarda l’evoluzione, ahimè, delle dimissioni di Sacripanti, Milano è una squadra secondo me sottostimata con grande talento offensivo. E’ una partita intrigante anche nella lettura ed eventualmente nel pronostico perchè giocano due squadre di cui una è stata costruita per cercare di tentare una risalita più veloce possibile, l’altra invece è riuscita a costruire una squadra di valore che sta veleggiando sottotraccia ma nella partita singola può fare risultato contro chiunque.

Rimini-Forlì è un altro big match, oltre ad essere un derby tra due piazze importanti del basket italiano.
“Il grande fascino del derby e la grande rivalità tra due piazze che vivono in modo passionale la pallacanestro, Forlì ha un americano con problemi d’infortunio e il fatto di non averlo potuto schierare con continuità sicuramente ha condizionato l’inizio del campionato, sono due squadre che sono attrezzate per viaggiare nella fascia alta, un ottimo manifesto per il movimento cestistico romagnolo. Tutti i derby, aldilà di un aspetto tecnico, si vivono o su episodi che possono emotivamente girare la partita o sulla solidità mentale sulla quale tu costruisci la gara, quindi diciamo che gli aspetti tecnici sono molto dipendenti da presenza emotiva e solidità mentale perchè sono derby, malgrado qualcuno cerchi sempre di sviare l’attenzione non sono partite che hanno lo stesso valore sia nel pre e nel post, c’è sempre una gioia e una delusione in più a seconda del risultato, motivo per il quale l’atteggiamento mentale è determinante.

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Foto di Ciamillo Castoria