di Mario Arceri
La vittoria sulla Croazia ci restituisce la bella Italia vista nell’ultimo quarto della partita con la Grecia, ma anche quella che, qualche giorno più indietro, a fine agosto, aveva infiammato i finali delle gare con Ucraina e Georgia. Ha poi un sapore particolare, per chi ha vissuto almeno gli ultimi vent’anni di storia della Nazionale, perché in qualche modo riscatta, se non vendica, le tante delusioni patite contro la selezione di Spalato: dal 2001 ad Antalya nel barrage che escluse l’Italia, campione d’Europa uscente, dalla fase finale dell’Eurobasket di Istanbul e segnò l’epilogo dell’esperienza azzurra di Tanjevic, al 2005 con il barrage di Podgorica in cui la Croazia fece fuori l’Italia di Recalcati vicecampione olimpica dall’Europeo di Belgrado, al 2016 quando i croati di Aza Petrovic con Bogdanovic e Simon beffarono al preolimpico di Torino la selezione di Ettore Messina, forte di tutti i migliori, da Bargnani (ieri in tribuna ad Assago) a Gallinari, Belinelli, Melli, Datome, Hackett e Gentile. Fu anche l’ultima partita di Messina sulla panchina azzurra prima di passare il testimone a Meo Sacchetti.
È una vittoria importante perché porta l’Italia a Berlino, comunque vada la gara con la modesta Gran Bretagna domani sera. In che posizione dipenderà dal risultato di Croazia-Ucraina, match d’apertura dell’ultima giornata di Milano.
Ma è importante soprattutto perché è stata una vittoria voluta in campo e ben pilotata dalla panchina. Pozzecco si è reso conto di dover allargare le rotazioni, ha accelerato i cambi (nel secondo quarto) quando ha voluto mettere in difficoltà Mulaomerovic, fruttandogli il 12-0 (da 28-31 a 40-31) con cui ha nuovamente allungato. In difficoltà, come già con la Grecia, nella terza frazione (13-25 il parziale) ha scatenato Fontecchio nel quarto conclusivo dopo aver potuto contare per l’intera partita su un Melli gigantesco ed aver estratto il jolly pescando Pajola che ha scacciato tutte le ombre di una stagione condotta al di sotto delle sue possibilità per tornare ai livelli di Tokyo: grande difensore (finendo col mandare in confusione Bogdanovic, che ha comunque segnato 27 punti), grande cacciatore di palloni, buon finalizzatore. In 22’, otto punti, due rimbalzi offensivi, cinque assist, due palle recuperate, ma più di tutto il contributo di energia che ha saputo dare alla squadra intera, stimolandone la reazione, svegliando compagni intorpiditi dalle triple di Bogdanovic e dalle gomitate di Zubac.
È difficile che un allenatore ammetta i propri errori. Non è il caso di Pozzecco che ieri ha riconosciuto di avere sbagliato nel trascurare finora Pajola (che sarebbe sicuramente servito contro l’Ucraina). L’aspetto più significativo e in qualche modo promettente per il futuro prossimo della Nazionale è che il ct ora sa di avere a disposizione una gamma di soluzioni più ampia. L’infortunio di Gallinari aveva ridotto a soli otto gli uomini su cui il Poz riteneva di poter contare. Quel numero è salito a dieci perché anche Biligha ha saputo mettersi a disposizione con grande umiltà nei pochi ritagli di partita in cui è stato impiegato, ed è probabile che domani sera contro la Gran Bretagna anche Baldasso e Tessitori possano venire testati con la possibilità di conquistare la fiducia del ct.
In un campionato così lungo e stressante, è necessario conservare energie fisiche e mentali: freschezza e lucidità sono interdipendenti e si possono garantire gestendo al meglio il minutaggio.
Dopo il facile esordio con l’Estonia, dopo la delusione della vittoria sfumata di un soffio con la Grecia non finalizzando il travolgente recupero della quarta frazione, dopo il crollo emotivo con l’Ucraina, ridimensionata ieri dalla Grecia, o meglio da Antetokounmpo che Itoudis ha rimesso in campo nei minuti conclusivi solo per fargli superare quota 40, è arrivata con la Croazia la reazione di gruppo e un successo conquistato con il cuore e con feroce determinazione. Condotta da Melli, finalizzata da Fontecchio, decisa da Datome, confezionata da Pajola con felici intuizioni di Spissu e con Mannion incaricato delle missioni speciali: i canestri sul filo della sirena sorprendendo in velocità la difesa croata.
Domani, pur non sottovalutando la Gran Bretagna, l’impegno si presenta agevole, utile per migliorare l’autostima e guardare a Berlino dove Pozzecco dovrà raggiungere l’obiettivo minimo dei quarti di finale e quindi di un posto tra le prime otto che l’Italia occupa ormai dal 2013, quando ha cominciato a risalire faticosamente la scala dei valori europei dopo aver mancato per la prima volta nella sua storia nel 2009 la qualificazione all’Eurobasket di Katowice e aver chiuso l’edizione successiva, a Vilnius, in una umiliante 17ª posizione. Senza dimenticare che l’Italia viene dal quinto posto olimpico, terza forza europea dietro Francia e Slovenia: troppo ambizioso pensare al podio, tenendo anche conto dei nostri limiti obiettivi in regìa e ai rimbalzi, ma nell’eliminazione diretta tutto può accadere ad una squadra che intanto ha vinto la sua prima medaglia: quella dell’amore della gente.