di Maurizio Roveri

Applauditela. Questa Virtus merita rispetto. Questa Virtus ha un’anima. Questa Virtus sa combattere. Vince e perde. Si porta dietro cicatrici, ma anche il coraggio di resistere. Può sbagliare partite, può mancare un obiettivo come è accaduto nella recentissima Coppa Italia (definirlo un fallimento sarebbe ingeneroso e ingiusto), può conoscere momenti di difficoltà dove tutto va storto. Però lotta. Cerca di lanciare il cuore
oltre i propri limiti. A volte ci riesce, altre volte no. Comunque, non molla. Non molla sulle strade tortuose e complesse dell’Euroleague più
competitiva di sempre. Ed eccola lì, la squadra bianconera, ad un passo dalla zona-playoff. Una vittoria, una sola vittoria meno del Baskonia
settimo in classifica, sorpreso e sconfitto ieri sera sui legni della “Segafredo Arena”, e del Maccabi che attualmente è collocato proprio
sull’ultimo vagone del treno che porta ai playoff. Forse la Virtus non ce la farà a salire sul treno dei desideri (l’attende un calendario molto
duro) tuttavia sa ancora tener viva la speranza. Ed è già un bellissimo esempio di professionalità. La concorrenza è spietata. Con lo stesso 13+
12- di Baskonia e Maccabi ci sono anche Partizan, Valencia e Zalgiris. Inoltre l’Efes bicampione in carica (12 e 12) ha una partita da recuperare, a Istanbul, ma… contro il Real Madrid. La Virtus Bologna, rookie dell’Eurolega moderna, viaggia con 12 partite vinte e 13 perse. Dopo cinque mesi di aspre battaglie. Un rendimento più che dignitoso. Penso che “Basket City” possa esserne orgogliosa.
E’ un gruppo che cerca di dare tutto ciò che ha in corpo. A parte la maledetta notte di quel -46 del 9 dicembre al Pireo, quando troppi fattori
impedirono alla V nera di vedere la luce, la Segafredo di coach Scariolo non ha mai dato la sensazione d’essere come il “manzoniano” vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro. E’ un gruppo che possiede dignità, quello bianconero. Poteva essere potenziato, e forse il Club avrebbe dovuto farlo. Non è stata, questa, la scelta della Proprietà. Lo staff tecnico e la squadra vanno avanti così. Lavorando duro in palestra. Combattendo intensamente in ogni partita. Inseguendo il sogno di un posticino nei playoff della più prestigiosa competizione europea, la Virtus Segafredo incrociava ieri sera una sfida delicatissima. Contro quel Baskonia Vitoria che è stata a lungo una bella interprete, con la sua pallacanestro estremamente dinamica, e che solo ultimamente ha avuto una lieve flessione venendole a mancare i 9.9 punti e 6.2 assist a partita di Pierria Henry. Squadra solida e di qualità, quella basca. Con un sistema di gioco ampiamente collaudato, un Flex Offense efficace che normalmente esalta tiratori come Marcus Howard, Darius Thompson, Vanja Marinkovic, Rokas Giedraitis, Daulton Hommes e un centro concreto come Matt Costello. Difficile riuscire a contrastare quel grande lavoro di blocchi ciechi e doppi blocchi, tagli, ribaltamenti rapidi da un lato all’altro del campo, che caratterizza il tipo di basket molto dinamico del gruppo allenato da Joan Penarroya. La Virtus Segafredo ieri sera ci è riuscita.

Il valore di questo successo è davvero notevole. Mantiene la V nera bolognese a stretto contatto con la zona-playoff dopo 25 Round di
Euroleague. E soprattutto è stata battuta, con coraggio e fortissima determinazione, la squadra che possiede il secondo attacco di tutta
l’Euroleague (soltanto l’Olympiakos segna di più). Media-partita 84,125 prima di questa sfida di Bologna. Comun que, a 83 punti Giedraitis e i suoi compagni ci sono arrivati. Però… costretti da una intensa e bene organizzata difesa virtussina ad una percentuale di tiro non buona: 40.5%.

Le chiavi di questo importante 88-83 confezionato dal gruppo di Sergio Scariolo:

1) L’aver messo in fuorigioco Marcus Howard, l’anima della formazione basca, tiratore micidiale se entra in ritmo. Il piano-partita di coach
Scariolo prevedeva di attaccare forte, fin dall’avvio, Howard. Che non è buon difensore. Strategia eseguita magistralmente dalla Virtus, e Howard si trova con due falli sul groppone dopo appena un minuto e mezzo. Un guaio per Penarroya, chiamato a gestire il problema del suo miglior tiratore. Howard non rivede il campo per lungo tempo. Fa quasi sedici minuti di panchina nel primo tempo. Rientra nel terzo quarto, dopo che la Virtuss’era portata sul +8. E adesso Howard si accende, ha momenti di armoniosa fluidità, aggancia la V nera sul 58-58, permettendo al Baskonia di non fare scappare la Segafredo. Un’azione da 4 punti di Howard (tripla, più tiro libero) per il 63-62. Però, un attimo prima di questa prodezza, Howard era inciampato sul quarto fallo. Quasi sul finire del terzo periodo di gioco. Inevitabile il ritorno in panca. Rientrerà a 6’54” dal termine, senza più accendersi: sia per l’eccellente marcatura di Daniel Hackett (e di Abass) sia perché il Baskonia preferisce cavalcare un Rokas Giedraitis ruggente, decisamente in grande serata, 25 punti per lui alla fine (suo massimo
stagionale). Mentre la serata che Howard vive è malinconica e grigia, gli tocca di subire la fisicità, la determinazione di Abass, e rimane incantato dalla classe e dalle malizie di Teodosic al punto di commettere su Milos il suo quinto fallo. Prestazione anonima per Howard: 10 punti in 11’21 minuti in tutto, 3 su 8 nel tiro (3 su 6 nelle triple, ma niente nelle conclusioni da due punti: 0 su 2), 1 solo tiro libero, 1 rimbalzo, 2 palle perse, 2 di PIR e -4 di plus/minus.

2) La Virtus Segafredo ha concesso ad una banda di tiratori come quelli del Baskonia un mediocre 30.3% nel tiro dalla lunga distanza (10 su 33). Ed ecco un’altra situazione che ha fatto la differenza.

3) In una sfida dai grandi equilibri (dal 9-0 iniziale della V nera ad un parziale di 18-5 per Baskonia, 27-31 per gli ospiti a metà secondo quarto, 44-41 Virtus all’intervallo; +6 e +8 Segafredo verso metà terzo periodo, parità a 58; Virtus avanti 68-62 a dieci minuti dalla fine e poi 71-62, e soltanto due lunghezze di vantaggio per Bologna quando mancavano ancora 3’55”) la Virtus Segafredo ha avuto il merito di interpretare una prestazione solida, di ammirevole pazienza e costanza. Anche con logica e lucidità, pur con 16 palle perse in questa partita (in buona parte nel primo tempo). Sicuramente, da parte dei virtussini, più lucidità e personalità nell’ultimo quarto. In particolare sulle ultime curve quando la Segafredo ha preso anche 8 lunghezze di vantaggio.

4) Il controllo della Virtus Segafredo. Controllo del tempo e del ritmo. Il team bianconero ha rallentato la pallacanestro del Baskonia, limitandone molto la transizione e il contropiede. Virtus con buone difese e intelligenti “letture” offensive. E soprattutto solidità mentale.

5) Apprezzabile compattezza, anche. Una Virtus equilibrata, dove tutti si sono aiutati e hanno mosso con efficacia la palla. All’interno d’una
prestazione ottima per gioco di squadra, ogni giocatore ha avuto il suo momento di luce. Milos Teodosic all’inizio, favorendo quel 9-0, e
soprattutto alla fine quando ha orchestrato magistralmente la manovra e con abilità e furbizia ha lasciato il segno della sua esperienza sulla pelle del Baskonia: 1 tripla, e 6 tiri liberi andando a guadagnarsi 3 falli sulla pressione degli avversari. 9 punti di Teodosic in 1’58”. Intelligenza e personalità. E ci sono stati i momenti ispiratissimi di Marco Belinelli, che continua ad essere “on fire” con il suo “tiro pesante”. Ci sono stati i momenti importanti di Lundberg, di Hackett, dello stakanovista Shengelia in giro per l’Europa tra aeroporti, voli e partite (ha giocato trenta minuti giovedì sera in Olanda trascinando la sua Georgia, poi in volo nella notte per essere a Bologna per il match di Euroleague, questa mattina ripartenza per la seconda partita della Georgia nelle Qualificazioni ai Mondiali).

5) L’immagine più bella, più emozionante, più coinvolgente, salutata dal popolo virtussino con una grande ovazione: la faccia sicura, l’entusiasmo, la voglia di giocare, la forza fisica, la maturità di Awudu, “Abi” Abass. Alla sua primissima partita di Euroleague in maglia Virtus Segafredo. Il grande ritorno del “figlio più sfortunato” della Virtus di questi anni. Due dolorosi incidenti di gioco, il primo – il più grave – nel settembre 2021 gli fece perdere l’intera stagione; il secondo nel settembre scorso lo ha tenuto fuori quasi cinque mesi. Due lunghissimi stop. Ha lavorato duro, durissimo, Abass. Per recuperare. Per tornare quello di prima. Anzi, meglio. Nessuno si aspettava, dopo due interventi chirurgici al ginocchio destro e un anno e mezzo senza scendere in campo, una prestazione così sicura, così tonica, così reattiva come quella di ieri sera. In una partita di Eurolega.

Motivatissimo, Awudu. E coach Scariolo lo ha coinvolto totalmente. Gli ha dato lo starting five, mandando in missione speciale su Marcus Howard. Felicissima intuizione di Scariolo. Abass ha reso immediatamente complicata la partita di Howard. Non soltanto grande difesa: Abass, tenendo il campo per 21 minuti, è stato perfetto nel tiro: 2 su 2 nelle conclusioni ravvicinate e 2 su 2 nel tiro da tre punti. Impressionante la sicurezza dimostrata. Intensità fisica e solidità mentale. Alla fine, una prestazione da 13 di Performance Index Rating e un +12 di plus/minus. Un Campione recuperato. E questa è la notizia più bella del giorno. Per lui principalmente, dopo tutti i tormenti con i quali ha dovuto a lungo convivere, per la Virtus Segafredo, per la pallacanestro italiana, per la Nazionale azzurra.