Un altro weekend di basket italiano si avvicina e dopo oltre un mese dall’ultima intervista dell’anteprima di A2 ecco il ritorno. Iniziamo l’anno nuovo intervistando Gianluca Basile, protagonista e icona del basket italiano negli anni 2000, ben 11 anni con la maglia azzurra e 4 medaglie conquistate: argento ai Giochi del Mediterraneo 1997, bronzo e oro agli Europei (2003 e 1999), ma soprattutto la medaglia d’argento del 2004 alle Olimpiadi di Atene. Oltre che con la Nazionale Italiana Gianluca Basile ha anche giocato e vinto con tanti altri club, non solo del nostro Paese, da Reggiana passa alla Fortitudo Bologna dove vincerà due scudetti, gli unici finora della società, oltre a un MVP Serie A e un MVP delle Finali 2005.
Si trasferisce poi a Barcellona vincendo un Eurolega, due scudetti, due supercoppe e tre Copa del Rey, infine passa tra Cantù, Olimpia Milano e Orlandina gli ultimi anni della sua straordinaria carriera.
In questa conversazione abbiamo parlato di Fortitudo, di Serie A2, della Puglia e della Nazionale.

LA NUOVA FORTITUDO
-Che effetto fa vedere di nuovo la Fortitudo in testa a un campionato, resisterà fino a fine stagione?
“Questo è da vedere. Conosciamo tutti Caja e le sue squadre giocano bene quindi non sono sorpreso dalla loro posizione in classifica, lui dà un’impronta di gioco sia offensivamente che difensivamente, bisogna sperare che nessun giocatore chiave si faccia male. Se si allenano bene e tutti sanno cosa devono fare credo che non ci siano problemi a rimanere primi, ovviamente poi ci sono i playoff che sono un momento a parte dove altri fattori possono determinare una partita e lì bisogna vedere cosa può succedere.”

-Il dilemma principale di questa Fortitudo è provare a salire subito in Serie A, anche se questo dovrebbe essere un anno di ricostruzione, oppure aspettare la prossima stagione per la promozione.
“Credo che non si possano fare questi calcoli, se non vuoi salire non prendi Caja, bisognerà vedere come andrà avanti questa stagione, è ovvio che la voglia di un ritorno in A c’è ed è tanta, la Fortitudo è una società storica e molto seguita in una città che vive di basket, Bologna merita che l’Aquila torni ai livelli di 20 anni fa e se si presenta l’occasione non vedo perché non coglierla.”

-Che idea si è fatto da lontano sulla vecchia società della Fortitudo, si notava che negli anni scorsi c’era una brutta aria?
“Non seguivo molto ma parlando con i tifosi si percepiva questo malcontento, non so bene quali fossero i problemi interni ma fortunatamente tutto ciò è passato e ci sono stati dei cambiamenti, come ho già detto l’acquisto di Caja è una presa di posizione molto forte, che significa voler tornare in Serie A, è un allenatore che ha tanta esperienza e che fa giocare bene le sue squadre.

-Conosce Tedeschi e i soci della nuova società Fortitudo e gli piacerebbe avere un ruolo in questo progetto di rilancio oppure ha scelto il ritiro?
“Non conosco Tedeschi o i nuovi soci, e poi ormai ho deciso di stare in disparte, ho fatto il giocatore e per coprire altri ruoli devi essere preparato, non solo perché hai un grande nome dopo puoi essere allenatore o dirigente, non ho la pazienza o la voglia di chiudermi in una palestra o in un ufficio, ho altri progetti nella mia testa quindi non prenderei in considerazione l’ipotesi di andare in qualsiasi squadra a ricoprire certi ruoli.

-Dopo l’addio per andare al Barcellona il legame con i tifosi è rimasto comunque fortissimo, come lo vive?
“Sono legami che si sono creati negli anni, sicuramente la maggior parte ci sarà rimasta male del mio passaggio ma io, che ho iniziato da un paesino della Puglia dove il basket serio non esisteva e poi sono partito lasciando la mia famiglia per andare all’età di 18 anni a Reggio Emilia, ho sempre avuto un obiettivo, ovvero crescere ogni giorno e mi sono impegnato al 100% per poter farlo ogni anno. C’è un tempo per tutto, come sono cresciuto a Reggio Emilia, sono cresciuto alla Fortitudo, poi però bisogna fare anche delle scelte, se crescere ancora oppure no, il mio obiettivo era di alzare l’asticella e quindi ho deciso di andarmene. Chiunque, in qualsiasi settore, non vuole accontentarsi ma sempre avere un bisogno di migliorarsi, se si ha voglia di emergere a volte devi cambiare aria. Ho fatto quella scelta ma ciò non toglie quello che abbiamo fatto negli anni dal 99’ al 2005 con la Fortitudo, rimarranno tra le pagine di storia della società e del basket italiano, e il legame rimarrà sempre.

SERIE A2, PUGLIA E NAZIONALE
-Un pensiero sulla funzione del campionato di Serie A2, dovrebbe essere ancora una rampa di lancio per i giovani italiani oppure no?
“Deve ancora essere una rampa di lancio perché in A non si danno tante possibilità, o sei bravo e giochi o chi deve emergere ha difficoltà, quindi l’A2 deve essere un trampolino di lancio per chi vuole entrare in A1, preparandosi per il salto di categoria, questo lo puoi fare solo se giochi. L’A2 è molto importante per la crescita di un giocatore.”

-Ci sono due squadre non in Serie A2 che hanno dei legami con la sua storia, ovvero Capo d’Orlando e Ruvo di Puglia, con quest’ultima che sta lottando per una storica promozione in A2 dominando il suo girone, cosa significherebbe una promozione e un pensiero su queste due realtà di provincia.
“Adesso sono a Ruvo per le feste di Natale quindi, anche se non seguo, sento i commenti e so che stanno facendo bene, sentir parlare di A2 a Ruvo mi mette un po’ i brividi, perché io sono dovuto andar via dato che non c’era basket professionistico in zona. Non ho idea di quello che può succedere, però mi fa piacere perché significa che i tempi sono cambiati anche se fare un’A2 a livello economico è molto impegnativo, staremo a vedere. Capo d’Orlando invece sta facendo bene anche se loro hanno avuto due anni di sbandamento e sono retrocessi dall’A2 alla Serie B regionale, anche loro stanno facendo bene ma per essere promossi ci vuole qualcosa in più che ancora non hanno, speriamo che nei prossimi mesi la squadra possa crescere. Ovviamente come ho detto prima i playoff sono tutta un’altra cosa, ci sono altri fattori come la stanchezza vengono a crearsi, quindi vediamo un po’, per adesso ce le godiamo entrambe.

-La Puglia è comunque molto attiva nel basket dall’A1 alla Serie B, pensi che Matteo Spagnolo possa diventare il nuovo Basile?
“Si, l’ho visto giocare quest’estate in Nazionale, ha fatto molto bene nel PreMondiale, quindi i numeri ce li ha, dopo ha avuto meno spazio e più pressione ma è normale nel percorso della crescita, l’importante è seguire i propri sogni e mettercela tutta. Andare all’estero ti fa crescere ancora di più, in Germania il basket sta crescendo molto e lo si è visto anche ai Mondiali che hanno vinto, come dico sempre quando devo dare un giudizio sui giocatori, dipende da lui, dal fisico, dal talento e dalla sua testa, da quello che ho visto è molto predisposto per far bene quindi gli auguro il meglio e di crescere e crederci, soprattutto quello perché solo lui può aiutarsi, allenandosi e migliorando.

-Un giudizio sulla Nazionale di Pozzecco, come lo vede da CT, e sul PreOlimpico della prossima estate.
“La Nazionale in questi tre anni, considerando anche l’ultimo anno di Sacchetti, ci sta dando tante soddisfazioni, sia alle Olimpiadi come agli Europei o ai Mondiali si sono comportati bene. Non credo potessero fare di più, sicuramente non hanno avuto fortuna perché due anni fa si poteva andare in medaglia, mentre quest’estate trovaree gli americani passando primi nel girone è una beffa incredibile. La cosa buona è che i giovani crescono e quelli che sono già da più tempo stanno prendendo fiducia. Non siamo una Nazione che ha tanti talenti però il gruppo nella mia era ha fatto la differenza, abbiamo vinto due medaglie nel 2003 e 2004, inoltre prima avevamo vinto anche gli Europei del 99’. Bisogna crescere, giocare queste partite qua e anche saper perdere, e chissà che un anno non ci vada bene anche negli accoppiamenti, l’importante è farsi trovare pronti, il lavoro lo stanno facendo, Pozzecco sta creando un bel gruppo, sono andati molto vicini a medaglia e ora vediamo cosa succede, cerchiamo di andare alle Olimpiadi che è una competizione che già solo esserci fa tanto.

Alessio Apicella

Foto presa da Sportinpuglia