di Fabrizio Pungetti

Quelli del 16 giugno 2005 furono davvero – perdonate l’ autocitazione della telecronaca di chi scrive queste note piccole piccole di fronte alle emozioni di quel giorno e a quelle di oggi seppur velate di tristezza – attimi infiniti. Attimi di batticuore e suspense e poi di gioia irrefrenabile per il secondo scudetto biancoblu decretato giustamente dall’instant replay usato per la prima volta in Italia dopo il canestro al fulmicotone di Ruben Douglas. Attimi infiniti, suspense urlato all’ infinito, il cuore scoppia, batticuore, vince Bolognaaaa…Ruben Douglas ha cancellato il tiro da quattro! Quante volte lo abbiamo rivisto, emozionandoci sempre, anche con qualche lacrima, non ci vergogniamo.
E personalmente ringrazio i tantissimi che da allora mi hanno testimoniato la loro stessa emozione che provai io, con quel microfono in mano che ballava come fossi tarantolato e avessi il morbo di Patkinson
Quelli del 12 aprile scorso, invece, attimi di dolore profondo, altrettanto intensi ma tristissimi per la brutale, improvvisa notizia della sua perdita a soli 44 anni. Quelli di oggi saranno attimi di commozione per i 5500 e passa del Palazzo. Interminabili, infiniti anche questi, misti a commozione vera e dolore.Per un ricordo che rimarrà per sempre.
Bellissima, complimenti veri, l’idea della Fortitudo del ritiro della maglia di Ruben, che doveva essere già effettuato a novembre scorso e rinviato per un’ altra tragedia immane che ha colpito la nostra città e non solo, l’ alluvione. Volontà espressa dal club del presidente biancoblu Stefano Tedeschi, che ha avviato la rinascita dell’ Aquila lo scorso anno, subito dopo aver saputo la tragica notizia
Detto, mantenuto, fatto.
Anche da queste piccole, grandi cose si capisce come il nuovo corso societario abbia rimesso le cose a posto, riportando la fortitudinità al centro del villaggio biancoblu. E da Flats Service di Matteo Gentilini, attuale socio e main sponsor strainnamorato della F come pochissimi altri abbiamo conosciuto, a Climamio, sponsor dello scudetto , e altri sponsor di ieri e oggi, hanno voluto esserci, in un unico, abbraccio
di storia e passione della Effe scudata.
Ci saranno anche i familiari del numero 20 dell’Aquila tricolore. Un abbraccio totale. Immenso. Caloroso come si fa ad una persona a cui si vuole un bene sincero, e non solo per le sue prestazioni sportive ma per il ragazzo che Ruben era quando è arrivato e l’ uomo che era diventato. Uno di noi.
Ruben e le sue magie, tiratore pazzesco, le sue esuberanze che a volte facevano impazzire mastro Gelsomino che, in realtà, gli voleva un gran bene e lo proteggeva come un padre, essendo Ruben, in fondo, ancora giovane quando arrivò a Bologna e alla prima esperienza europea. Anche per questo Repesa scelse l’esclusione del Pozz prima dei playoff, per far ritrovare concentrazione ai meno esperti che erano tanti quell’anno, come i bimbi Marco Belinelli e Stefano Mancinelli .
E Ruben, appunto .
Lo abbiamo sentito, il Gigante buono croato, poco dopo la terribile notizia, ed era commosso davvero come un padre che perde un figlio.
Soprattutto ricorderemo di Ruben, il suo sorriso contagioso, che non era superficialità, ma capacità di saper sdrammatizzare le cose, tipica dei vincenti.
E non dimenticheremo mai la traiettoria perfetta di quel tiro da scudetto, la preghiera del Baso in mezzo al campo, autore del passaggio finale. Ricorderemo sempre Sasha Djordjevic che, poco distante da noi, diceva e ammetteva sconsolato (ma se doveva perdere, siamo sicuri abbia preferito sia stato per mano della Effe) “è buono”. Non dimenticheremo mai l’ attesa infinita, l’esplosione dell’urlo degli oltre 2500 del Forum, riecheggiata fino al PalaDozza e a Piazza Maggiore, le strade invase da 20mila, forse più, persone.
Da oggi la maglia n. 20 dello scudetto targato Climamio sventolerà dal soffitto del Palazzo, insieme a quella di Gary Baron Schull.
Il Barone lo vidi ch’ero ragazzino, 10 anni, io alle mie prime partite, al Paladozza, lui alle ultime in biancoblu: ma anche se non ne capivo molto, è bastato poco a coglierne l’ Immensità. Di Ruben ho avuto la fortuna di viverlo e conoscerlo umanamente fianco a fianco, e di raccontarne le prodezze, nei miei scritti e belle mie telecronache. Tra cui la più grande, per tutti noi. Il canestro che cancellava il tiro da 4 e dava alla Effe quanto era suo e meritato
Campioni diversi, personaggi istrionici entrambi, stesso DNA fortitudino nel sangue. Il Barone rimase cinque anni, un’ epopea da favola dello sport. A Ruben è bastato un anno, un tiro (in realtà molto di più) per entrare nella Hall of Fame dell’ Aquila e, soprattutto, nei cuori di tutti noi. Poi, il mistero beffardo della vita ce lo ha portato via. Crudelmente. Troppo presto, semmai c’è un momento per lasciare chi ci ama, perché non si è mai pronti..
Oggi rivivremo quegli attimi e ringrazio la società per averli accompagnati con la mia umile voce di quella telecronaca strozzata ed ebbra di gioia. E vogliamo immaginare che Ruben sia lassù in Cielo a guardare insieme ai tanti, troppi, che ci hanno lasciato, specie in questo drammatico ultimo anno passato, da Franz Arrigoni a Charles Jordan. Ma anche il presidente storico Renato Palumbi, il coach eterno Beppe Lamberti, il Barone, Micio Blasi, e purtroppo tanti altri. Che partite tra loro, sul parquet del Paradiso dei canestri.
Lo immaginiamo, oggi, guardare sornione e divertito, come gli piaceva essere, quanto accadrà a Palazzo. E dopo, finita la partita, brindare con le le sue inseparabili birre, anche lassù.
Ruben eI suoi amatissimi serpenti e il suo mare, quello del Costarica dove aveva riparato per il suo buen ritiro, stavolta , purtroppo, quello Celeste. .Ricordo con angoscia quando, pochi giorni prima della sua scomparsa, con Enzo Gaudiano, tifoso biancoblu da una vita, suo e nostro amico inseparabile,
– al quale in tutti questi anni chiedeva notizie della Fortitudo, dispiaciuto e addolorato per le traversie degli ultimi tempi – ci chiedevamo come mai da un po’ Ruben non lo chiamasse e non rispondesse. E io pensai che si fosse isolato come amava fare, appunto in mezzo al mare, dissi ad Enzo. Ignari ancora della tremenda verità
Ciao Ruben, restaci vicini. E sappiamo che lo farai.
Oggi si gioca con Piacenza, d’obbligo il riscatto dalla presuntuosa e senza anima – fortunatamente un’ eccezione del gruppo di Attilio Caja – della gara d’ andata.. Per onorare il giorno di Ruben Con quello Spirito Fortitudo che ha permeato, dall’ anno scorso a oggi, capitan Matteo Fantinelli Capitan Mago, Riccardo Bolpin l’ Alpino, Deshawn Freeman il Re Leone e gli altri.
Quello Spirito dii cui Ruben e Gary ci hanno dato l’esempio, facendolo subito loro,pur venendo da Paesi lontani.
Oggi si giocherà anche per loro e tutti gli altri che stanno lassù, nel Paradiso biancoblu, in attesa di ricongiungerci a loro anche noi . E nel frattempo onorarli qui, nella vita terrena. Riportando presto l’ Aquila dove tutti vorremmo, e tutti diamo la nostra spinta, ognuno nel suo piccolo e nel suo cuore, dalla società al popolo fortitudino, perché accada.
E soprattutto ci accompagneranno e spingeranno anche loro.
Ciao Ruben, ciao a tutti voi che siete insieme a lui lassù e grazie per sempre, anche per quello che verrà nel vostro solco.