Ci apprestiamo a vivere la quindicesima giornata di Serie A2, per l’occasione in quest’anteprima abbiamo deciso di intervistare uno dei più grandi giocatori della pallacanestro italiana: Gianluca Basile, vincitore di due scudetti con la Fortitudo Bologna da capitano e uomo simbolo, poi nuovamente campione in Spagna con il Barcellona due volte sia in campionato che in Supercoppa, oltre a ben 3 Coppa del Re, infine tra i club l’Eurolega del 2009 sempre ai blaugrana. Con l’Italia ha vissuto l’epoca migliora della Nazionale di pallacanestro, l’argento alle Olimpiadi di Atene 2004 e l’oro agli Europei in Francia nel 1999. Da poco ha sostituito Andrea Trinchieri nella seconda stagione di “Basketball & Conversation“, primo episodio uscito sul canale Youtube LBA mercoledì 4 dicembre.
Tra gli argomenti dell’intervista, oltre a ovviamente l’A2, anche Nazionale, basket moderno, Eurolega e LBA.
–Com’è nata l’idea di fare un podcast sul canale Youtube di LBA?
“Non lo so neanche io, non mi ci vedo in questo ruolo, che è lontano dal mio essere, però mi ha chiamato Mamoli, che l’anno scorso ha fatto il podcast con Trinchieri, quindi la prima puntata è stata un passaggio di consegne, e mi ha convinto. Sono curioso effettivamente, è tanto tempo che manco dalla pallacanestro anche se la seguo, sono cambiate tante cose quindi lui voleva fare un format da questo punto di vista per vedere come sia cambiato il basket, quindi il fatto che io abbia vissuto l’era di quando vincevamo qualche medaglia in Nazionale, gli italiani giocavano, gli allenamenti erano fatti in un certo modo mentre ora è cambiato tutto, parlo ovviamente delle squadre di Eurolega.
Si gioca tanto, stiamo prendendo un pò troppo le sembianze dell’America, li stiamo emulando. C’è chi dice che non si può fare altro che giocare perchè non c’è tempo per far niente, però sono convinto che chi va a giocare in queste squadre o è già un giocatore di livello o se sei un giovane fai fatica perchè non ti alleni praticamente mai. In più ho saputo che l’Associazione giocatori in Eurolega vuole che si inizi un mese prima, stiamo emulando l’NBA quando noi abbiamo tutt’altra situazione e filosofia.
–Procida e Spagnolo per giocare sono dovuti andare all’estero, perchè qui in Italia non riusciamo a farli esprimere?
“Succede sempre così, abbiamo più credibilità fuori, è successo a Fontecchio, Melli, chiunque voglia avere una chance deve andar via perchè abbiamo una mentalità sbagliata. Ho giocato sei anni in Spagna e lì l’allenatore spagnolo a parità di livello tende a far giocare più lo spagnolo perchè loro la pensano diversamente, noi invece preferiamo l’americano. C’è questa sorta di fuggi fuggi, inoltre quando giochi all’estero come straniero hai più attenzione e devi anche avere la fortuna che qualche squadra ti prendi.
–Parlando di LBA, Repesa è approdato quest’anno a Trapani, la squadra siciliana può inserirsi nella lotta scudetto?
“Sta giocando bene, è allenata da un allenatore che stimo e amo molto, ma da qui ad essere sullo stesso piano di Milano e Virtus Bologna è tanta roba, tutto può succedere perchè poi a fine campionato dipende da tantissimi fattori, infortuni, dal modo in cui arrivi, adesso la Virtus ha cambiato allenatore e bisogna capire come reagisce. Bisogna però crescere, Trapani ha la possibilità di farlo giocando una volta a settimana, chissà se arrivi alla fine e con 20 partite in meno, e una buona squadra costruita con criterio, puoi giocartela, dipende però da tantissimi fattori. Se dovessero arrivare tutti allo stesso modo non credo ci siano tante chance.
–In LBA ci sono sempre più coach stranieri, come si possono spiegare queste scelte?
“Adesso c’è questa moda dello straniero, ho visto che ci sono tre o quattro squadre di allenatori americani che stanno portando il loro stile di gioco. Dusko l’ho avuto al Barça per due anni e mezzo, è uno a cui piace lavorare tanto, ha ancora la mentalità della ex Jugoslavia, anche se adesso con il format dell’Eurolega dove si giocano tante partite non puoi tirare troppo la corda perchè è dura. Io mi ricordo all’epoca gli allenamenti che facevamo, la cosa buona era che fisicamente eri perfetto, non scendeva a compromessi con le stelle, trattava tutti allo stesso modo e aveva delle regole ben precise. Chi si allenava e stava bene, reggendo i suoi carichi, giocava, bisognava difendere bene che era il punto su cui puntava, poi in attacco dovevi essere capace di capire quale fisse la sua filosofia. Quindi Dusko non lo metterei nella lista degli stranieri come li intendo io, ovvero gente che ha una filosofia americana come Varese che gioca in un modo diverso, o Trieste, però funzionano quindi quando funzionano non c’è tanto da dire. Se prendi gli allenatori americani devi fare anche la squadra in una certa maniera, perchè avendo una filosofia diversa dalla nostra alla fine bisogna prendere anche tiocatori di un certo tipo.
–Si sta iniziando ad esagerare con il tiro da tre?
“Se i miei erano tutti “tiri ignoranti”, adesso l’ignoranza serpeggia e non finisce più: è cambiato il basket, si punta ad avere più possessi, i giocatori hanno un atletismo impressionante con una forza fisica incredibile, corrono e cercano di prendere più tiri possibili, alzano il punteggio anche, in difesa per quello che vedo c’è poco e niente, penetrazioni al ferro tranquille senza che nessuno provi a fermarli. Si è scelta un’altra strada, non quella europea, bisogna accettarlo. Per quelli come me che hanno vissuto un’altra pallacanestro vedere certe cose disturba, ma bisogna essere anche pronti a cambiare.
–Qual’è il livello di A2 attuale e cosa bisogna fare per vincerla?
“Ci sono squadre blasonate che si trovano in A2 come Brindisi, Pesaro, Cantù, che non riesce a salire, Verona, squadre che potrebbero militare in A1 come budget ma non riescono, quindi effettivamente l’A2 è stata sempre una lega dove non c’è bisogno di fisicità perchè con il fatto che ci siano due stranieri essa è relativa, conta molto la tecnica ed avere gli italiani che fanno la differenza, sommati a due stranieri importanti, e conta molto l’esperienza, oltre alla bravura. Quando ero a Capo d’Orlando con Soragna e Nicevic siamo arrivati in finale quando ci davano tutti per spacciati, poi lascia stare che Trento era una signora squadra e che hanno vinto meritatamente, poi fummo ripescati dopo il fallimento di Siena. Avevo 38 anni e fu uno degli anni, o forse l’unico, che mi divertii a giocarlo.
–E’ l’anno giusto per Cantù, che ora ha aggiunto anche Dustin Hogue, e di Trento?
“Hanno un buon allenatore che scorso anno ha fatto grandi cose a Pistoia e, tra l’altro per colpa degli americani, è stato mandato via. Io l’ho avuto come vice di Trinchieri a Cantù quando tornai da Barcellona, ora ha tanto esperienza quindi vogliono fare le cose serie. Hanno trovato il jolly di Basile che è diventato anche italiano e ora hanno firmato un altro straniero. L’ho visto giocare in Nazionale e per l’A2 è tanta roba, ci sono poi dei giocatori di esperienza, vedendo la classifica è sotto le due sorprese di Rimini e Cividale, che ha Pillastrini in panchina di esperienza. E’ interessante perchè tutti pensavano alle squadre che ho elencato prima pronte a giocarsela e invece ora sono entrate due squadre che nessuno aveva messo in conto, non so se Rimini era pronosticabile ma ora è lì a giocarsela.
–Caja ora è tornato in Fortitudo, la squadra di Bologna ora ha la possibilità di risalire la classifica?
“Ci sono delle situazioni dove non puoi fare a meno di prendere un allenatore che ti da sicurezza, scorso anno Caja, un allenatore duro che lavora tanto e adesso non si è abituati a lavorare tanto, ha tanto passione, per vari motivi si è deciso di cambiare a fine anno scorso però poi per una giusta causa e per amore della squadra si fa un passo indietro ed è stato un grande gesto di Attilio tornare senza rancore e cercare di raggiungere l’A1. Anche perchè con tutti i prpoblemi che può avere la Fortitudo il pounto fermo sono i tifosi e giocare in un palazzetto del genere con quell’entusiasmo è una cosa per pochi, quindi chi può la prende, credo che Caja sia tornato anche per quello. Sicuramente è una squadra in più che si aggiunge alla lista di possibili promosse, l’importante è arrivare ai playoff e poi lì se la giocheranno tutti.
–Il futuro della Nazionale e un commento sul lavoro di Pozzecco finora.
“Poz ha tirato fuori negli ultimi anni il meglio, non c’è ombra di dubbio su questo e intervistando anche certi allenatori che ne capiscono più di me è palese. Non abbiamo grandi talenti però ce la giochiamo con tutti, poi è vero che fisicamente abbiamo sempre pagato anche quando giocavo io rispetto agli altri siamo sempre stati piccoli. Facciamo la differenza in difesa e in attacco giocando la palla e non dare punti di riferimento, in modo che tutti facciano canestro. Poi se trovi gente che salta il doppio di te è normale fare fatica, inoltre siamo molto legati al tiro da tre perchè non abbiamo altre opzioni, Poz usa un gioco ancora di vecchi tempi dando la palla sotto, che a me piace tanto, anche se non abbiamo grandi giocatori spalle a canestro. Siamo però sempre legati al tiro da tre, se abbiamo buone percentuali possiamo giocarcela con tutti. Quello che è stato fatto due anni fa all’Europeo lo dimostra, non credo che qualche altro allenatore avrebbe potuto far meglio.
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Foto di Ciamillo Castoria