Il primo ostacolo si è rivelato per quello che si prevedeva: l’occasione per un buon allenamento prima dei match che contano: Portorico domani notte e poi semifinali e finale con vista su Parigi 24. Troppo tenue il Bahrain con un solo americano naturalizzato, il trentasette Wayne Chism, diciotto maglie diverse indossate nella sua lunga carriera da professionista che l’ha portato infine a svernare tra le calde sabbie arabiche, nemmeno troppo competitivo, tanto meno pericoloso (4 punti con 2/5) per impensierire Pozzecco. Dall’esordio nel Coliseum intitolato a Jose Miguel Agrelot “El Choll”, la più grande arena del Centramerica, si possono però trarre indicazioni interessanti, al di là dei record (il +61 è il quarto maggiore scarto fatto registrare dalla Nazionale, e il più alto in un preolimpico), dei sette azzurri in doppia cifra con Mannion e Ricci che si sono fermati a nove punti, della percentuale da tre punti che si è finalmente alzata a valori accettabili (oltre il 40%, ma dopo un avvio molto impreciso) e del dominio ai rimbalzi (45 contro 21). Tutti numeri soddisfacenti, ma da tarare sulla (in)consistenza degli avversari.

Preferiamo dunque pensare di più alla gestione della squadra che ha iniziato con il quintetto classico, Spissu, Tonut, Polonara e Melli con Petrucelli (al posto, non nel ruolo, di Fontecchio), per smantellare subito le modeste difese degli avversari, per poi dare 15′ di grande intensità a Gallinari, praticamente perfetto come del resto capitan Melli, e infine consentire all’intero roster di… saggiare il campo di gioco.

Pozzecco ha ottenuto buone risposte da tutti e in particolare dai due quasi esordienti, Bortolani e Caruso, ma soprattutto – e questo è il lato, umano più che tecnico, importante – da due veterani come Polonara che, dopo la terribile avventura della sua malattia, ha confermato il pieno recupero e Abass che si è ripreso brillantemente il suo posto in azzurro dopo stagioni di sofferenza per un grave infortunio.

Solo Mannion e Polonara hanno superato i 20′ di impiego, per gli altri il minutaggio è stato più o meno equamente distribuito, come si conviene in una partita che è servita soprattutto a rifinire schemi e coordinazione.

L’aspetto positivo è stato la continuità nell’intensità del gioco, che poteva calare viste le proporzioni assunte dal punteggio e che invece è stata sempre alta e con poche distrazioni: bella prova di carattere e di mentalità che dovrà essere confermata nei prossimi impegni, quando il livello del gioco e l’importanza della posta saliranno e di parecchio.

Battendo Portorico, come ci auguriamo pur nella consapevolezza che il Coliseum ieri quasi deserto sarà una bolgia aumentando le difficoltà ambientali, l’Italia affronterà in semifinale il Messico che ha opposto una discreta resistenza alla Lituania e ha fatto esordire Adrien Isaac Porras, anche se in campo per soli 21″5, un 2.10 nato il 24 novembre 2008: un quindicenne che ha battuto il record di precocità in un torneo preolimpico superando un campione come Karl-Anthony Townes all’epoca sedicenne.

Dalle altre sedi arrivano le conferme di Spagna e Lettonia (Banchi ha strapazzato la Georgia di Shengelia e deve guardarsi dal Brasile), ma soprattutto il crollo della Slovenia nel “derby” con la Croazia di Saric, a conferma che un solo uomo, per quanto il migliore (Doncic) non fa squadra. La Grecia va in campo oggi: vedremo quanto l’inferno del Pireo saprà spingere Antetuokounmpo e Calathis.

 

di Mario Arceri