Non ci sono dubbi: Bologna ha strameritato. AL Dl di là di demeriti e responsabilità dei Campioni uscenti dell’ Olimpia Milano.

Nella partita che consegna alla Virtus il pass per le finali scudetto l’equilibrio, stando ai numeri, ha  regnato sovrano, i 29 rimbalzi a 28 per Milano, 17 assist contro 19 sono solo due testimonianze. La differenza più importante si può riscontrare in una particolare statistica che va sempre presa con le pinze, ma che in questo caso ci garantisce una lettura della gara efficace: 3/5 del quintetto milanese combinano per un -46 di plus minus, dall’altra parte solo Hackett e Cordinier fanno +29. Questo e tanto altro tra i motivi per cui è Bologna ad andare in finale, dopo un’altra partita rivedibile dal punto di vista dello spettacolo, come accade spesso quando in palio c’è una stagione. Ma quando c’è da sudarsi ogni canestro, non mollare un centimetro e tenere duro di squadra, le V nere hanno avuto sempre qualcosa in più. Un numero eloquente:  a parte il -10 del primo quarto, per gli altri 30′ il parziale è stato 65-49 per la squadra bolognese. Le Vu nere hanno dominato in pratica quando è arrivata la svolta della gara 

I GIUDIZI 

Mannion: 4

Messina sceglie Flaccadori nel momento più decisivo della stagione. E questo la dice lunga sulla serata di Nico. Prova a scuotersi con una tripla nel terzo quarto, ma problemi di falli e la confusione in attacco limitano drasticamente la sua gara 4. 

Causeur: s.v.

In campo soltanto poco più di tre minuti, in una serata in cui gli esterni di Milano fanno tutti enorme fatica.

Tonut: s.v.

La solita energia nei rari momenti in cui è in campo.

Bolmaro: 5

Lanciato in quintetto, aggredisce bene la partita, ma a lungo andare perde fiducia nei propri mezzi. Gli zero liberi tentati testimoniano   una partita al di sotto delle sue potenzialità. Sei punti, due rimbalzi, quattro assist, due palle perse: un bottino troppo misero per l’importanza che ha l’argentino nei meccanismi dell’Olimpia. 

Brooks: 5.5

Il buzzer beater in faccia a Shengelia di fine primo quarto sembra apparecchiare una notte da protagonista per l’ex Houston, ma come i suoi compagni quando conta tende a nascondersi. Messina non gli perdona qualche sbavatura difensiva, forse meritava più carota e meno bastone? 

Leday: 5

Non si può infierire con un giocatore di quello spirito, l’impressione è che sia arrivato stravolto in questa fase della stagione. Irriconoscibile in difesa e poco incisivo in attacco. 

Ricci: 5.5

Il capitano emotivo dell’Olimpia non riesce a impattare sulla gara come vorrebbe. Complici anche i solo otto minuti in campo.

Flaccadori: 6

Gioca i momenti decisivi della gara, dopo averli solo guardati in gara tre. Ottimo in pressione ma pressoché nullo nella metà campo offensiva. 

Diop: 5.5

Paga la scarsa fluidità dell’attacco dell’Olimpia e in difesa perde il duello contro Diouf e Zizic.

Caruso: n.e.

Shields: 5

Il co-capitano dell’Olimpia non interpreta al meglio la gara. Segna quindici punti, ma in attacco ferma troppo il pallone consentendo alla Virtus di negargli i suoi spazi preferiti. Nervoso nel finale, il meno sedici di plus minus è la fotografia della sua serata e, forse, non solo. 

Mirotic: 7

Si carica sulle spalle tutta Milano in quella che è, verosimilmente, la sua ultima in biancorosso. Trenta punti, sei falli subiti, ma il non inusuale errore nel tiro decisivo, la palla persa un attimo prima, la difesa rivedibile sulla schiacciata devidiva di Shengelia. Arriva alla fine stremato e si prende l’abbraccio del Forum visibilmente emozionato. Avrebbe meritato una mano in più. 

Messina 5 – Nelle ultime due gare ha inseguito Ivanovic senza trovare la soluzione. Al di là delle sue parole finali, che possono in parte starci dal suo punto di vista,  uscire in semifinale, perdendo due volte di fila in casa, dopo un quinto posto in regular season, è un chiaro passo indietro. Anche per alcune scelte stagionali di fondo rivedibili

Cordinier: 7

Giocatore totale, soprattutto nelle piccole cose, ma non lo scopriamo oggi. Fa un lavoro magistrale sugli esterni dell’Olimpia e quando conta c’è. Quattordici punti, sei falli subiti, più sedici di plus minus e finale conquistata. 

Accorsi: n.e.

Belinelli: 6.5 

Preoccupa e non poco la difesa milanese ogni volta che è in campo, non uccide la partita con in campo i due lunghi ma contribuisce da capitano al successo delle V nere. 

Pajola: 7

Prima di quella tripla era zero su sedici dalla lunga distanza e basterebbe questo dato a raccontare Alessandro Pajola. Il solito clinic difensivo e la consueta solidità su entrambe le metà campo. 

Taylor: 6

Non ha l’impatto devastante di Gara 3, ma l’ex Bergamo Basket incide eccome con le due triple e non a caso la Virtus vince di sei. Pesano le tre palle perse, forse Ivanovic lo tiene troppo in campo a discapito di Pajola, ma accanto ad Hackett e allo stesso esterno italiano, è un bellissimo affare.

Shengelia: 9

Una leggenda di questo gioco, a pochi giorni da un trauma cranico aveva deciso gara 5 con Venezia, poi gara 1 e gara 3 con Milano, ma questa sera tocca livelli inimmaginabili. 25 punti, quando conta la Virtus si affida praticamente solo a lui e il georgiano risponde sempre presente, da campione. Suo il jumper decisivo, così come la schiacciata che sancisce il risultato finale. Eroico.  

Hackett: 7,5

Prestazione per veri intenditori di questo gioco. Daniel difende alla perfezione, stravince il duello con i playmaker dell’Olimpia e chiude con +13 di plus/minus. Le gambe non saranno più quelle di qualche anno fa, ma la testa e il carattere sono sempre gli stessi. Intramontabile. 

Morgan: 6

Poco meno di 12’ per l’ex London Lions, una tripla importante, non paga eccessivamente in difesa, ma la Virtus contro Brescia avrà bisogno di più dal suo esterno. 

Diouf 7

Prova di grandissima maturità per Momo, 3/4 da 2, 4/4 ai liberi, 10 punti e una difesa finale su Mirotic a dir poco decisiva. La Virtus la vince quando regge l’urto milanese con in campo Zizic e Diouf insieme.

Zizic 7

Messina aveva detto che questa partita si sarebbe decisa a rimbalzo e non ci è andato lontano. Nonostante non sia stato quel fondamentale a fare la differenza é nel pitturato che Bologna costruisce la sua vittoria, anche grazie al gigante ex Cavs. 8 punti senza errori dal campo con quattro rimbalzi in solo 11 minuti, il segreto del successo Virtus.  

Akele: 6

Non si possono dare insufficienze in una serata così importante e storica, ma il numero 45 soffre il duello con Mirotic e in attacco non è mai pericoloso. Non muove il suo tabellino, chiude con 4 falli, ma anche solo l’energia che mette in campo dall’altra parte avrebbe fatto comodo eccome.

Ivanovic 8/9 –  Magistrale come ha ricaricato la Virtus dopo gara2. Grande strategia e tattica difensiva, rotazioni e intuizioni coraggiose – vedi Taylor – e felici. La squadra lo segue, tutti danno tutto, e sanno quel che devono fare.  Tra i dominatori della serie.

Intransigente e di polso, ma anche più paterno nei rapporti con la squadra, rispetto alla sua fama di duro sergente di ferro. Chapeau