La caccia a Boston é già cominciata. A Est, i New York Knicks sognano lo sgambetto e puntano dritti all’anello; Milwaukee vuole rilanciarsi e Miami sfoglia la margherita in attesa di capire cosa farà con Butler. Phila punta su Embiid e George. A Ovest, Dallas e Minnesota sembrano le più accreditate. I Mavs promettono battaglia dopo l’arrivo di Thompson che si aggiunge ai Big Two Irving e Doncic. I Wolves sognano in grande con Edwards- Towns-Gobert, Denver cerca il riscatto mentre i Lakers sembrano essere ancora troppo lontani dai fasti d’un tempo
Finalmente è ripartita la NBA. I Boston Celtics, campioni in carica, sono ancora i favoriti per la conquista dell’anello. I biancoverdi non fanno mistero di voler dar vita a una dinastia degna di quelle tanto care a Red Auerbach. Per farlo, dovranno essere impeccabili. Ripetersi, ancor più dopo una stagione esaltante come quella andata in archivio, non é mai facile. A Boston fanno sapere di avere le spalle piuttosto larghe e non temono cali di concentrazione. I Celtics hanno confermato i protagonisti del diciottesimo titolo. Jayson Tatum, la stella tra le stelle del roster, ha firmato un rinnovo contrattuale da oltre 300 milioni di dollari. Con Jaylen Brown, Jrue Holiday e Kristaps Porzingis ancora più determinati dopo aver calzato l’anello al dito, i biancoverdi hanno davvero poco da temere.
New York, New York. A Est sono due le squadre che possono creare qualche grattacapo ai campioni. I New York Knicks hanno fatto vedere di essere pronti a compiere quel salto di qualità che nella Grande Mela manca dai tempi memorabili di Patrick Ewing. L’uomo franchigia, Jalen Brunson, ha rinnovato il contratto. Stesso destino é toccato a OG Anunoby. Il colpo da biliardo, la ciliegina sulla torta l’hanno messa firmando Mikal Bridges che aggiunge duttilità e buone doti difensive. L’arrivo del veterano Markus Morris aggiunge esperienza nella gestione di alcuni momenti di gara. Il recupero di Julius Randle e l’arrivo Landry Shamet, che aggiunge qualità al reparto degli esterni, permettono a coach Thibodeau di dormire sonni tranquilli. Se proprio volessimo cercare il classico pelo nell’uovo, dovremmo evidenziare l’assenza di un centro affidabile. L’addio a Isaiah Hartenstein e le precarie condizioni fisiche di Mitchell Robinson, non garantiscono certezze nel pitturato. I Knicks sono piuttosto convinti che senza gli infortuni di Randle e Robinson avrebbero fatto più strada negli scorsi playoff. Una convinzione che Thibodeau vuole ulteriormente rafforzare partendo a spron battuto. I Knicks puntano a far capire chi sono e dove vogliono arrivare. La gara d’esordio proprio contro i Boston Celtics rappresenterà un bel banco di prova per entrambe le squadre.
Giannis e company. I Milwaukee Bucks rappresentano il terzo incomodo. La squadra tanto cara al celebre Arthur Fonzie Fonzarelli deve riscattarsi dopo le recenti delusioni che hanno caratterizzato le ultime annate. A 28 anni Giannis Antetokounmpo è già diventato due volte MVP. Dopo l’anello del 2021, a cinquant’anni esatti dal primo trionfo, i Bucks non sono riusciti a ripetersi anche a causa della eccessiva sfortuna. Prima l’infortunio di Khris Middleton nel 2022, poi quello di Giannis nel 2023, hanno impedito a Milwaukee di tornare a festeggiare. Lo scorso anno é stato forse il più deludente. Erano in tanti ad attendersi i Bucks in finale a Est contro i Celtics, soprattutto dopo aver strappato Damian Lillard alla corte serrata di Pat Riley che voleva condurlo in Florida per comporre un team da sogno con Jimmy Butler. Gli infortuni dello stesso Lillard, il calvario del tre volte All-Star Khris Middleton, non hanno concesso ai Bucks di gettare il cuore oltre il primo ostacolo chiamato Indiana Pacers.
Le altre. A Miami c’è un’aria pesante. I rapporti tra la dirigenza degli Heat e l’uomo franchigia Jimmy Butler non sembrano essere più idilliaci. Butler si aspettava il rinnovo del contratto in scadenza nel 2025. Riley ritiene la questione non prioritaria. Nonostante l’opzione che consentirebbe a Butler di estendere il contratto per un’altra stagione a 52 milioni di dollari, le sensazioni non sono positive. Da Los Angeles sono sempre più insistenti le voci di un corteggiamento dei Lakers. Qualcuno sarebbe pronto a giurare che per portare Butler nella città degli angeli si sarebbe mosso addirittura Lebron James. Il prescelto vorrebbe una terza stella nel roster per un ultimo ballo. Staremo a vedere. Con o senza Butler, gli Heat non sembrano poter impensierire, almeno sulla carta, Celtics e Knicks. Philadelphia spera che Joel Embiid non inciampi in un’altra stagione sfortunata. Con il centro a pieno regime e con l’esplosione di Tyrese Maxey e l’arrivo di Paul George dai Clippers, i Sixers potrebbero tornare a disputare una stagione degna di quelle che facevano sognare i tifosi quando c’era Allen Iverson.
Dall’altra parte dell’oceano. A Ovest, Dallas e Minnesota hanno i numeri giusti per raggiungere le Finals. Molto dipenderà dalla tenuta atletica e da eventuali infortuni ma, scongiuri a parte, entrambi i roster possono contare su Big Three di assoluto livello. A Dallas, Doncic e Irving sono chiamati alla consacrazione del loro talento. Per farlo, la dirigenza texana ha deciso di affiancargli chi, come Klay Thompson, ha spalle larghe e bacheca ricca. Il quattro volte campione NBA, cinque volte All Star, due medaglie d’oro appese al collo, sa bene come gestire le pressioni delle Finals. I Mavs sognano ancora una sfida con Boston o chicchessia, pronti questa volta a fare meglio della passata stagione quando furono travolti e spazzati via dalla furia dei Celtics. A Minnesota non vedevano un roster così competitivo dai tempi di Kevin Garnett. I tre moschettieri Edwards, Towns e Gobert cominceranno la stagione della – si spera per loro – maturità contro i Los Angeles Lakers di Lebron James.
Thunder giovani e forti. Un gradino sotto Dallas e Wolves ci sono Oklahoma e Clippers. I Thunder hanno completato il roster con Hartenstein e Caruso, mentre i Clippers, che debutteranno nella nuova arena, sono sempre più dipendenti dalle giornate di grazia di Leonard e Barba Harden. A Denver si domandano se basterà Nikola Jokic per puntare ancora al titolo. Per tanti, la partenza di Kentavious Caldwell-Pope, capace di togliere in più occasioni le castagne dal fuoco, é un duro colpo da assorbire. Neanche l’arrivo di Russell Westbrook, chiamato a sostituire proprio Caldwell-Pope, è servito a debellare le preoccupazioni dei tifosi dei Nuggets.
Ai Lakers poche luci e molte ombre. Chiusura con i Lakers, sempre più Lebron James dipendenti nonostante l’età importante del Prescelto. Jeanie Buss, in una recente intervista rilasciata al L.A. Times, ha detto che dopo la conquista dell’oro olimpico, Lebron potrebbe essere il migliore di sempre. L’esordiente JJ Reddick in panchina avrà a disposizione un roster praticamente immutato. Christian Koloko aggiunge centimetri sotto canestro in quello che, per i Lakers, é il costante problema del centro. C’é curiosità attorno a Bronny James, figlio di Lebron. La Summer League non é stata certamente esaltante per chi porta sulle spalle un cognome importante e ingombrante al tempo stesso. Vedremo se reggerà le pressioni o sarà dirottato in G League. Chi ne avrà parecchie dopo una stagione trascorsa più in infermeria che sul parquet é Gabe Vincent. La guardia ex Heat garantisce recuperi, tiro da fuori e difesa granitica. Si alzi pure il sipario, bentornata NBA.
Di Raffaele Garinella
Foto credit: Boston Celtics