Questa volta la lavagna tecnica di Basket Magazine è riservata al giocato di gara 6 avvenuta nella giornata di ieri alla Virtus Arena.

Le due squadre oramai si conoscono molto bene ma nonostante ciò ogni match nasconde delle insidie e delle particolarità che proveremo a captare insieme.

Quindi, mettetevi comodi, abbiamo le due paroline più dolci che un amante di pallacanestro posssa ascoltare: “GARA SETTE!”

Ed immergiamoci nel nostro playbook.

Macinare gioco quando hai già disputato 6 partite non è facile.

A maggior ragione se si tratta di una finale scudetto e se dall’altra parte hai giocatori di un livello molto elevato.

Milano e Bologna seppur navighino nelle stesse acque, stanno trovando il modo di trovare sempre un escamotage tale da rendere difficile la vita ai propri avversari.

Gara 6 è stata, per la prima parte del match, una prestazione a dir poco spettacolare. Nei primi due quarti si sono succedute schiacciate, tiri dalla distanza e contropiedi che hanno si infiammato le tribune della Virtus Segafredo Arena ma c’è da dire però che tutto ciò è stato scaturito soprattutto dalla stanchezza delle due squadre, dalla poca applicazione in difesa e dall’accontentarsi dal tiro da fuori.

Come avvenuto in gara 5 non sono state poche le mosse dei due coach.

Lato Milano, Messina ha continuato ad utlizzare in alcuni spezzoni di partita, Shevon Shields sia da numero 4 al fine di rendere la manovra offensiva molto più armoniosa, fluida e soprattutto offensiva (avendo un tiratore in più in campo); sia utilizzando 3 esterni puri, giocando senza playmaker per aggredire di più il ferro e giocare con il solo Niccolò Melli a fare sportellate sotto canestro.

Altro spunto importante per i meneghini è aver optato per Pippo Ricci come “grande” numero 3.

Soluzione che ha portato i suoi frutti non tanto nella metà campo difensiva ma in quella offensiva. Milano in questa serie, regna sotto il punto di vista dei rimbalzi offensivi. Anche ieri ne è stata la prova, con doppi possessi che hanno “salvato” le brutte scelte offensive delle bocche da fuoco delle guardie bianco-rosse.

A lungo andare però la cattiva prestazione di Napier, la poca precisone al tiro dei ragazzi di Messina (39%) e le ben 17 palle perse hanno influito molto nella sconfitta che genererà la fatidica gara 7.

Lato Virtus potremmo dire che a differenza dei colleghi lombardi, sono riusciti in maniera molto più agevole a smaltire le tossine e ricaricare le batterie.

Seppur soffrendo sotto le plances lasciando agli avversari parecchi rimbalzi offensivi, hanno sfruttato al massimo le scelte avute in attacco battendo molto su due punti fondamentali: attacco al ferro con le point guard e la verticalità dei centri di riferimento.

Belinelli e Cordinier sono giocatori che si completano a vicenda. Il primo fa dell’uscita dai blocchi e degli spain games il suo pane quotidiano; il secondo avendo più esplosività nelle gambe, predilige non solo attaccare il ferro partendo da una situazione di P&R ma anche in contropiede o addirittura cercado di sfruttare dei miss matches a suo favore.

La seconda arma a disposizione dei bolognesi è stata la verticalità di Jaithe nel cuore dell’area avversaria. Il giocatore francesce, dall’alto dei suoi 208 cm, grazie alla sua agilità, è riuscito a bucare più di una volta la retina con semiganci, schiacciate e giochi da tre punti che hanno fatto impallidire anche un gigante come Nick Melli.

Questa ultima soluzione, potrebbe essere, in gara 7, un’arma fatale per la Virtus.

Partire da una soluzione di gioco a due, rifacendosi ad un appoggio per allargare il campo e trovare poi nella profondità dell’area il gigante frencese.

Lato difensivo, la squadra di Scariolo è poi riuscita a “chiudere” l’area in maniera nascosta optando spesso e volentieri con difese zonate o flottate ma avendo sempre come punto di riferimento i tiratori avversari come Shileds o Baron al fine di scivolare con una difesa a uomo per poter chiudere gli spazi.

Pur avendo un Milos Teodosic ed un Toko Shengelia che nelle ultime partite appaiono un pò in ombra, il team di Sergio Scariolo, sta battendo molto, come ribadito anche dal coach stesso nel prepartita, “Sul collettivo”.

Mettetevi comodi, gara 7 è alle porte e mai come questa volta c’è una imprevedibilità di risultato mai vista prima.

Godiamoci la nostra finale scudetto.

Edoardo Cafasso