E’ il giorno della conferenza stampa di presentazione del nuovo capo allenatore di Varese e del vice, rispettivamente Matt Brase, ex viceallenatore di Portland e Houston, e Paolo Galbiati, l’ex allenatore di Cremona. Una conferenza stampa nella quale si è evinto sin da subito l’impazienza a cominciare un nuovo percorso tra le mura dell’Enerxenia Arena, con la voglia da parte di entrambi i due nuovi membri dello staff tecnico di lasciare un’impronta importante sin da subito. “Vogliamo riportare Varese dove merita.” E’ un cavallo di battaglia importante per entrambi, soprattutto perché a Varese questa promessa l’hanno fatta forse in troppi. Che sia questa la volta giusta?
Ad aprire la conferenza stampa, il General Manager, Michael Arcieri: “Siamo molto contenti ed entusiasti, lo so che ci sono scritte tante cose sulle competenze di Matt e Paolo, loro avranno pensieri e dopo potete fare le domande a loro. Volevo condividere un pensiero mio, importante per tifosi e società: che capiamo bene che la storia di Varese è grande, 77 anni, con molti successi e adesso ci troviamo in un momento in cui vogliamo tornare grandi, stiamo costruendo un qualcosa per farlo.”
Successivamente è subito il nuovo head coach a prendere la parola e si presenta: “Sono molto contento di essere qui con voi oggi, sono stati giorni bellissimi per me, ringraziando tutti sin dal primo colloquio che abbiamo avuto, è un’esperienza nuova, sono felicissimo di poterla fare soprattutto per la storia che ha questa società, crediamo di poter fare un lavoro importante. Non si potranno veder i risultati sin dal primo giorno ma è un processo lungo, siamo impegnati su molti fronti, sul settore giovanile, utilizzeremo metodi abbastanza nuovi e moderni per poter prendere decisioni utili per risultati ma anche per sviluppo del club, società e di tutta l’organizzazione.”
A seguire è Paolo Galbiati a prendere parola e presentarsi: “Per me è un onore essere qui, sono lombardo e conosco bene la storia, simpatizzato tanti fenomeni qui, sono dell’84, quindi lo scudetto della stella me lo ricordo, mio papà tifa Varese, quindi è un onore e piacere essere qui. Quando ho rieduto il primo messaggio da Scola mi venne la pelle d’oca, poi abbiamo progettato stagione e idea, un onore e piacere e sicuramente qualcosa di stimolante, qualcosa di diverso vogliamo fare che non abbiamo visto in Italia, siamo tutti felicissimi di iniziare, mancano ancora 2 americani importanti, gli italiani hanno già cominciato e mi hanno impressionato a livello mentale soprattutto per l’etica del lavoro. Si sta veramente bene qua, si vede che c’è tanta voglia di fare e non vedo l’ora di iniziare.”
Dopo le presentazioni il taglio della conferenza stampa è ovviamente stato tutto quello che concerne il campo, il futuro e le prospettive, la scelta di entrambi gli allenatori di intraprendere questo nuovo progetto. Per quanto riguarda il gioco, Brase è stato molto categorico, non intendendo voler riprendere in toto lo “small ball”, quell’etichetta che è stata affibbiata finora alla squadra, anche per il suo periodo da assistente di Mike D’Antoni: ““Sono stato suo assistente, è un allenatore incredibile con grandissime idee, quindi si porterò un po’ del suo stile. È stato fatto con Houston il gioco dello “small ball”, ma c’erano anche giocatori diversi, qui gli interpreti non sono gli stessi. Una delle nostre sfide è quella di riuscire ad allargare il nostro gioco con le caratteristiche dei giocatori, ci sarà un po’ di quello ma non tutto.”
La scelta di approdare a Varese poi è stata semplice, per entrambi, che di fronte alla serietà e alla storia di questa società, non si sono tirati indietro: ““Non avevo mai in effetti pensato di andare ad allenare fuori faglistati uniti, l’idea di venire ad allenare no, però è chiaro che questo mondo è bellissimo e ti porta a fare tantissime esperienze e quando ho parlato con Michael ha cercato di convincermi parlando di Varese e di quello che vorrebbe fare e dove si vorrebbe arrivare. Sono state parola convincenti, io avevo già un accordo con Portland, ma ho voluto comunque prendere parte a questo progetto.”
Anche Galbiati ci ha tenuto a sottolineare la forza di un progetto totalmente innovativo e differente rispetto al passato: “C’è un progetto serio, sembra molto serio, qua c’è una proprietà con a capo Luis Scola, un sacco di persone che gravitano attorno, c’è un General Manager che arriva dall’NBA. Io ho lasciato la Nazionale per venire qua, non è stato facile né difficile, nazionale bellissima ma è una cosa di finestra e di momenti, qui guardo ad x anni, è stato proprio facile. Quando ci siamo seduti e parlato, vedo un percorso, per tutti. Il loro sogno e obiettivo è riportare la Pallacanestro Varese a non soffrire, c’è un percorso e quindi è questo quello che mi ha spinto.”
Il ruolo di Galbiati sarà inevitabilmente quello di assistente sotto ogni punto di vista, soprattutto per quello conoscitivo iniziale di un campionato sconosciuto a Brase. “Sarò il suo braccio destro armato”, aggiunge l’ex coach di Cremona (sorride ndr), a dimostrazione della voglia di iniziare che c’è e che trapela nelle parole e negli sguardi di tutti. Sono evidentemente due scelte coraggiose ma soprattutto lungimiranti, a voler costruire qualcosa di importante per riportare la Openjobmetis Varese dove merita. Sugli obiettivi, sia Brase che Galbiati sono concordi che: “Il lavoro si fa giorno per giorno, non raccoglieremo subito i risultati ma bisogna crederci in quello che facciamo.”
di Antonio Catalano