Non sarà stato quel solito parquet su cui si sono sfidati per anni, dando vita al derby dei derby. Eppure la causa è stata probabilmente ancora più bella e nobile. Danilovic e Myers si sono ritrovati al Macron Campus per “Imprese Riuscite”. Un progetto di solidarietà, targato Macron, a cui hanno partecipato le due leggende nel campo e fuori di Bologna.
L’ETERNA SFIDA
“Ho cominciato a vincere quando finalmente si è fatto da parte”, attacca Carlton guardando Sasha. “Perché ho giocato a basket? A scuola non ci andavo. O finivo in mezzo alla strada o facevo il bagnino”, ammicca Myers guardando proprio Cevoli. Cevoli è un attore e comico, presente anche lui all’evento Macron.
I due iniziano e non finiscono più di punzecchiarsi bonariamente. “Cosa invidio a Sasha? Il tiro da quattro. Ho subìto, sofferto. Poi qualche briciola me l’ha lasciata”. E Danilovic? Rende onore all’amico-nemico. “Nemici? Sportivamente parlando sì. Ma fuori è un’altra cosa. Carlton mi ha fatto soffrire. Una volta ci siamo sfidati agli 11. Ho vinto io. Voleva la rivincita. Mica gliel’ho concessa. Magari vinceva lui…”.
Poi un tiro da quattro, da vero fuoriclasse, per rendere onore al rivale. “Carlton? Beh, sono stato negli Stati Uniti, ho giocato nella Nba, contro Michael Jordan. Myers era davvero forte”. E poi c’è un aspetto che Danilovic ammette davvero di invidiare al collega. “E’ stato portabandiera della Nazionale italiana a Sidney, ai Giochi Olimpici. Ha rappresentato il suo paese. Grandissimo”.
Carlton ammicca, utilizza una mimica accattivante, per fare apparire Sasha più ’cattivo’. “Se ho vinto qualcosa lo devo a lui. Mi sono confrontato con uno che sapeva essere spietato. Cosa gli invidio? Io non mi fidavo dei compagni. Lui, pur avendo il caratteraccio che ha, invece, incoraggiava tutti. Ci ho messo tanto tempo prima di capirlo”.
Poi la stoccata di Myers. “L’ho capito agli Europei del 1999. In semifinale giocai malino. Ci pensarono i miei compagni a farmi vincere. Mi sembra che eliminammo proprio la Serbia”.
Danilovic incassa e contrattacca. “Vero, ma nel 1997 io ho vinto l’oro. L’argento in finale non l’hai portato a casa tu?”. Ride Sasha, sorride Carlton. Non sono frecciate cattive. Sono i pensieri di due che si rispettano davvero. Anche se non fanno sconti. Sentite Danilovic. “Quando mi sono ritirato ho pensato di fare l’allenatore dei giovani”.
“Tu l’allenatore dei ragazzi? Cosa gli avresti insegnato?”, la replica dell’azzurro. “Ad allenarsi, allenarsi e ancora allenarsi”, dice Danilovic. “Sì, ma divertendosi”, aggiunge malizioso Carlton. “Se ti diverti non vinci. E se non vinci forse non ti diverti”, la replica dello Zar. Quasi un’ora di faccia a faccia. “Il tiro da quattro mi fa ancora male. Ma ho rivisto la foto: io ero fuori per falli. Fino a quel momento, marcato da me, aveva fatto zero”.
E se Carlton rivela di aver “Detto no per tre volte alla Virtus”, Danilovic ricorda i giocatori più importanti. “Per me erano i play, quelli che passavano la palla. Scelsi la Virtus perché c’era Brunamonti. Prima avevo Djordjevic, mica male?”.
Potrebbero parlare per ore, Carlton e Sasha. Sono passati 25 anni dalle loro ultime sfide. Due leggende nel campo e fuori. A Bologna si parla ancora di loro. Tra i più grandi di Fortitudo e Virtus. Se non i più grandi per chi ha avuto la fortuna e l’onore di assistere ai loro duelli.
Fonte: Il Resto del Carlino