Heat, Suns e Rockets: è tempo di scoprire i protagonisti della decima settimana NBA
Il febbraio NBA è ormai finito, e la lega si prepara (con qualche riserva) all’imminente All Star Game, che avrà luogo domenica 7 marzo ad Atlanta. Un evento che spezzerà un po’ il ritmo a quella che si sta presentando sempre più come una stagione estremamente combattuta, e che si è dimostrata avvincente anche nell’ultima settimana. Per quanto riguarda la Eastern Conference, la classifica è ancora guidata dai 76ers (23-12) e dai travolgenti Nets (23-13, e 9-1 nelle ultime dieci partite). A seguire i Bucks (21-14) e i Celtics (18-17), sicuramente in ripresa rispetto alla settimana passata, i Raptors (17-17), i Knicks (18-18), gli Heat (17-18, e 6-1 nelle ultime sette gare disputate), gli Hornets (16-18) e i Pacers (15-18), che hanno perso quattro partite consecutive e sono scivolati al nono posto. A livello di Western Conference, invece, in testa alla classifica ci sono ancora gli Utah Jazz, che malgrado un paio di sconfitte (contro Heat e Pelicans) detengono ancora il miglior record NBA (27-8). Dietro di loro guadagnano spazio i Suns (23-11), che ieri notte hanno spodestato i Lakers (24-12) dalla seconda posizione, i Clippers (24-13), i sorprendenti Spurs (18-13), i Trail Blazers (19-14), i Nuggets (20-15) e i Warriors (19-16), e a poche vittorie di distanza anche i Grizzlies (16-15) e i Mavericks (17-16), entrambe reduci da una settimana positiva (tre vittorie e una sconfitta a testa).
Le migliori: Miami Heat e Phoenix Suns
I Miami Heat sembrerebbero essere tornati quelli della scorsa stagione, ovvero la squadra che aveva tentato di mettere i bastoni tra le ruote ai Lakers nell’ultima finale NBA. Prima della sconfitta di ieri notte contro gli Atlanta Hawks, infatti, la squadra di Coach Erik Spoelstra veniva da sei successi consecutivi, che gli avevano permesse di aggiustare il proprio record e ritornare nella parte alta della Eastern Conference (guadagnando ben cinque posizioni). La scalata per raggiungere Sixers, Nets e Bucks è ancora lunga, ma gli Heat sono sicuramente sulla giusta strada, anche perché la squadra di Miami sembrerebbe aver ritrovato il proprio leader, Jimmy Butler, il quale è risultato decisivo in tutti e sei i successi consecutivi della squadra (e che ieri notte non ha giocato contro gli Hawks). Se Butler si caricherà sulle spalle i propri compagni, e Adebayo, Herro e Robinson continueranno a salire di colpi, gli Heat dovrebbero proseguire la propria scalata senza troppi problemi, e qualificarsi tranquillamente per i playoff.
Visti i due passi falsi dei Jazz (contro Heat e Pelicans), la squadra occidentale più calda della settimana non può che essere Phoenix, le cui prestazioni stanno risplendendo più che mai. Tre vittorie su quattro partite, ultima delle quali contro i Lakers, un ottimo record (23-11), e secondo posto nella Western Conference (proprio alle spalle della sinfonica Utah). Risultati sicuramente appaganti, che dipendono in primo luogo dalla sempre maggiore armonia che regna in squadra tra le due stelle, Chris Paul (+77 di plus minus) e Devin Booker (eletto nuovamente giocatore della settimana), e gli altri compagni, come ad esempio Crowder, Bridges, Ayton e Cameron Johnson, le cui prestazioni si stanno rivelando sempre più sorprendenti. Grazie a tale armonia, i Suns si stanno imponendo come una macchina ben oliata che se la sta giocando contro tutti, sia a Est che a Ovest, e promettono di essere un’avversaria da playoff temibile per chiunque.
Le peggiori: Indiana Pacers e Minnesota Timberwolves
Gli Indiana Pacers stanno attraversando un periodo di crisi. Negli ultimi sette giorni la squadra ha perso quattro partite consecutive (le ultime tre contro tre diretti avversari per i playoff, ovvero Celtics, Knicks e Sixers). Un bottino amaro per i Pacers, che hanno perso cinque posizioni all’interno della classifica della Eastern Conference e sono scivolati al nono posto, con un record sicuramente poco invitante (15-18). Uno dei segnali d’allarmi più preoccupanti per Coach nate Bjorgkren è venuto senza dubbio dall’attacco (106.5 punti su 100 possessi nelle ultime cinque partite), e in particolare da Myles Turner (che nelle ultime cinque partite ha ottenuto solo un misero 5-19 da oltre l’arco).
I Timberwolves continuano a navigare in acque estremamente agitate. Dopo la partenza di Coach Saunders, infatti, i problemi della squadra sono rimasti, e i Wolves si ritrovano ancora all’ultimo posto della Western Conference, con il peggior record della lega (7-28). Ma le preoccupazioni della franchigia non si limitano di certo alla classifica, visto che i Timberwolves sono riusciti nell’impresa di perdere otto gare consecutive e hanno stabilito un nuovo primato stagionale (secondo solo a quello dei Rockets, che ne hanno perse ben dodici). Indubbiamente una pessima accoglienza per il nuovo allenatore Chris Finch (0-4 nelle sue prime quattro partite), che per prima cosa dovrà aggiustare la propria difesa (che nell’ultima settimana ha concesso 118 punti su 100 possessi) e l’impatto della propria panchina (che nei minuti in cui Karl-Anthony Towns è rimasto seduto è stata superata mediamente di 20 punti dai propri avversari).
Focus: La complessa ricostruzione dei Rockets
Gli Houston Rockets sono affacciati sul baratro della Western Conference e stanno vivendo uno dei momenti peggiori dell’intera lega. Penultimo posto in classifica, un pessimo record (11-22), ma soprattutto dodici sconfitte consecutive. Un vero e proprio disastro per una squadra che, dopo l’addio di James Harden, aveva pensato speranzosa a una possibile ricostruzione. Gli arrivi di John Wall, Christian Wood (fermo da dodici partite per un problema alla caviglia) e Victor Oladipo (non in perfette condizioni e poco soddisfatto della nuova sistemazione), tuttavia, non hanno ridato nuova linfa ai Rockets, e la franchigia si ritrova inevitabilmente a dover guardare in avanti. Vista la quasi impossibilità di raggiungere i playoff, infatti, la dirigenza dovrà pensare a una nuova ricostruzione e a un nuovo futuro. Un futuro in cui quasi sicuramente ci sarà il 25enne Christian Wood (il nuovo volto della franchigia), che sta mantenendo una media di 22 punti (con il 55.8 dal campo), 10.2 rimbalzi e 1.5 stoppate a partita, e dove invece è in dubbio la presenza di John Wall (il cui contratto biennale da 92 milioni è tuttavia troppo caro per qualunque franchigia). Per quanto riguarda gli altri giocatori, Oladipo potrebbe essere un’ottima pedina di scambio (visto che il giocatore non ha accettato l’estensione del contratto e potrebbe diventare free agent al termine della stagione), così come Eric Gordon (il cui contratto da 21 milioni potrebbe tuttavia essere d’intralcio) e P.J. Tucker (che invece potrebbe fare gola a varie “Top Contenders”). In ogni caso la dirigenza texana dovrà scambiarli con giocatori giovani e future scelte dei prossimi Draft (visto che i Rockets non avranno buone scelte per molti anni), e cercare di ricostruire la squadra dalle fondamenta. La buona notizia è che la franchigia ha dalla propria parte un GM come Rafael Stone, che ha già portato a Houston numerosi giovani talenti: Christian Wood, Jae’Sean Tate e Kevin Porter Jr. Il futuro dei prossimi Houston Rockets.