di Maurizio Roveri
Cinquanta rimbalzi, dei quali diciassette catturati in attacco. Questa “voce statistica” fotografa perfettamente l’energia, l’intensità, addirittura la ferocia dell’A/X Armani Exchange Milano nella gara1 delle LBA Finals.
L’Olimpia di coach Ettore Messina ha avuto un impatto forte sulla serie-scudetto, proponendosi sui legni della “Segafredo Arena” bolognese con rabbia, con la faccia cattiva. Con una durezza fisica e mentale che ha trovato impreparata (o comunque con meno energia)  la Virtus Segafredo. Per vincere a Bologna, dove nessuno c’era riuscito in otto mesi di campionato, bisognava interpretarla proprio così la partita. Come ha fatto ruvidamente, e con tanta concretezza, il gruppo di Milano. Difesa dura, solidissima. Prendendo a schiaffoni (e non soltanto in senso figurato…) una Virtus che non è stata altrettanto reattiva per buona parte del match.
Il piano-partita preparato dallo staff tecnico dell’Olimpia è stato attuato in maniera decisamente efficace. Afferrare immediatamente l’iniziativa, con orgoglio, con coraggio, difendendo duro, giocando “sporco”. Con il permesso degli arbitri.
Tatticamente gli obiettivi di coach Messina e dei suoi “bad boys” erano tre:
  1) non far prendere ritmo alla V nera, spezzarle le manovre, sporcarne i passaggi, non concederle spazi, costringerla a faticare enormemente nell’attacco (macchinoso) alla difesa schierata. In particolare l’Armani Exchange ha tolto contropiede alla Virtus e ne ha limitato la fluidità degli attacchi in transizione. Impostando la propria strategia, Milano ha messo la Virtus Segafredo nella fastidiosa situazione di dover inseguire. Il 3 su 15 al tiro dei virtussini nei primi 9 minuti indicava incertezze e tanta difficoltà nell’impostare le abituali manovre d’attacco. Svantaggi minimi per la V nera in un primo tempo da punteggi bassi. Per qualche attimo Bologna ha messo anche il muso avanti, prima di chiudere sotto di 1 i primi venti minuti. Tuttavia, indipendentemente da quel minimo vantaggio, l’Olimpia Milano esprimeva sul piano tecnico una maggiore sicurezza e sul piano mentale più personalità. Quella personalità che Shavon Shields, Gigi Datome, Kyle Hines, Nicolò Melli hanno buttato con decisione sulle curve del match in apertura del terzo periodo. Volata a +10 e poi a +13, la Armani Exchange ha avuto l’opportunità di controllare la situazione. La Virtus è stata costretta a spendere le sue energie migliori gettandosi in un orgoglioso recupero. Finalmente vista reattiva, la squadra di coach Sergio Scariolo nell’ultimo quarto quando da -8 è arrivata a -2 (sospinta da Milos Teodosic, da Amar Alibegovic, anche da Sampson e Shengelia), Una ammirevole rimonta che ha illuso tutta la “Segafredo Arena” sulla tripla di Milos per il 62-64 a 18”3 dal termine. Ma l’Olimpia non si è fatta sorprendere. E la rimonta bianconera è rimasta incompiuta.
 2)  La strategia milanese prevedeva di togliere dal vivo del gioco virtussino due giocatori fondamentali: Mam Jaiteh e Kyle Weems. Missione compiuta. Il centrone francese, MVP dell’Eurocup, si è trovato in grossa difficoltà sui “pick and roll” eseguiti con magistrale tempismo dal Chacho Rodriguez e Kyle Hines. Sul “gioco a due” del regista spagnolo con un professore come il pivot statunitense (che conosce profondamente l’area, e come ci si muove in quegli spazi) Jaiteh si è fatto trovare impreparato. Costantemente anticipato. E così Mam s’è fatto un bel po’ di panchina. Meglio Jakarr Sampson, tanta lodevole applicazione e 16 di valutazione. Però non è andato oltre i 5 rimbalzi. Alla Virtus Segafredo sono mancati i punti di Jaiteh (appena 3 in 17’) e di Weems, che non avrebbe mai immaginato di chiudere una gara di finali-scudetto con zero punti in diciotto minuti!
 3) Milano voleva vincere la “guerra dei nervi” e tenere il punteggio basso. Esattamente ciò che ha fatto.
E adesso? Coach Scariolo e il suo gruppo dovranno capire gli errori e saper trarre utili indicazioni da questa dolorosa sconfitta. In particolare preparare aggiustamenti difensivi per proteggersi meglio dal pick and roll di Milano. Venerdì è qui che arriva e in gara2, ancora alla Segafredo Arena,  non sarà più concesso sbagliare. La Virtus Segafredo deve tornare a correre, perché questo è il suo marchio di fabbrica. Questa è la sua pallacanestro. Può recuperare, ma dovrà avere lo “spirito” e la molla carica:  come nella esaltante finalissima di Eurocup e, precedentemente, la battaglia vinta dentro l’arena di Valencia. Avrà questa forza?
Foto Ciamillo-Castoria