Per l’anteprima di Serie A2 di questo weekend abbiamo intervistato il grande Carlo Recalcati, prima giocatore di pallacanestro con Cantù, con cui ha vinto 2 campionati italiani e 3 coppe delle coppe, poi da allenatore a Varese, scudetto all’ultima stagione, Fortitudo, primo scudetto storico, CT dell’Italia dove ha conquistato la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Atene 2004 e poi un ultimo campionato a Siena, ora fa parte dello staff tecnico della Nazionale di Pozzecco, ci ha concesso del tempo per parlare di Serie A2, di Nazionale, Fortitudo e Cantù.

-Parlando della Nazionale, qual è il ruolo con Pozzecco e un pensiero sul sorteggio del PreOlimpico che l’Italia dovrà affrontare in estate?
“Il mio ruolo è quello di senior assistant, lo staff che Gianmarco ha allestito è uno staff di primo ordine, ci sono tutti allenatori giovani ma molto preparati e in sintonia con lui. La persona di cui Gianmarco aveva bisogno doveva essere di grande fiducia, come c’è tra di noi, abbiamo una grande sintonia e sincerità, e poi nel momento in cui doveva diventare CT gli potevo e posso essere utile perché si trova davanti a situazioni che io avevo già vissuto e gli posso dare delle indicazioni su come affrontare determinate cose, riguardo gli uffici, l’organizzazione, la programmazione. Quando Gianmarco mi ha chiesto di collaborare con lui la sua premessa era che il mio ruolo sarebbe stato occupato da me o da nessun altro. Per quanto riguarda i sorteggi, con le nazionali bisogna sempre valutare al momento in cui vai a giocare perché non sai mai quali giocatori le squadre avranno a disposizione, allo stato attuale direi che è stato bene aver evitato il girone con la Spagna, e ora prendiamoci ciò che ci è stato dato. Dovremo essere capaci di battere la Lituania ma comunque in qualsiasi altro girone avremmo avuto una squadra favorita e sarebbe stato difficile.

-Come si vede ancora nel basket, è tempo di elezioni federali, non servirebbero competenze come lui?
“Io ho già valutato la cosa, mi era già stata proposta e avevo declinato allora, i presupposti sono gli stessi per cui credo che purtroppo in quel posto ci vuole chi ha grandi conoscenze e sa muoversi dal punto di vista politico, per come è lo statuto attuale il presidente deve avere queste capacità politiche per avere quell’autonomia che sembra ci sia ma in effetti non c’è. Chi viene dal campo, invece, dovrebbe avere maggiore autonomia di quella prevista, come avevo chiesto tempo fa all’allora presidente del CONI Petrucci, sarebbe l’unico modo per incidere per una figura non politica.

SERIE A2
-Il campionato di A2 sta svolgendo la funzione per cui dovrebbe essere pensato?
“Alla nascita il campionato di A2 era nell’orbita dell’A1, infatti erano gestiti dalla stessa lega, e doveva servire alle società per prepararsi al salto dell’A1. Dopo c’è stato il distacco, Legadue ha creato una lega a sé stante, sembrerebbe che l’intento fosse di dare la possibilità a giocatori di italiani di poter emergere, di avere la possibilità di giocare in un campionato con meno stranieri e in parte l’A2 lo assolve, non completamente perché se si dà la possibilità a giocatori non italiani di giocare in A2 ci troviamo comunque degli stranieri in alcune squadre.

-Cosa ne pensa del format di quest’anno con le sei retrocessioni, cosa cambia per allenatori e giocatori e quello dell’anno prossimo è la formula ideale?
“Il girone unico è meglio di quello che c’è adesso, sicuramente 20 squadre in uno stesso girone è la situazione ideale per le scelte che sono state fatte, quest’anno molte società con le sei retrocessioni si trovano a confrontarsi con una realtà che prima non c’era e sono state costrette a spendere di più per poter rimanere nella categoria. Io ho una mia idea, di molto tempo fa, che avevo lasciato in Federazione quando ero CT e mi ero interessato della formula dei campionati in cui prevedevo una Legadue che fosse sperimentale per la Serie A, quindi con delle Conference. Ho sempre visto bene una Lega due a 24 squadre divise in 4 conference con partite tra squadre di diverse conference. Questa può essere una cosa sperimentale per il futuro quando magari ci sarà bisogno di mettere le conference in Serie A aumentando il numero delle squadre, dato che giocando le coppe molte compagini di A1 stanno in campo tantissimo e spesso perdono in campionato per le partite delle coppe infrasettimanali, ci fossero delle conference con una classifica a vittorie dove si potrebbe studiare una formula dove le squadre che giocano le coppe hanno meno partite in campionato.

-Formule troppo complicate per lo spettatore medio?
“Quella di quest’anno mi sembra di no, quella dell’anno scorso era difficile perché non premiava chi effettivamente faceva bene nella prima fase.

-Si ha la sensazione che spesso vi siano molti giocatori italiani in A2 che potrebbero stare in Serie A. Perchè questo avviene?
“E’ vero però la realtà è che in Serie A con gli stranieri i numeri dei posti per i giocatori italiani sono limitati e quindi non ci possono stare tutti. E’ un problema anche di scelta professionale perché i giocatori invece di avere un ruolo marginale in A1 preferiscono giocare in Legadue per avere più soddisfazioni dal punto di vista del minutaggio.

-Fino a che età un giocatore giovane è meglio parta dalla A2 per svilupparsi o è meglio il salto diretto?
“Non c’è una regola o una cosa che si può imporre, dipende dal giocatore giovane e a che punto è la sua formazione che vuole avere un ruolo in cui essere impegnati in prima persona, ci sono invece altri giocatori della stessa età che magari hanno bisogno di un percorso più lungo per completare il proprio percorso.

-Un giocatore di A2 può essere pronto anche per la Nazionale, vede qualcuno pronto per il salto?
“Bisogna sempre stare con gli occhi aperti e valutare che cosa c’è, noi abbiamo fatto a giugno dell’anno scorso un team dove c’erano tantissimi giocatori di A2 proprio perché Pozzecco voleva vederli e potrebbero essere coinvolti in un futuro per la Nazionale, magari per una formazione sperimentale come feci io a mio tempo. L’anno scorso ad esempio Davide Casarin ha fatto parte della Nazionale e veniva dalla LegaDue, quindi l’attenzione c’è, sta ai giocatori essere pronti.

-Il ritorno di RaiSport in A2 è stato un passo importante per la Lnp: il basket ha perso troppo tempo lontano dal chiaro in TV a tutti i livelli e cosa porta alla A2?
“Sono d’accordo con questa scelta e sono anche convinto che abbiamo perso molto pubblico perché per molti anni il nostro basket non è andato in chiaro, che è il modo migliore per attirare i nuovi appassionati e quindi ben venga queste partite che vanno in chiaro per la LegaDue che non fanno nient’altro che bene al nostro movimento.

-Cantù e Fortitudo, due realtà importanti nella sua carriera e nel suo cuore, che senso ha che due grandi piazze così da anni si dibattano in A2 e abbiano rischiato di sparire?
“Bisogna avere rispetto dei diritti sportivi, il fatto che in un certo momento della loro storia abbiano dovuto affrontare la realtà della LegaDue non è da imputare a nessuno se non alla Fortitudo e a Cantù che non si sono meritate per un periodo di giocare la Serie A, è chiaro che per storia, tradizione, pubblico meriterebbero l’A1 e sono in corsa per conquistarsela. Stanno attraversando due momenti diversi, perché la Fortitudo è una società nuova mentre Cantù l’ha già fatto tre anni fa e quest’anno ha più possibilità di andare in A1, che sente di riprendersi la Serie A mentre la F ha un po’ più di tempo.

-Come vive oggi Cantù, da tutti data come una delle due grandi favorite. Ancora molti alti e bassi, da cosa dipendono e Moraschini farà la differenza?
“Ci sono almeno 7/8 squadre che sono partite pensando alla promozione, quindi sarà sicuramente un campionato molto difficile per Cantù perché avrà avversarie agguerrite, non solo Trapani, adesso ha aggiunto Moraschini, un ottimo acquisto, deve recuperare Baldirossi e a quel punto lì se sarà necessario bisognerà fare un’altra aggiunta per conquistare la promozione, anche se queste sono decisioni che vengono prese dal club mentre io le vedo dall’esterno e faccio le mie considerazioni.

-Da Sacchetti a Cagnardi, da un super esperto a un emergente: cosa è successo a Meo e cosa ne pensa della nuova gestione?
“E’ stata una cosa sicuramente antipatica, perché la decisione che hanno preso a settembre poteva essere presa anche a giugno in modo da programmare in modo diverso. La gestione di Meo non aveva soddisfatto perché quando tu parti con il bisogno impellente di essere promosso è normale che qualche remora ti rimane però sarebbe stato giusto affrontarle a settembre. Cagnardi è un allenatore che a me piace, ha fatto le sue esperienze, tanti anni di assistente in Serie A anche in squadre importanti e credo che hanno sostituito Sacchetti nel miglior modo possibile.

-La Fortitudo è ripartita con competenza nelle figure centrali da Coach Caja a Teo Alibegovic, dopo gli ultimi anni tribolati, con il pubblico che non vedeva l’ora cambiasse tutto, è sulla strada giusta?
“E’ una società nuova, ci sono persone competenti per quanto riguarda il campo e questa è una garanzia, credo che non debbano vivere nell’assiduo di essere promossi perché devono dare la possibilità alla nuova società di strutturarsi e di consolidarsi. Sta dando grandissime soddisfazioni al pubblico della Fortitudo che merita sempre il meglio possibile e al quale sono particolarmente affezionato e quindi credo che la strada sia giusta, senza l’obbligo di dover centrare l’obiettivo subito quest’anno.

-Stupito dal girone d’andata? Può durare?
“Hanno legittimato la loro posizione in classifica con un rendimento sul campo che ha dato la possibilità di essere lì in alto, poi è ovvio che bisognerà vedere, all’interno della società, se ci sarà bisogno dell’aggiunta proprio perché il campionato è particolarmente competitivo e sono tante squadre che vogliono emergere e strada facendo è giusto anche che ognuno faccia le proprie valutazioni e decida anche se inserire qualche nuovo innesto, leggendo le ultime dichiarazioni forse verrà aggiunto un playmaker perché magari nelle scelte di Caja e di Alibegovic c’è la possibilità di crescere ancora facendo un acquisto in quel ruolo.

-Avrebbe pensato che queste due realtà avrebbero attraversato una fase problematica così lunga e lontana dal loro passato?
“Per chi ha vissuto il mondo del basket per così tanto tempo come me…sì è normale che sia successo, se andiamo a vedere nella storia delle società momenti di questo tipo li hanno vissuti tutti, ad esempio la Virtus, ma anche Varese, Milano, Treviso è scomparso e poi dopo è rinata, la Reyer nessuno si ricordava più che esistesse e poi è tornata prepotentemente, per cui insomma la vita di una società credo sia abbastanza ciclica.

-Cosa gli hanno dato queste due realtà sia in carriera che sul piano umano?
“Cantù mi ha dato tanto, la mia storia parla chiaro, ero ragazzo giovane a Milano e avevo ormai abbandonato il basket per lavorare e completare gli studi, Cantù però mi ha dato la possibilità di tornare al basket e diventare un giocatore professionista, mi vendo quasi totalmente la mia carriera da giocatore a Cantù. Quello che sono oggi e che sono stato se non ci fosse stata Cantù probabilmente non ci sarebbe stato, magari avrei vissuto la mia carriera lavorando in banca o nella mia azienda, non avrei fatto pallacanestro. Devo riconoscere a Cantù che tutto quello che è venuto dopo è grazie alla loro intimazione che ho avuto la possibilità di tornare a giocare. La Fortitudo è stata una tappa importante della mia carriera perché veniva dopo Varese, un’esperienza molto bella con un successo, il primo campionato vinto, stavo per firmare a Malaga ma poi mi venne offerta la F e decisi di accettare avendo anche una squadra competitiva, perché fu la più forte con cui ho vinto il campionato, e poi essere coinvolto in un’atmosfera con i tifosi che sono con te durante tutta la settimana è stata un’esperienza coinvolgente e difficile da dimenticare.

-Le piacerebbe un giorno dare una mano? Al Paladozza aspettano una sua visita…e lei ci è tornato spesso.
“Quando ho avuto occasione sono tornato, non per motivi particolari ma per alcune situazioni, come capiteranno in futuro e vedere le partite della Fortitudo volentieri.

-Parlando di nuovo del campionato di A2, quali sono le big e le rivelazioni di questo girone d’andata?
“Secondo me le squadre che sono partite per la promozione sono tutte nella parte alta delle due classifiche, son due gironi un poco diversi perché quello della Fortitudo è molto più difficile per la quantità di squadre che sono attrezzate per salire, in quello di Trapani e Cantù è più facile trovare una sorpresa che in questo momento è l’Urania Milano la quale sta giocando senza americano dall’inizio del campionato.

ANTEPRIMA PRIMA GIORNATA DI RITORNO
-Analisi di quattro big match della prima giornata di ritorno, iniziamo dal girone Rosso, Udine-Nardò, con quest’ultima che è la vera sorpresa di questo girone d’andata.
“Si è vero Nardò è la sorpresa e infatti credo che questa sarà la partita che chiarirà esattamente le ambizioni di Udine proprio perché Nardò viene da 7 vittorie consecutive ed è la rivelazione nel girone Rosso della Fortitudo e per Udine affrontare una squadra che viene da una striscia vincente sarà una prova per dimostrare che le sue ambizioni sono legittime, se riuscirà a fermare la corsa di Nardò.

-Seconda partita del Girone Rosso, Forlì-Cento, con i padroni di casa che devono cercare di non perdere troppo terreno dalla Fortitudo.
“Sembrano quelle situazioni scontate, le ambizioni di Forlì e poi la disperazione di Cento, e considerando le due squadre il favore del pronostico va a Forlì.

-Passando al Girone Verde, Sebastiani Rieti-Agrigento, con gli ospiti che sembrano pericolosi in casa mentre in trasferta hanno qualche difficoltà in più.
“Penso che Agrigento in trasferta non è tanto forte come in casa e non bisogna sottovalutare che Rieti, vincendo, può continuare a stare attaccata al gruppo di testa e proporsi in futuro in alternativa all’Urania come rivelazione del campionato, quindi è una vittoria che per Rieti è fondamentale nel prosieguo.

-Ultima partita, Cantù-Juvi Cremona, con Cantù che è inciampata in qualche sconfitta di troppo ed è ora a 4 punti da Trapani, mentre la Juvi sta continuando il suo bel cammino in campionato.
“E’ una partita delicata per Cantù perché in questo momento è falcidiata dalle assenze e credo che al completo sarebbe una partita non dico senza storia ma con un unico favorito, in questa situazione la Juvi Cremona ha la possibilità di giocarsi le sue carte.

Alessio Apicella

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Foto di Ciamillo Castoria