In occasione della tredicesima giornata di Serie A2, abbiamo intervistato il grande Pierluigi Marzorati, bandiera storica ed icona di Cantù, playmaker che giocato 26 anni per la squadra canturina, vincendo 2 scudetti, 2 Euroleghe, 4 Coppa delle Coppe, 4 Coppa Korac e 2 Coppe Intercontinentali. Inoltre all’età di 54 anni, nel 2006, è sceso in campo in occasione dei 70 anni della squadra biancoazzurra per disputare la prima di campionato contro i campioni in carica della Benetton Treviso, giocando per due minuti. In quest’intervista abbiamo ovviamente parlato di Cantù, ma anche di Serie A2 in generale, di giovani e dei problemi che abbiamo in Italia in Nazionale e dal basso, oltre a dei pronostici per i big match del weekend.

Cantù sembra più forte dell’anno scorso, può essere ora con Basile italiano e Hogue la Trapani dell’anno scorso? E chi può essere, inoltre, il leader emotivo?
“Sicuramente poter disporre di 3 stranieri è un’opportunità molto importante, inoltre mi sembra una squadra equilibrata, l’inserimento di un play come De Nicolao che ha esperienza anche se non appare tanto, si vede che è un giocatore che sa gestire i tempi della squadra. Lui sarà importante ai playoff in caso di non promozione diretta, in particolare nella parte finale della stagione. Ci sono tanti terminali, Moraschini, McGee, Basile e Hogue, che dipenderanno dalla capacità di De Nicolao di leggere le varie partite e capire chi è più in forma in una giornata piuttosto che in un’altra, anche perchè non c’è un’altra squadra credo con quattro giocatori così. De Nicolao poi non dico che è il miglior playmaker dell’A2 però sicuramente è il giocatore giusto per questa squadra.

Se arrivasse la Serie A la base della squadra andrebbe mantenuta?
“Diciamo che in linea di massima queste quattro, cinque persone possono essere all’altezza, certo che bisognerà irrobustire la panchina perchè l’A1 è molto diversa dell’A2, bisognerà allungarla.

Cosa può dare Basile alla Nazionale e cosa le piace di lui?
“Basile all’Italia può dare molto, ha fatto una scelta intelligente, di lui mi piace che è un 2.05m fisicamente molto dotato e con una mano molto dolce, quindi si può permettere di tirare da tre, quello che deve imparare è che in Italia non è come negli Stati Uniti dove gli avversari vengono rispettati secondo le regole, qui ci sono giocatori di esperienza che giocano sui trucchetti, pestando le mani, con i gomiti, delle scorrettezze al limite del regolamento che però i piccoli usano in Italia contro i lunghi. Lui deve tirare fuori i gomiti e farsi rispettare dagli avversari, penso ci vorranno un paio d’anni ma ha la potenzialità di essere il lungo che la Nazionale sta cercando, poi magari arriveranno altri ragazzi, ma con queste caratteristiche oggi come oggi in Italia non ne abbiamo. Non è al livello di Meneghin però su quello dei giocatori importanti sotto canestro, anche perchè l’asse play-pivot è importante, se è difficile trovare un play migliore di Marzorati sicuramente è importante trovare un centro che si avvicini il più possibile a Meneghin.

Brienza è tornato a casa dopo essere stato coach dell’anno in Serie A, lo vede maturato e cresciuto rispetto alla precedente esperienza?
“A Pistoia era rispettato e anche adorato, se il pubblico adora un allenatore significa che è uno capace, perchè poi nello sport sono importanti gli schemi ma se perdi diventa carta straccia, se vinci diventano teorie da percorrere. Il pubblico a Pistoia poi ha contestato quando è andato via, ciò significa che oltre alla teoria è anche un vincente. Voglio fargli i complimenti anche perchè Basile ha girato tante squadre e nessuno si è accorto della potenzialità di farlo diventare italiano, ci ha visto lungo.

Cantù gioca a Desio, la questione palazzetto è un ostacolo?
“Assolutamente no, perchè poi è vero che perdiamo qualcosa da Cantù dato che non tutti hanno la possibilità di venire a Desio in auto però devo dire che stiamo acquisendo dei tifosi di peso, perchè Cantù fa parte della Brianza, quindi oltre ai 40.000 della città, arriviamo ad 1 milione con tutta la Brianza, per cui credo sia un bel vantaggio.

La società attuale è attrezzata per fare l’A1? E Marzorati non ha mai pensato di avere un ruolo nella società?
“Non è che bisogna essere attrezzati, ma oggi come oggi la differenza la fanno i giocatori, perchè se per l’A2 ci si può accontentare di un certo livello, poi in A1 c’è bisogno di giocatori anche per la panchina. Io ho la mia attività di ingegnere sull’impiantistica sportiva, abbiamo dei progetti molto interessanti ed importanti e non ho tempo per distrarmi, poi ciò che mi sento di fare in questo momento è cercare di promuovere attraverso la nostra associazione di veterani del basket LIBA Italia ASD, portiamo avanti delle iniziative rivolte ai giovani e al settore femminile per avvicinarli al basket, soprattutto quest’ultimo inoltre è trascurato dalla Federazione.

In cosa sono diversi i giovani di oggi, e soprattutto tra società e allenatore di chi è più la colpa nel loro utilizzo risicato?
“La differenza è che i giovani una volta avevano più fame, perchè per andare ad allenamento noi non andavamo in auto ma in bicicletta, e soprattutto in inverno che faceva freddo dovevi andare forte per riscaldarti ed arrivare ad allenamento, automaticamente eravamo già pronti. Ora invece rimangono in casa a giocare con il PC, o a studiare, e quindi diventa anche noioso prendere la borsa e andare ad allenamento, c’era una preparazione completamente diversa. E’ chiaro che i giovani sono molto più disponibili rispetto ad un adulto, quindi il discorso vale soprattutto per i genitori che devono cercare di fare il bene del ragazzo e non alleviare la fatica, perchè il basket è una scuola di vita, ti insegna a stare con gli altri, a soffrire. I genitori non devono fare il contrario e mettergli in testa che l’importante è diventare campioni, la cosa importante è che crescano con un gruppo di ragazzi come loro e che possano esprimere il talento che ognuno ha a disposizione, bisogna fargli capire che la stanchezza e il lavoro non sono mai sprecati ma soprattutto vivere lo sport con entusiasmo, certo che se i ragazzi li motiviamo nel modo giusto cercheranno di esprimersi al meglio, l’importante è non drogarli con l’idea di essere sempre i più forti.

Come vede il livello di questa A2, e che ne pensa della nuova formula?
“La formula mi piace, ma il livello è molto basso, bisogna di nuovo ripartire dai vivai per gli italiani, dobbiamo trovare il modo di credere in una scuola di formazione di giovani allenatori, dirigenti in modo da far vedere alle famiglie e alle aziende con pochi soldi che è importante si diano una mano a gestire la squadra.

Delle altre squadre chi vede favorita?
“Il campionato certo che è difficile quindi non sono definite le posizioni, Cantù è una delle candidate, mi aspetto francamente di più da Brindisi e Fortitudo Bologna, o Pesaro, mi è dispiaciuto per ciò che è successo a coach Sacripanti perchè poteva essere un’altra squadra tra le pretendenti, così come Udine può esserlo.

Cosa vede nel futuro della Nazionale, Pozzecco lo convince come CT?
“Il ruolo del CT dipende dai giocatori, bisogna trovare la materia prima, noi in questo momento non abbiamo lunghi, secondo me dobbiamo trovare uno che si avvicini il più possibile a Meneghin per darci sicurezza, perchè dobbiamo impensierire le migliori, non nazionali come l’Islanda, e tornare ad un podio sia per la maschile ma anche per la femminile.

Quali sono le priorità del nostro basket…ora che ci sono le elezioni, cosa suggerirebbe ai due candidati?
“Sicuramente quello di non fare propaganda che ne abbiamo vista fin troppo, ma fare delle cose per i giovani, per la formazione di allenatori e dirigenti, anche per le famiglie, bisogna andare sul territorio per dare una linea dal punto di vista tecnico, formativa ed educativa perchè le società sono un pò abbandonate. Inoltre le sponsorizzazioni sono sempre difficili, anche se le leghe per quello che hanno a disposizione stanno facendo un buon lavoro, quello che manca sono degli interventi anche al Governo per chiedere dei contributi all’impiantistica sportiva sia indoor che outdoor.

Rimini-Cantù è il big match di giornata, chi può spuntarla?
“Spero Cantù, però giochiamo a casa loro, Rimini è in un buon periodo di fiducia con ottimi risultati anche in trasferta, per cui troveremo un’avversaria che può darci tanto fastidio. E’ una partita fondamentale per loro perchè vincendo potrebbero allungare e mettere un mattone sulla promozione diretta, noi invece ci avvicineremmo e metteremmo tutto in discussione per il primo posto.

Urania Milano-Cividale è un’altra sfida molto interessante, chi vince?
“In genere non faccio pronostici, dico che potenzialmente l’Urania può vincere, però Cividale in questo momento sta dimostrando più continuità.

Foto di Ciamillo Castoria