Il momento non è semplice. Per la classe arbitrale e in generale per tutto quello che gli ruota attorno. Certe scelte sono veramente difficili da comprendere. La lucidità è necessaria per poter esaminare nei minimi dettagli delle situazioni di gara in cui gli stessi arbitri sono chiamati in pochi secondi a prendere delle decisioni che evidentemente indirizzano la partita. Il problema inizia nel momento in cui, in aiuto loro arriva l’instant replay. E la lucidità lascia spazio all’arroganza.

Bulgheroni prende posizione e non ci sta. Il presidente di Varese ha rilasciato dichiarazioni importanti a VareseNoi dicendosi insoddisfatto dell’arbitraggio di domenica sera e . “Vorrei evitare di commentare immagini che sono molto chiare. Sottolineo due cose: la prima è che trovo inopportuna la designazione di Paternicò, siciliano, per questa partita; la seconda è che purtroppo non c’è stato un metro di giudizio univoco per le due squadre, che poi è quello che si chiede agli arbitri di essere imparziali.” Potremmo dire, utilizzando un eufemismo, che le scelte di Paternicò abbiano in qualche modo indirizzato un match. Che Varese aveva in pugno. E che ha perso all’overtime.

Non si cada nel trabocchetto degli strani pensieri. Sovviene però una riflessione spontanea. Quale criterio è stato usato per assegnare il primo antisportivo a Librizzi? È una domanda importante. Un gigante dello sport, Vudjain Boskov, diceva: “Rigore è, quando arbitro fischia”. Parafrasandolo, diremmo: “Antisportivo è, quando arbitro fischia.” E di fatto, l’unica ragione del primo antisportivo resta quella. Un fischio e basta. Perché motivo non c’era. Tralasciando anche l’enorme errore sull’espulsione, già forse più comprensibile perché si voleva usare lo stesso peso e la stessa misura per Hands e Alibegovic che hanno provato ad azzuffarsi, è ancora più inconcepibile l’antisportivo fischiato ai danni di Bradford. E su questo pesa come un macigno il fatto di essere persino andati a rivederlo al monitor, aver esitato e aver fischiato un qualcosa che non ha spiegazioni.

Il momento non è semplice. Perché Hands ha rimediato una squalifica di due giornate. E probabilmente ora Varese farà ricorso per capire come riuscire a decurtare la squalifica stessa.  Perché Varese, nonostante una partita aggressiva dal punto di vista difensivo, ha visto Trapani andare in lunetta più di 40 volte. Un unicum. Perché il clima era già infuocato intorno sia alla squadra siciliana che a quella lombarda, e ora non può far altro che auto alimentarsi questo fuoco per i due diversi obiettivi stagionali dei due roster.

Il nuovo corso a Varese è iniziato con il sorriso a metà. Se da una parte coach Kastritis ha sicuramente ridato linfa ad una squadra che sembrava aver perso l’anima, dall’altra bisognerà fare forte attenzione al modo in cui viene rilasciata questa linfa in campo. La spasmodica aggressività vista a Trapani non aiuta e il metro arbitrale della terna di domenica ha chiaramente dimostrato che, oltre ai pesanti errori, Varese non può permettersi di arrivare a giocarsi un’altra cruciale partita con tre centri contemporaneamente in campo a causa di 5 giocatori usciti per 5 falli o espulsi. La salvezza passa anche dalla ponderatezza e dalla stabilità mentale nei momenti cruciali. Varese è padrona del suo destino e da domenica bisogna dimostrare di aver smaltito quelle polemiche e quelle scorie che potrebbero ancorarla in fondali paurosi e in problemi troppo più grandi degli errori commessi dalla terna arbitrale a Trapani.