I sorrisi, le giocate, la semplicità: Varese passeggia contro Napoli, la annichilisce 106-75 e adesso aspetta solo che si componga il tabellone delle Final Eight. Pancotto e la sua Napoli tracollano: questa Openjobmetis, quando gioca così, non ha eguali.

Un match senza senso quasi sin dall’inizio, con Varese che si proietta in versione NBA sin dai primi istanti di gioco. In questo senso la schiacciata di Owens che sembra voler emulare Ja Morant, per versatilità e ferocia, ad un minuto dall’inizio, aveva già preannunciato un po’ l’andazzo del pomeriggio. Che si è confermato a lungo andare, con proprio Owens autore della sua miglior prova stagionale sotto le plance, annichilendo in marcatura Williams e Stewart che sistematicamente soffrono la sua agilità e il suo slancio. Poi lui, l’uomo in più di questa Varese: Justin Reyes. Impressionante la fisicità e l’eleganza di un giocatore che è stato fuori da novembre e che al rientro ufficiale sul parquet mette a referto 19 punti, finendo top scorer. Insomma, Brase non può fare a meno di lui, della sua esplosività, della sua voglia di dimostrare a tutta la lega di essere uno dei migliori nel suo ruolo.

E’ chiaro che poi Varese si esalti quando trova fiducia e spazi. Lo abbiamo sempre detto: questa squadra è una sorpresa solo per chi non comprende l’armonia con la quale è stata costruita. La pluralità resta il punto fermo e cardine di questo roster, che vede 6 giocatori essere andati in doppia cifra oggi. Un altro numero impressionante è il seguente: Varese è il miglior attacco della Serie A con quasi 93 punti segnati a partita. I 106 di oggi ingrandiscono solo una statistica impressionante, che certifica la mentalità americana apportata da coach Brase a questa squadra. Adesso non resta che sognare, perchè al completo questo roster è inferiore solo a Milano e Bologna che praticano un altro sport. Per il resto, giocarsela è un dovere, e con i dovuti miglioramenti, si può tornare a guardare il cielo e staccare i piedi per terra. Owens oggi l’ha fatto spesso. Adesso tocca anche agli altri. Nel sorriso di Galbiati, sull’83-64 c’è il riassunto di un match epico. Epico.