Anche la NCAA ha acceso i motori.. La regina NBA è la prima a  partire, ma non molto distante ecco che anche lil torneo universitario più prestigioso al mondo si riaffaccia sugli schermi statunitensi e non. Così dopo un mese e mezzo di gare,abbiamo pensato di proporre ai nostri lettori una sorta di Power Ranking su cui gli appassionati possano concentrare la propria attenzione. Fermo restando, ovviamente, che la storica imprevedibilità della competizione rende matematicamente impossibile sapere chi si presenterà, ad inizio aprile, per reclamare il trofeo.

1) Kansas

Coach Bill Self è alla ventiduesima stagione sulla panchina, e nell’Olimpo del college basket ha già avuto modo di metterci piede, portando a casa le edizioni del 2008 e del 2022. Quest’anno viene dato come favorito per aggiungere il terzo alloro, e può riuscirci soprattutto grazie alle prestazioni di Zeke Mayo ed AJ Storr. I due sono complementari. Play con visione di gioco e punti nelle mani ma macchinoso nei movimenti il primo, guardia da sbarco e con tiro pulito il secondo, possono rappresentare un pericolo perimetrale al fine di liberare spazi in mezzo per Hunter Dickinson, lungo dai fondamentali vecchia scuola che farà brillare qualche occhio agli appassionati del basket d’antan.

2) Alabama

Se qualche anno fa qualcuno avesse detto che la sezione di pallacanestro dei Crimson Tide avrebbe infiammato i cuori come i dirimpettai del football americano, probabilmente uno degli interlocutori avrebbe consigliato un periodo di riposo. E invece, la competitività di Alabama negli ultimi anni è diventata una realtà tutt’altro che sporadica. Il verticale e ambidestro Clifford Omoruyi, come i suoi immediati predecessori nel ruolo di centro, sarà l’ancora centrale del gioco. Gioco che però partirà dalle transizioni condotte da Mark Sears, e potrà altresì contare sulle piroette sotto canestro e il tiro da fuori dell’ala forte Grant Nelson.

3) Connecticut

Sono i bicampioni in carica, e non accadeva dai tempi dei Florida Gators di Billy Donovan in panchina e  Corey Brewer, Al Hordford e Joackim Noah in campo (2006 e 2007). Non c’è due senza tre? Ecco, su questo si può aprire un dibattito. Il potenziale sembra infatti inferiore rispetto all’anno passato, ma la versatilità di Alex Karaban e la concezione del tempo di Liam McNeely, le due ali, non si regalano a nessuno. Se poi aggiungiamo la capacità di Solomon Ball di crearsi un tiro da solo, mandandolo per giunta a bersaglio con continuità, appare a questo punto chiaro che gli Huskies non possono essere affatto sottovalutati.

4) Houston

A far crescere in pochi anni è stata la sapiente guida di Kelvin Sampson, all’undicesimo anno ai Cougars (ma quattordicesimo a Houston, perché prima era assistente ai Rockets). Il suo prolungamento in campo in questa stagione sarà Milos Uzan, play che gioca sulle linee di passaggio avversarie e sa sia concludere da solo, sia guardare i compagni. Toccherà a quest’ultimo attivare LJ Cryer, tiratore da qualsiasi distanza, assist-man alla bisogna e, tanto per non farsi mancare niente, anche difensore granitico. Una bella coppia con Emmanuel Sharp, che da tre punti dà l’impressione di essere un bombardiere naturale.

5) Gonzaga

Gonzaga è quel team che è presente in ogni competizione sportiva: entra in Conclave papa e ne esce deluso cardinale. Coach Mark Few ha avuto l’indubbio merito di dare credibilità ad un programma che aveva poca tradizione, ma al momento, come direbbero da quelle parti, sta mancando sempre un centesimo per fare il famigerato dollaro. Le speranze quest’anno sono state riposte su Graham Ike, che regna sovrano nel pitturato. A favorirlo saranno lo sgusciante Michael Ajayi, trasfer da Pepperdine, e il play Ryan Nembhard, affidabile al tiro e abile esecutore di tagli senza palla, i quali gli consentono non di rado di trovare punti da smarcato.

6) Baylor

Discorso leggermente diverso, invece, lo si può fare per Baylor. L’ateneo texano viene infatti da tre eliminazioni di fila al secondo turno della March Madness, mentre nel 2021 il torneo lo aveva invece portato a casa, vincendo in quel di Indianapolis contro… Gonzaga, appunto. Nel 2024/2025 a Waco è giunto da Duke il play Jeremy Roach, efficace in penetrazione ed esperto nell’amministrare il pick&roll. Una manna per l’altro transfer, Norchad Omier, centro atletico dotato di un apprezzabile repertorio di movimenti sotto canestro: dalla loro intesa dipenderanno molti dei destini di Baylor, e gli spazi che potranno essere sfruttati dalla mano educata di Rob Wright III.

7) Iowa State

Il paradosso è che lo Stato dell’Iowa può decidere la sorte delle elezioni presidenziali statunitensi, ma alla causa del basket nazionale ha saputo portare al massimo solo due allenatori, Fred Hoiberg e Jeff Hornacek. Del primo fu associated head coach TJ Otzelberger, che ora siede sullo scranno più importante dei Cyclones ed ha la ghiotta opportunità di rendere il college una mina vagante pronta ad esplodere. Ago della bilancia sarà Keshon Gilbert, elettrica guardia/ala con diversi punti nelle mani. Caratteristica che condivide con Milan Momcilovic, filiforme 4 del Wisconsin (sì, il nome può trarre in inganno) che ha un raggio di tiro molto ampio. Attivare entrambi sarà dovere di Tamin Lipsey, play non rapidissimo, ma con rilevante cambio di passo.

8) Duke

C’era una volta Duke. Non molto tempo fa, in realtà, perché nel 2025 saranno solo dieci anni dall’ultimo titolo vinto dai Blue Devils: da allora, però, solo una Final Four (2022), l’ultima con Mike Krzyzewski sulla tolda di comando. Coach Scheyer è al terzo anno da solo, ed ha bisogno di dimostrare che Duke è ancora un programma competitivo. Ad aiutare in questo senso è stata la lettera d’intenti firmata da Cooper Flagg, esterno di 2.06, creativo dal palleggio ed esplosivo nei pressi del canestro, prospetto numero 1 di ESPN. Supportarlo sarà compito del cecchino Kon Knueppel e del funambolo Tyrese Proctor, entrambi esterni.

9) Arizona

Due Sweet Sixteen in tre anni non sarebbero neanche un risultato malvagio, se non fosse che nel triennio in questione i Wildcats hanno avuto sempre il seed numero 1 o 2. Forse è per questo che si è scelto di partecipare alla conference Big 12, maggiormente allenante. Per spezzare questo tabù servirà la miglior versione di Caleb Love, quella fatta di penetrazioni piratesche e assist generosi per i compagni meglio piazzati. Sotto canestro troverà, in appoggio, la potenza controllata di Trey Townsend, ma entrambi saranno efficaci solo se messi in ritmo dal cervello fino della point guard Jaden Bradley.

10) North Carolina

Come l’arcirivale Duke, anche la stella di UNC sembra essersi improvvisamente spenta con lo svoltare dell’attuale decennio. Il nadir, in questo senso, è stato il mancato approdo alla March Madness nel 2023, un’onta per un ateneo di questo calibro. Tornare nelle posizioni di vertice è possibile? Sì, ma bisogna che funzioni il tandem composto dallo scorer RJ Davis e dall’atletico Ian Jackson. Il centro Ven-Allen Lubin, mano educata fronte a canestro e ragguardevole arsenale di finte e piroette in post basso, aggiunge inoltre una dimensione interna che potrebbe risultare un fattore determinante per il rilancio dei Tar Heels, dopo anni di troppe vacche magre.

 

Di Luigi Ercolani

Foto credit: Kansas University