La stagione della Fortitudo Bologna fino a questo momento è stata, come scritto e ripetuto più volte, sopra le aspettative. Una regular season in testa alla classifica del girone rosso, fatta esclusione per la beffa nel finale ad opera di Forlì, che non toglie però l’egregio lavoro fatto dalla Flats Service.
Chiaramente i grandi protagonisti e artefici dell’annata positiva sono stati i cinque titolari, Fantinelli, Bolpin, Aradori, Freeman, Ogden e anche il sesto uomo, Panni, ha dato una grossa mano. Meno entusiasmante è stata sicuramente la panchina, che raramente è riuscita a garantire a coach Caja il giusto apporto in campo. Proprio su questo punto sorgono diversi dubbi, perchè se da un lato le prestazioni delle seconde linee non sono state soddisfacenti, dall’altra le opportunità di sbloccarsi e giocare senza troppa pressione non sono state, per tutti, molte. Solo quando i membri del quintetto sono risultati indisponibili allora la palla è passata ai gregari.
La linea del non concedere margine d’errore alla lunga è costata alla Fortitudo. Infatti man mano che si è andati avanti con la stagione e le prime punte hanno iniziato ad accusare stanchezza o banalmente hanno steccato una partita, coach Caja non ha avuto vere alternative al suo arsenale.
Le responsabilità chiaramente non sono solo da una parte, ma sono condivise, perchè comunque quando i pochi minuti e le rare volte che i membri della panchina sono scesi in campo non sono riusciti a capitalizzare le opportunità concesse. In particolare Conti e Morgillo, che fra tutti sono stati quelli che hanno avuto più occasioni per calcare il parquet. Il primo nel corso della stagione regolare ha giocato 19 partite con 9,7 minuti di media in cui è riuscito a segnare 2,3 punti e a tirare con il 33% da due (9/27) e con il 13% da tre (4/32). Per il secondo invece le partite sono state 22, i minuti 10,2 e i punti 2,3. I due dunque sono forse quelli che più tra tutti hanno sofferto il fatto di avere un allenatore molto esigente e poco permissivo per quanto riguarda gli errori.
Diverso il discorso per Giordano e Taflaj che il campo lo hanno visto con molta meno frequenza e talvolta anche da più lontano rispetto ai compagni, vedi l’ex Torino. Il classe 2003, esclusi i 2 minuti in Supercoppa, non ha mai lasciato la panchina fino a metà novembre contro Udine. Da quel momento ha disputato altre 6 partite, arrivando a 7,3 minuti e 2,3 punti di media. Il nazionale albanese invece ha passato gran parte delle gare in tribuna, calcando il campo in sole 4 occasioni, totalizzando 9,75 minuti, 3,5 punti di media e tirando con il 70% da due (7/10).
Il ragionamento da fare è dunque diverso per chi qualche occasione l’ha avuta e, per motivi diversi, non è riuscita a sfruttarla a dovere, rispetto a chi invece ha avuto veramente pochissimi frangenti in cui dimostrare le proprie capacità nel corso delle gare.
Per quanto riguarda l’ultimo componente della panchina, Luigi Sergio la questione non rientra in nessuno dei due casi prima citati. Non si tratta di un giovane in crescita che deve dimostrare il suo valore, ma di un giocatore fatto e finito che è arrivato in estate dopo un lungo periodo di stop alle spalle. L’ex Scafati rientra nel ruolo che più gli cade a pennello, ovvero un profilo che fa del suo punto forte tutto quello che non rientra nelle statistiche. Lavoro sporco, tra palle vaganti, difesa e collante per la squadra.
Tutto questo discorso è cambiato con l’inizio della fase a orologio, che ha modificato le carte in tavola. L’infortunio di alla caviglia di Fantinelli in prima battuta e poi quelli in Coppa Italia di Aradori e nuovamente del capitano biancoblù hanno alterato gli equilibri. Le circostanze hanno concesso molto più spazio agli uomini della panchina che hanno ripagato la chance con un exploit nell’ultima partita contro Latina. Le seconde linee si sono prese la scena e in particolare Conti e Taflaj hanno giocato la loro miglior partita della stagione, scollinando entrambe la doppia cifra con rispettivamente 13 e 10 punti.
Chiaramente ora sorgono una serie di quesiti: la prestazione è arrivata grazie al fatto di non avere pressione, siccome al primo errore non avrebbero comunque lasciato il campo data la mancanza di sostituti, oppure finalmente sono riusciti a sbloccarsi? La risposta riusciranno a darla solo le prossime partite della Fortitudo che potrebbero avere un ruolo cruciale anche sull’epilogo della stagione. Arrivare in fondo infatti con una panchina pronta o meno potrebbe fare tutta la differenza del mondo.
In foto Taflaj (Fortitudo Bologna)
Alessandro di Bari