È uno dei volti e dei nomi storici del nostro basket, uno dei decani delle panchine della pallacanestro italiana ed europea. È coach Jasmin Repesa.
Il tecnico croato – ora direttore sportivo della federazione croata – è reduce dall’ennesima annata di successo della sua carriera, alla VL Pesaro, ha deciso di prendersi un anno sabbatico dai club, ma lavorerà per la sua nazionale e per riportarla ai fasti di un tempo dopo annate in calando. 

Coach Repesa, ha visto le prime partite dell’Italbasket? Come le sono sembrate?

“Si, le ho seguite. Mi sembra un bel roster, ci sono stati pochi cambiamenti rispetto all’anno scorso. Si è dato quindi continuità sul lavoro iniziato e questo è sicuramente un bene. Peccato solamente per la rinuncia di Mannion. Un giocatore che era perfetto per il sistema di gioco di Pozzecco e che lo aveva già dimostrato nelle partite in cui è stato chiamato in causa.
Vedo qualità in praticamente tutti i ruoli, si è vista un’indubbia crescita in molti giocatori e soprattutto c’è una chimica eccellente. E per questo va dato merito a Poz”. 

Questa chimica dove può portare la squadra di Pozzecco? 

“È una squadra che non ha paura di sporcarsi le mani, si vede proprio la voglia di vincere contro chiunque. Anche contro le nazionali più quotate. E questa cosa è fondamentale”. 

Si parla sempre di carenza di lunghi nella nostra nazionale. Secondo lei l’Italbasket come può gestire questo problema?  

“I lunghi sono tipici, ma non per questo meno pericolosi. L’Italia infatti ha giocatori sotto canestro che possono giocare fuori ed essere vere minacce con il tiro da tre. Questo potrebbe creare tantissimi problemi agli avversari”. 

Lei ha seguito i primi passi del Pozzecco allenatore. Se lo sarebbe mai aspettato C.T. della Nazionale? 

“Per giudicare qualcuno bisogna vedere una stagione intera. E già dopo Sassari ho detto che lui ha tutto per essere un allenatore straordinario. È abilissimo nel creare un sistema di gioco funzionante. Alla Dinamo per esempio ha dato identità e quindi il lavoro è stato ottimo facendo emergere giocatori importanti come Spissu, Kruslin, Bilan e Bendzius.
Sa trovare ottime soluzioni offensive con posizionamenti giusti ed intelligenti, ma soprattutto una difesa veramente connessa e compatta. Già in quell’occasione si poteva vedere che quella è la sua strada giusta”. 

Quali risultati può ottenere con l’Italbasket? 

“Ha confermato tutto con la Nazionale. Non solo con i risultati che possono comunque essere una variabile perché ci sono mille cose decidono un esito. Mi basta vedere come sta giocando la sua squadra e come sta in campo”. 

Come è cambiato da Pozzecco giocatore a Pozzecco allenatore? 

“È molto maturato, soprattutto come persona. Si è sposato ed è diventato padre. Lui capiva il gioco in maniera straordinaria, il suo QI cestistico era molto superiore a quello di tutti gli altri. Sapeva prendere sempre le decisioni giuste, sia in transizione che a gioco ragionato.
Le difficoltà che ha incontrato da giocatore derivano dal suo fisico, all’epoca non si lavorava come oggi sul corpo. Ma compensava tutto con intelligenza e velocità che lo hanno reso uno dei migliori giocatori d’Europa”. 

Nel 2016 lei volle con sé un giovane Simone Fontecchio all’Olimpia Milano. Aveva già intravisto in lui un potenziale giocatore da NBA? 

“Ho scommesso su tre talenti italiani negli ultimi anni: Fontecchio, Abass e Procida. Nella mia carriera ho mandato oltre 30 giocatori in NBA. Sono giocatori di altissimo livello che stanno emergendo in maniera importante. Sappiamo quanto sia stato sfortunato Abass con quei due infortuni gravissimi. Ma avrebbe avuto un potenziale tecnico, atletico e fisico enorme.
Purtroppo in tutti e tre i casi, alla mia partenza qualcuno non ha riconosciuto le loro potenzialità e capacità e li hanno mandati via. Sappiamo Fontecchio la strada che ha fatto tra mille prestiti”. 

Sappiamo che lo voleva anche a Pesaro… 

“Prima dell’inizio del mio primo anno a Pesaro avevamo praticamente chiuso l’accordo con Simone. Poi all’ultimo momento è venuta fuori l’Alba Berlino ed è approdato in Germania. Ma, obiettivamente, Fontecchio meritava di andare la e fare poi la strada che ha fatto.
Ha capacità incredibili. Ha tutte le carte in regola per giocare ad alto livello anche in NBA: ha un tiro micidiale, è fisico e atletico”.  

Secondo lei come mai i giocatori italiani per maturare ed emergere sono costretti ad emigrare all’estero? 

“La risposta è semplice: tanti allenatori in Italia si fidano solamente degli americani e danno la palla in mano a loro cosicché possano decidere tutto loro sul campo. Perché lo fanno? È una domanda che va posta a chi lo fa” 

Lei ha fatto le fortune dei club italiani con giocatori italiani. In Fortitudo, per esempio, con la coppia Belinelli-Mancinelli. 

“Sono uno che ha dato la chance a tantissimi giocatori italiani durante tutta la mia carriera. Basti pensare che nel mio ultimo anno a Pesaro si è vista una crescita esponenziale di Visconti, di Totè e anche quella – più conferma a dire il vero – di Moretti”. 

Come vede questa FIBA World Cup? 

“Ci sono tanti giocatori importanti, peccato solamente per l’assenze delle grandi stelle come Jokic, Antetokounmpo e Murray.
Vedo un mondiale molto equilibrato dove tutto si deciderà nella fase ad eliminazione diretta: chi ci arriverà al meglio e più in fiducia potrebbe trionfare. In queste competizioni si gioca praticamente tutti i giorni e qui vale il discorso “vincere aiuta a vincere”. Le vittorie portano esaltazione e fiducia. Si trova una chimica e una consapevolezza straordinaria”. 

C’è qualche favorita? 

“Secondo me ci sono almeno 7/8 squadre che possono vincere. Ci sono gironi più o meno forti. Ma ci sono squadre con grande potenziale come la Serbia, Spagna e anche Slovenia. Quest’ultima con un Doncic in forma può fare strada nonostante l’assenza di Cancar che si è infortunato durante la preparazione.
Gli Stati Uniti hanno creato un coaching staff di primissimo livello, forse il migliore al mondo. Ma anche Canada e Australia con tanti giocatori NBA possono essere pericolose e possibili vincitrici”.

Ora si sta dedicando al suo ruolo di direttore sportivo della federazione croata, come si trova in questa nuova veste? 

“Il nostro basket ha una grande tradizione. Purtroppo gli ultimi anni sono stati difficili e non stiamo passando un momento esaltante. Ho ricevuto una telefonata due mesi fa dal presidente federale per ricoprire questo ruolo e aiutare a rimettere le cose a posto partendo dalla prima squadra fino a tutte quelle giovanili”. 

L’inizio è incoraggiante con la vittoria in Turchia… 

“Ho passato un’estate molto impegnativa, sono tornato a casa da poco. Per fortuna siamo riusciti a fare bene: abbiamo passato il pre-preolimpico, siamo entrati nel programma olimpico con un budget non stellare. Per noi è stata una cosa importante e ora aspettiamo di vedere cosa succede ai mondiali per capire cosa sarà del nostro futuro”. 

Stiamo seguendo la crescita di suo figlio Dino, anch’egli allenatore. Come si sta muovendo e che tipo di coach è? 

“Dino sta sviluppando la sua carriera, prima di tutto come persona. Ha 30 anni, è maturo, è padre da 4 anni, sposato con una donna straordinaria. Il suo lavoro migliora stagione dopo stagione e i risultati sono dalla sua parte. È sulla strada giusta insomma.
È al suo ultimo anno di contratto con il Pardubice in Repubblica Ceca e poi vedremo cosa sarà del futuro. Per me è già pronto per un passo avanti”. 

Quest’estate si sono giocati i campionati europei giovanili. C’è qualche ragazzo croato che ha del potenziale e a breve vedremo giocare ad alto livello? 

“In Croazia abbiamo avuto un calo a tutti i livelli e per la nostra tradizione è una cosa che non è accettabile. Ma ora abbiamo sterzato e stiamo organizzando le cose in maniera diversa.
Ho seguito ovviamente i campionati giovanili nelle ultime settimane e abbiamo un talento interessante. Si chiama Zvonimir Ivisic, è un centro del 2003 ed è alto quasi 220cm ed è andato a giocare in NCAA a Kentucky. Croato, ma nato in Bosnia. L’ultima stagione ha giocato in Montenegro nella seconda squadra per importanza di Podgorica, i Klub Studentski Centar. Ha dominato in una partita di playoff contro il Partizan e ha i numeri e le caratteristiche per una carriera molto importante”. 

Eugenio Petrillo 

Nell’immagine Jasmin Repesa, foto Ciamillo-Castoria