Sixers, Jazz e Jokic: è tempo di scoprire i protagonisti della quinta settimana NBA
La quinta settimana NBA è giunta al termine, e questo significa molto. Tra pochi giorni, infatti, verrà raggiunto il 25% delle partite previste per questa stagione 2020-21 (ovvero 1.080 partite). Sempre che non ci siano ulteriori rinvii dovuti al COVID-19, che seppur in maniera più lieve sta continuando a ostacolare il campionato. Pandemia a parte, però, le squadre avranno sempre meno tempo per raddrizzare la propria posizione in classifica, e dovranno fare di tutto per finire tra le prime dieci (cioè per arrivare almeno a giocare i play-in). Questo al momento appare difficile per i campioni della Eastern Conference dell’anno scorso, i Miami Heat, che al momento sono al tredicesimo posto e guardano da lontano Bucks, Sixers e Celtics. Stesso discorso per i Pelicans, che dal penultimo posto osservano col binocolo i fantastici momenti di forma di Lakers, Clippers, Jazz e anche Nuggets (che sono in striscia positiva da qualche partita e si sono riaffacciati nella parte alta della Western Conference).
Le migliori: Philadelphia 76ers e Utah Jazz
I Philadelphia 76ers hanno superato il momento nero e, dopo aver recuperato Seth Curry, adesso sono quasi al completo (manca Mike Scott, che ha un problema al ginocchio). Attualmente sono reduci da cinque vittorie consecutive e possono vantare un record di 12-6 e il primo posto a Est. Parte del merito va indubbiamente a Joel Embiid, eletto “Player of the Week” della Eastern Conference dell’ultima settimana, grazie a una media di 37.7 punti, 11.7 rimbalzi e il 61.1% dal campo, e all’allenatore Doc Rivers. L’unica pecca è che al momento i Sixers sono a corto di vittorie contro squadre di prima fascia (a parte i Celtics, contro cui hanno già giocato due partite). Bisognerà quindi vedere come i Sixers affronteranno due delle prossime partite, ovvero quelle contro i Lakers e i Pacers (diretti concorrenti della Eastern Conference).
Senza voler togliere niente a Clippers e Lakers, che al momento stanno dominando la Western Conference, non si può non continuare a elogiare gli Utah Jazz. Una squadra determinata, energica e sinfonica che stanotte ha vinto la sua nona partita di fila e che al momento si ritrova nei piani alti della classifica generale, subito dietro alle due franchigie di Los Angeles. Numeri a parte, però, i Jazz stanno giocando magnificamente. In attacco sono trainati da Donovan Mitchell, in difesa da Rudy Gobert, ma ciò che continua a stupire è l’incredibile coesione del gruppo e l’altruismo con cui viene condivisa la palla. Per non parlare delle incredibili percentuali che la squadra sta avendo con il tiro da tre (superiori al 40%) e al superbo contributo di Mike Conley (plus-minus di +89 nelle ultime partite).
Le peggiori: Miami Heat e New Orleans Pelicans
Gli Heat sono davvero in un brutto momento. Terzultimo posto nella Eastern Conference, un record di 6-10 e molte assenze (soprattutto Butler e Herro). Ovviamente, però, questo non basta per giustificare un avvio di stagione così problematico, e per capire le difficoltà della franchigia di Miami bisogna analizzare il primo quarto di ogni partita. L’anno scorso, ad esempio, gli Heat dominavano il primo quarto, superando i propri avversari di 12.7 punti nei primi 100 possessi. Quest’anno hanno un’efficienza di -18.3 nei primi 12 minuti di partita. Un altro problema dei primi quarti di ogni partita riguarda le palle perse, dove gli Heat sono al primo posto della lega, e i rimbalzi offensivi, dove invece sono all’ultimo. In attesa dei ritorni di Butler, e Herro, che mancano rispettivamente da sette e cinque partite, la squadra rimane aggrappata a Adebayo (reduce da una prestazione da 41 punti contro i Nets) e Robinson (che per la seconda stagione consecutiva è il tiratore più efficiente della lega nel primo quarto). Al momento, però, non sembra un appiglio sufficientemente solido.
I Pelicans proseguono il momento di caduta libera e scivolano al penultimo posto della Western Conference. Frutto di un record di 1-8 nelle ultime tre settimane e di una difesa che fa acqua da tutte le parti (è la 29esima della lega). Il problema principale della franchigia di New Orleans, però, proviene dai tiri oltre l’arco. A parte la prima partita stagionale, infatti, i Pelicans non hanno mai fatto più tiri da tre del proprio avversario. Una tendenza che si è manifestata recentemente contro i Jazz (che hanno eseguito 29 tiri da tre dall’angolo, contro i soli sette dei Pelicans) e contro i Timberwolves. Da sottolineare anche le prestazioni deludenti di Eric Bledsoe, che nelle ultime tre partite ha avuto un plus-minus di -49.
Il personaggio: Nikola Jokic
Durante l’ultima settimana di NBA si sono messi in mostra vari personaggi. Kyrie Irving, che è tornato dopo la misteriosa e lunga assenza dai campi NBA, Steph Curry, che ha scavalcato Reggie Miller ed è diventato il secondo miglior realizzatore di triple della storia (alle spalle di Ray Allen), e Joel Embiid, dominatore della Eastern Conference con 37 punti di media e più del 60% dal campo nelle ultime partite. A lato di questi fenomeni, però, c’è anche un altro giocatore che silenziosamente sta aiutando la propria squadra a ritornare nella parte alta della classifica occidentale. Nikola Jokic, eletto “Player of the Week” della Western Conference dell’ultima settimana. Un giocatore che negli ultimi sette giorni non solo ha viaggiato a 29 punti, 14.7 rimbalzi e 6.7 assist di media ma come detto è stato fondamentale per la risalita dei Denver Nuggets, che con 6 vittorie nelle ultime 8 partite sono attualmente al quarto posto della Western Conference (10-7), dietro a Jazz, Clippers e Lakers. La curiosità è che i Nuggets hanno iniziato a riprendersi proprio quando Jokic ha smesso di sfornare triple doppie (anche se la sua media attuale è di 25 punti, 12 rimbalzi e quasi 10 assist a partita), e che nelle ultime tre partite hanno giocato meglio nei 49 minuti in cui il serbo è rimasto in panchina (superando i propri avversari di 23 punti). A parte queste statistiche, però, il contributo di Jokic è assolutamente innegabile, ed è proprio grazie al centro fantasista (che è riuscito a sopperire all’infortunio di Porter Jr. e all’inizio sottotono di Murray) che i Nuggets sono tornati nella zona di classifica che li rispecchia maggiormente.
Pier Paolo Polimeno