Nel girone A1 di di serie B c’è una realtà, quella dei Raggiolaris Faenza, che sta sorprendendo e che si trova al secondo posto in classifica con cinque vittorie e una sconfitta (arrivata nel derby contro Imola). La società nasce nel 2006 per volontà di Filippo Raggi e Andrea Baccarini e parte dal basso, vincendo al primo anno il campionato di Prima Divisione; dopo cinque anni di Promozione, vincendo i play-off, arriva il salto in serie D al termine della stagione 2011-2012, sarà la prima di quattro promozioni di fila, che al termine della stagione 2014/2015 vedrà la società manfreda vincere i playoff di C Gold ed essere promossa in serie B. La stagione appena iniziata, dunque, è la settima consecutiva nel terzo campionato nazionale italiano.

L’artefice di questo brillante avvio di stagione è Alberto Serra, ritornato a ricoprire quel ruolo di capo allenatore abbandonato nel 2015 dopo nove stagioni alla guida del Gaetano Scirea Bertinoro (società dove aveva concluso la carriera da giocatore). Classe 1972, in campo era una guardia di grande qualità tecnica, in grado di ricoprire, all’occorrenza tutti i ruoli di esterno; ha vinto molti campionati, tra cui la B2 con la Libertas Forlì guidata da Corrado Fumagalli e il campionato di C con la Piero Manetti Ravenna (l’attuale OraSì che milita nel girone rosso di A2). Prima di leggere le sue parole qualche numero sulla stagione della sua squadra: primo attacco: 79.7 di media, seconda difesa: 65.2, primi per percentuale da due: 56%, secondi per percentuale da tre: 32%, primi per rimbalzi offensivi: 12.2, secondi per rimbalzi totali: 41.7, secondi per palle recuperate: 8.2, primi per assist: 17.2, primi per valutazione: 92.7.

Faenza - Alberto Serra

Un time-out durante il derby di domenica Faenza-Rimini ph: Franco Pasi

Una intro per conoscerla meglio da giocatore, assistente e allenatore

Giocatore minors, ho giocato fino alla serie B. Ho ricoperto tutti i ruoli, nascendo playmaker nelle giovanili, poi in B ho giocato da 2/3 e poi gli ultimi anni anche da 4 e 5. Ho iniziato ad allenare nella squadra dove avevo terminato di giocare in serie C regionale (Gaetano Scirea Bertinoro), categoria che ho vinto da allenatore, poi sono arrivato in finale per la serie B con la C Gold. Poi sono stato chiamato come assistente allenatore della neonata Pallacanestro 2.015 in serie B, per poi fare quattro anni di A2 e ora, per la stagione 2020/2021 sono capo allenatore a Faenza“.

Le sue squadre si sente dire a Forlì sono prettamente difensive, asfissianti nella propria metà campo, invece dalle statistiche emerge un’altra realtà, come se lo spiega?

A volte si mettono delle etichette che non sempre sono vere. A me piace l’etichetta, perchè sono sempre convinto che la difesa è quella che fa vincere e fa arrivare le squadre importanti in fondo. Nella mia idea difesa e attacco non sono slegate, bisogna lavorare su entrambi i lati del campo. I numeri fanno piacere, ma bisogna lavorare, in questi anni dai capi allenatori che ho avuto in A2 ho imparato tanto sotto l’aspetto offensivo e ho avuto molte conferme sull’aspetto difensivo naturalmente. La pallacanestro è bella per questo, non si può fare catenaccio o contropiede a prescindere, è qualcosa di più complesso e legato. Ripeto, va bene l’etichetta ma si lavora sui due lati del campo. La cosa importante, che mi piace abbiano i miei giocatori è l’aggressività, sia in attacco che in difesa, ma un’aggressività non stupida, senza costrutto, deve essere intelligente”.

L’esultanza della panchina dopo un canestro ph: Franco Pasi

In A2, a Forlì, negli ultimi cinque anni ha lavorato con Garelli, Valli, Nicola e poi Dell’Agnello, cosa ha rubato a questi allenatori?

Tenevo sempre con me un’agenda ad allenamento dove scrivevo tutto quanto dal punto di vista tecnico-tattico dei miei capi allenatori. Spero di aver imparato da loro la dedizione al lavoro, che tutti quanti hanno, e la serietà e l’onestà intellettuale, i rapporti col gruppo, i rapporti coi giocatori. Spero di essermele portate dietro queste cose, anche perchè le ho sempre condivise e mi sono sempre piaciute. Poi se avessi rubato anche una sola cosa da ognuno di questi sarei molto fortunato… vedremo“.

Durante il derby con Rimini vinto di 4 dopo un overtime, anche sotto di 16 punti non la si vede chiamare subito time out? Anche prendendo un parziale di 7-0 o 9-0. Come mai? Fiducia nei propri uomini? O metodologia e stile di allenatore?

Non voglio palesare la crisi perchè non è una crisi. Chiamare time out quando gli avversari hanno un break positivo va bene, bisogna farlo e lo farò, in altre occasioni lo farò, però non mi piace palesare una cosa che non è. Le partite, soprattutto nel basket moderno, sono fatte di break, vai sotto 10-0, e magari bisogna anche fermarli questi break, ma penso che un time out non serva tanto a fermare gli avversari, perchè noi dovremmo continuare a fare il nostro lavoro. Poi capita come contro Rimini che loro sono bravi a fare un break con tre triple, non è che lì noi abbiamo sbagliato quello che dovevamo fare, magari potevamo farlo meglio, però non voglio che il momento si ingigantisca più di quello che già non sia. Ho fiducia, assolutamente, ma non la presunzione, di credere nel nostro gioco, nei miei giocatori. Io chiamo time out, magari l’ho chiamato domenica, solo se non riusciamo a bloccare questo break, questo momento, magari sarà stato in ritardo, si sbaglia. Magari è bravo un allenatore che lo chiama subito, immediatamente dopo la prima bomba. Ad esempio, ho chiamato time out dopo tre falli consecutivi di frustrazione perchè mi sembrava di vedere i miei ragazzi un po’ in crisi psicologicamente. L’idea di fondo è quella di giocare sempre nel nostro modo, senza smarrire la nostra identità, che siamo in vantaggio o in svantaggio non conta“.

Altro time-out per i ragazzi di Coach Serra ph: Franco Pasi

Squadra di giovani con il solo Pierich (che conosci bene) a fare da chioccia? Cosa si aspetta? Quanto è facile/difficile e bello allenare un gruppo così giovane?

Cosa mi aspetto non lo so e lo dico molto onestamente. Per adesso stiamo facendo molto bene e voglio fare i complimenti ai ragazzi che lavorano bene in palestra; mi aspetto, ma non vuole essere una frase fatta, di continuare a lavorare bene, senza problemi, non scavigliate o infortuni di gioco, ma problemi non di pallacanestro, penso al Covid. È molto stimolante allenare un gruppo così giovane, mi sto divertendo molto, è bello e mi piace, vedo i ragazzi migliorare ogni settimana. Dall’altro lato magari è difficile perchè i ragazzi giovani hanno insicurezze, psicologicamente hanno poca esperienza, bisogna spiegare alcune cose che si danno per scontate, ma tutti gli aspetti sono belli e stimolanti”.

Il rapporto coi giovani, l’abbraccio con Ly-Lee (classe 2001)

Cosa o come è cambiato allenare in questi ultimi mesi, con quello che succede vicino a noi?

Come gioco, come modalità di allenamento non è cambiato molto. Personalmente, le vicende degli ultimi mesi mi hanno portato a ritenermi molto fortunato perchè riesco ad andare in palestra, riesco ad allenare, quando invece molti allenatori di serie C regionale o giovanili che fanno fatica, non riescono ad andarci. Pe me solo il fatto di riuscire a fare quello che facevo prima, adesso con questa situazione, mi rendo conto, ancora di più, che sono fortunato e mi stimola ancora di più a fare bene. Con tutto quello che c’è intorno, noi riusciamo a venire in palestra, allora diamoci dentro, divertiamoci, perchè siamo fortunati. Il covid ti dà degli stimoli in più, ma ti fa vivere delle incertezze, devi avere pazienza nella programmazione. Se ci penso, abbiamo fatto tre mesi di precampionato, cosa mai successa, però questo tempo qua, a Faenza, ha cementato ancora di più il gruppo. Stare sempre insieme, tre mesi, senza giocare, andare in palestra senza incontri ufficiali non è facile, quindi quando riesci a restare unito nelle difficoltà, riesci a superarle il gruppo si salda ancora di più. Adesso bisogna avere fortuna, come tutti, perchè non è che chi manifesta casi di Covid è scarso, è superficiale, e chi non ce li ha è un supereroe“.

Obiettivi per questa prima stagione da capo allenatore di una squadra che disputa il terzo campionato nazionale?

Obiettivi non me ne pongo, ma non me ne sono mai posto in generale. Cerco sempre di pensare partita per partita, il porsi un obiettivo non mi dà nessun vantaggio, nel senso che non mi fa vincere una partita in più. Cerco di fare il meglio, ho sempre fatto così a prescindere dalla categoria“.

A proposito di numeri e statistiche, ci racconti un po’ di lei, cos’altro fa nella vita?

Nella mia vita sono insegnante part-time di matematica al liceo scientifico di Forlì, sono sposato e ho tre figli. Una vita normalissima, niente di particolare“.

Lo staff da sx: Stefano Lega (fisioterapista), Tommaso Tasso (assistente), Emanuele Belosi (vice), Alberto Serra (allenatore) ph: Franco Pasi

In estate, in occasione della sua presentazione ufficiale ha dichiarato che “La matematica non è una scienza esatta come non lo è neanche il basket, ma entrambi sono intriganti, perché bisogna risolvere problemi”. Ci sono delle similitudini tra il fare il professore e l’allenatore? 

Ci sono delle similitudini. In entrambi i casi devi gestire persone ed è la cosa più stimolante di entrambi i lavori, hai a che fare con un gruppo, da una parte la classe dall’altro la squadra. Poi ci sono anche le differenze sostanziali, uno viene in palestra per giocare, quindi sceglie di venire in palestra, mentre a scuola devi andarci per forza. C’è qualcosa di simile, poi, nella comunicazione: se si è franchi, onesti intellettualmente, se ci si dice le cose belle e brutte, questo penso e sono convinto che paga sempre in entrambe le situazioni. Altra cosa che mi piace pensare e che faccio soprattutto a scuola con ragazzi molto giovani è quella di fare capire che i giudizi non sono mai sulla persona ma su quello che si fa: se uno prende un brutto voto o prende un richiamo in palestra, non è una critica, un giudizio, ma uno sprono a fare di meglio, bisogna mostrare e fare comprendere sempre il risvolto positivo“.

Chi è Alberto Serra fuori dal parquet? Quali sono le sue passioni? Cosa le piace fare nel tempo libero?

Mi piace ascoltare musica, mi piace molto stare con la mia famiglia, stare con gli amici, fare cose molto normali. Mi piace moltissimo viaggiare e sto soffrendo molto in questo periodo, spero di poter riprendere al più presto“.

di Giovanni Agricola

si ringrazia Luca Del Favero (ufficio stampa dei Raggiolaris Faenza) e Alberto Serra (coach dei Raggiolaris Faenza)