Abbiamo fatto 100 !
Il numero della rivista corrisponde, come abbiamo celebrato in queste settimane, al numero 100 della nostra piccola-grande avventura nata dodici anni fa. Tanti sono stati i messaggi di auguri e le attestazioni di stima che ci hanno sommerso in questi giorni arrivate dal mondo del basket, dai suoi addetti ai lavori e dai nostri lettori e non possiamo che ringraziare, un po’ (anzi, non solo un po’) commossi, tutti. Tra esse alcune ne abbiamo pubblicate sulla rivista, che trovate ancora in edicola, e qualcuno di voi le avrà già lette. Un posto d’onore lo merita il contributo che ci ha inviato Andrea Rizzi, uno dei co-fondatori di BM, che insieme a Salvatore Genovese, trasformò quello che poteva sembrare un’utopia in realtà. Andrea Rizzi, uno dei ragazzi di Lubiana, che trascinarono Werther Pedrazzi (come racconta lo stesso grande giornalista su BM 100) che ne divenne il primo direttore. Da allora siamo arrivati a BM 100, orgogliosi di portare avanti questa storia che chi ci ha preceduto ha voluto far nascere ed ai quali siamo grati. Di seguito pubblichiamo il contributo di Andrea Rizzi:
di Andrea Rizzi (co-fondatore BM)
BM è un progetto nato in salita, nel senso letterale del termine: mi trovavo su una vetta dolomitica quando, nell’estate del 2013, Salvatore Genovese mi telefonò e iniziammo ad abbozzare il progetto. Sarà stato l’ossigeno rarefatto, ma cavalcai l’idea fin da subito: fallito Superbasket, la pallacanestro italiana non aveva una rivista, qualcuno doveva pur colmare quella lacuna. Ci vorranno un po’ di mesi di preparazione – dissi – ma se non per questo, per il prossimo anno ci saremo. Appena scendo a valle ci penso su. Ma quali mesi – rispose Totò con il suo incontenibile entusiasmo – bisogna uscire già con gli Europei.
E così, complice la fretta, BM è nato in salita anche in senso figurato: senza risorse, con tante idee ma poca esperienza nella carta stampata (non nel giornalismo in generale: il nucleo fondatore veniva da un’esperienza decennale tra DailyBasket e altri portali), i primi mesi sono stati probabilmente ciò che di più simile proverò a un travaglio. Le notti al pc, in linea diretta con Werther e il grafico-tuttofare Davide Moroni, hanno acquisito oggi una dimensione onirica. Ma vedere quel N. 1, con l’urlo di Daniele Cinciarini in copertina, entrare in punta di piedi nelle edicole di tutta Italia è stata una soddisfazione unica.
In tutta onestà, non pensavo che BM avrebbe compiuto 10 anni, e nemmeno che sarebbe arrivato al numero 100. Certo, noi ci abbiamo messo la propulsione iniziale, ma se la barca continua a navigare è soprattutto grazie alla sapiente direzione di Mario Arceri e all’instancabile lavoro di Fabrizio Pungetti, uno dei pochi “reduci” del gruppo iniziale. A ripensarci, BM oggi è molto simile a ciò che speravo diventasse: per me, che – professionalmente parlando – non vivo di basket, l’obiettivo non era economico né carrieristico. L’obiettivo – anzi, il sogno – era di sfruttare la forza dell’incoscienza di cui disponevamo per creare la rivista e traghettarla per il tempo necessario affinché qualcuno, con maggiori risorse e competenze, potesse darle un orizzonte di lungo termine. E così è stato. Nel frattempo ne sono successe di cose: alcune sono cambiate in meglio, altre in peggio (la “dubaizzazione” del basket europeo è una deriva che può piacere solo ai “Nando Mericoni” della palla a spicchi); altre ancora sono rimaste uguali (la Nazionale sempre lontana dalla zona medaglie). Quel che è certo è che BM continua a raccontarle.
Da qualche anno, complici le vicende della vita, di BM sono solo un lettore. BM non ha più bisogno di me, ma il basket ha ancora bisogno di BM. Cento di questi giorni!