Si diventa grandi in un attimo, come Ashley Ravelli o come… Matilde Villa, come l’USE Empoli e Costa Masnaga. Si affronteranno sabato 30 gennaio, in una 18a giornata che può decretare ordine o caos in mezzo alla classifica. L’incontro diventa un pretesto per parlare proprio di Ravelli, alla ricerca della migliore versione di se stessa.

Una doppia bandiera ha coperto Ashley: la croce-scudo dominicana, d’eredità materna, e il tricolore, dell’Italia e del papà. Una doppia o addirittura triplice nazionalità (scopriremo poi perché ndr), che le ha permesso di guardare al mondo con occhi diversi, sensibili alla bellezza della diversità.

Da piccola ha trascorso alcune vacanze negli Stati Uniti, dove un ramo della sua famiglia ha continuato a svilupparsi. Ashley Ravelli, invece, è italiana, nata a Milano. Tanto italiana da avere qualche problema con l’inglese quando, a 17 anni, si lancia nell’avventura del basket collegiale americano. “I miei genitori mi hanno accompagnata là e poi mi hanno detto: ‘Ciao, ci vediamo tra dieci giorni’. E io: ‘Come, tra dieci giorni?!”. Della serie che adesso, cara Ashley, sono tutti affari tuoi. 

È veloce diventare grandi. Difficile affrontare da sola i vincoli di una vita più frenetica, ma tutto questo le permette di giocare a basket e quindi, in fin dei conti, di sentirsi libera. Apprezza davvero, nella mesopotamica terra di Pittsburgh, la diversità delle persone. Ogni ponte che attraversa la città può essere simbolico. Forse si sente speciale pure lei, che sta facendo grandi cose con le Robert Morris Colonials. 

È veloce diventare grandi. Come Matilde Villa, 15enne improvvisamente elevata a “Fenomeno”, come dice Ashley di lei. Si affronteranno in campo sabato, in una 18a giornata che può decretare ordine o caos in mezzo alla classifica. “Secondo me è un fenomeno. Il fatto che lei sia molto ‘mediatica’ è positivo, almeno si parla un po’ di pallacanestro. Una piccola vittoria per tutte noi. Una giocatrice che – sottolinea Ravelli -, è stata in grado di fare numeri importanti contro qualsiasi avversaria”.  Poi aggiunge: “Costa sta facendo, a giudicare dall’esterno, uno splendido lavoro con le giovani. Villa sembra avere i piedi ben saldi per terra, questa è la cosa più importante perché tutte le auguriamo di proseguire al meglio”. 

Quanto è grande Ashley? È stata capitano al college, capitano a Lucca, arrivata al centro del progetto dell’USE Rosa. È entrata nel periodo ‘adulto’ della sua carriera cestistica: “Negli ultimi due anni ho sentito crescere i compiti di responsabilità. A Le Mura ho apprezzato quanto un gruppo di giovani sia in grado di seguirti. Qui a Empoli ho avvertito una maggiore fiducia nelle mie scelte offensive”. Ravelli compie una lucida analisi di se stessa, nel basket o nelle proprie azioni di ogni giorno: “Voglio diventare la migliore versione di me stessa. Negli ultimi due anni ho sentito di aver fatto un percorso, quindi forse, come giocatrice, ci sto arrivando”.

Nell’immediato post-match con Vigarano è in grado di stampare un bel sorrisone in faccia al giornalista che, più o meno da copione, le ricorda che Ravelli è appena arrivata a 100 presenze in A1: “C’è ancora tanto da fare, quel sorriso è l’intenzione di non fermarsi”. Come in una serie da 3, il tiro da 3 che la contraddistingue o le 3 maglie che ha difeso in A1. Peccato che il 14 non sia un multiplo di 3, ma è dedicato all’idolo Crippa, che guardava da bambina quando Martina, giovanissima, già incantava sul parquet. Intanto studiava su YouTube Candace Parker, in maniera peculiare e religiosa, quando era impossibile guardare la WNBA. 

Di Empoli mi piacciono le persone. Certi valori nel nostro mondo si vanno a perdere, qui invece ho trovato uomini e donne con dei valori, e con un cuore enorme. Vado in palestra contenta, perché sento tutto attorno a me un gruppo che è, per davvero, ciò che mostra in apparenza”. Una squadra che nel corso del campionato, oltre a un fisiologico ma correggibile rallentamento nelle gare interne, ha solo il cruccio di aver perso un unico scontro diretto fra tutti quelli disputati: proprio quello dell’andata con Costa Masnaga. “Capita che in spogliatoio si parli ancora di quella partita, è rimasto l’amaro in bocca. Non giocammo la nostra, ma la loro gara, per cui la voglia di riscattarsi c’è. È anche la partita da ex di Valentina Baldelli e per noi, come squadra, diventa un motivo in più”.

Alla ricerca della migliore versione di se stessa – non per costruirsi, ma per colorare un disegno già stampato – Ashley Rasvelli parla. Parla con gli amici, con le compagne, con le persone. Parla e non lo fa per esporre se stessa. Vedere il sorriso degli altri la fa stare bene, dunque aiuta il prossimo come può: nel modo più naturale, parlare, ma quando la voce non basta crea dal nulla, come ha fatto con Make-A-Wish. Forse per questo ha studiato psicologia, sarebbe stato comunque il suo percorso a prescindere dal basket, ammesso che Ashley possa prescindere dal basket. 

L’evoluzione l’ha portata a Broni, Lucca ed Empoli. Voleva stare vicina alla famiglia, avere compiti di responsabilità e parlare con le persone. “Se vedo che tu stai al gioco e ridi con me, allora tu sei felice e si riempie anche il mio cuore. Gioco per me stessa, per la mia squadra o per la mia famiglia, ma gioco anche per il prossimo, per la bambina di dieci anni che mi guarda in TV o per l’avversaria”. 

Ashley Ravelli – Ciamillo-Castoria 

Ashley Ravelli è nata a Milano il 5 aprile del 1993. Inizia ad appena 6 anni a giocare a basket, una passione che le viene indirettamente trasmessa dai fratelli, che da piccoli giocavano a pallacanestro. Dopo gli esordi in A2 con la casacca del Biassono, a 17 anni decide di compiere un grande passo, che probabilmente, per la natura della sua famiglia (la mamma è originaria della Repubblica Dominicana ma è cresciuta negli USA, dove continua a svilupparsi un ramo della sua famiglia, mentre il papà è italiano) non dev’esserle sembrato in fondo così grande. Durante i suoi sei anni negli Stati Uniti arriva a giocare per le Colonials della Bobby Mo University, con cui conquista l’accesso alla NCAA disputata da capitano. Torna in Italia nel 2016, optando per una soluzione in A1 che fosse vicina a casa, così da riavvicinarsi alla famiglia da cui era stata distante per troppo tempo. Broni diventa però una vera sorpresa, un pezzo del suo cuore. Le biancoverdi mantengono la categoria appena conquistata, Ravelli gioca per due anni nel pavese, dove la vicinanza e l’affetto della tifoseria è un aspetto fondamentale. Nel 2018 accetta di trasferirsi a Le Mura Lucca, vestendo la casacca delle campionesse d’Italia 2017. Giunto ai quarti playoff al primo anno di Ravelli in biancorosso, il Club responsabilizza Ashley, che ne diventa il nuovo capitano. Un anno di transizione in cui lei dev’essere chioccia di un gruppo di giovani. Il campionato chiuso anzitempo a causa dell’emergenza Covid e la decisione, ambiziosa, di lasciare Lucca per la vicina Empoli, quell’USE Scotti che viene considerata una sorta di sorpresa del campionato in corso. Ravelli è al centro del progetto toscano, che punta alla salvezza ma che sabato, in caso di vittoria sulla Limonta Costa Masnaga della rivelazione Villa, potrebbe anche farsi ingolosire dal quinto posto della vicina GEAS.

In foto: Ashley Ravelli (Ciamillo-Castoria)

Lorenzo Salvadori