Becky Hammon diventa la prima donna capo allenatrice in NBA: è questo il primo flashback del mese che vi proponiamo.

Anche una semplice espulsione per proteste può divenire il crocevia per un traguardo storico, rivoluzionario, che va al di là di alcune semplici congetture. A guidare una franchigia NBA in una partita ufficiale non c’era mai stata una donna, almeno fino allo scorso 31 dicembre scorso, quando il nome di Becky Hammon è finito dritto dritto nella libro dei record.

Il guru dei San Antonio Spurs, Gregg Popovich, a pochi istanti dalla fine del secondo quarto della sfida contro i Los Angeles Lakers, protesta in maniera animata per un fallo non fischiato a DeMar DeRozan. Pop si fa espellere e, mentre si dirige negli spogliatoi si rivolge alla Hammon con un chiaro ed eloquente “Pensaci tu”.
Fermezza, carisma, sicurezza. L’assistant coach classe 1977 ha colto la palla a balzo e ha guidato i texani fino al termine del match, e in un caso come questo, forse poco importa se è arrivata una sconfitta. Già, perché giusto ribadire che abbiamo assistito ad un punto di svolta, una nuova strada che si apre, un’opportunità che ha spazzato via vecchi pregiudizi rimasti ancorati alla realtà e che farà da esempio per il futuro prossimo.

Siamo arrivati nel 2021 e, purtroppo, le differenze di genere tengono banco nello scibile umano quando non dovrebbero, riportandoci a ricalcare stereotipi sbagliati e congetture che sanno di Medioevo.

Sì, perché per quanto alcuni possano rimanere a bocca aperta, alla fine parliamo di una cosa normale: una donna che allena una squadra di pallacanestro maschile. Perché no? In fondo, a parti invertite, potremmo fare tanti esempi e nessuno si scandalizzerebbe.

Di certo resta lo stupore della “prima volta”, quella sensazione che un’altra pagina di storia è stata scritta. In una Lega visionaria e sempre aperta al progresso, l’esordio di Becky Hammon non può che essere considerato come una novità. L’auspicio è che ci si possa presto far l’abitudine, vedendo lei stessa ricoprire stabilmente questo incarico. E così in futuro tante altre sue colleghe studiose di questa affascinante disciplina.

Il percorso

Il legame di Becky Hammon con la pallacanestro è iniziato in quel di Rapid City, South Dakota. Nel campetto della sua abitazione trascorre del tempo a giocare assieme al padre e al fratello maggiore, prima di iniziare la sua carriera alla Stevens High School. Qui ottiene da senior il premio come miglior giocatrice dell’anno e la Colorado State University decide di puntare su di lei. Al college mostra le sua qualità di point guard estrosa, tanto da arrivare a vincere il Frances Pomeroy Naismith Award, dedicato alle giocatrici alte meno di 173 cm (nel 1999).

Nello stesso anno approda nella WNBA, alle New York Liberty, da undrafted. Nella Grande Mela resta fino al 2006 prendendosi il posto da titolare di Teresa Weatherspoon. Nel 2007 giunge via trade alle San Antonio Stars, portando in dote una buona dose di punti e mettendo a segno canestri in alcuni momenti chiave, senza dimenticare di servire assist alle compagne di squadra. Nel 2008 contribuisce all’approdo alle WNBA Finals, dove però arriva una sconfitta per 3-0 contro le Detroit Shock.

Il ritiro nel 2014, dopo aver racimolato una media di 13 punti, 2,5 rimbalzi e 3.8 assist in 450 partite. La Hammon può vantare esperienze in Europa, anche nel nostro Paese. Nel 2001/2002 ha militato per il Trentino Rovereto Basket, giocando anche in Spagna (Rivas Ecopolis, Valencia) e Russia (CSKA Mosca, Nadezhda Orenburg, Spartak Mosca Region).

La svolta

Quando nel 2013 fu costretta a rimanere ferma per un infortunio ai legamenti del ginocchio sinistro, Becky Hammon si avvicinò all’ambiente Spurs. Popovich apprezza la sua intelligenza e visione di gioco e la invita al training camp dei texani.

Allenare è stato il desiderio che ha voluto realizzare dopo il ritiro. Desiderio che inizia a vedere la luce nel 2014 quando viene firmata come assistente allenatrice dagli Spurs. Studiare accanto ad un santone della panchina come Pop non ha fatto che aiutarla ulteriormente a capire le sfumature di questo sport. Ma non solo: la gestione del team e le ha temprato un carattere già forte di suo.

Non a caso, nell’estate 2015, le viene affidata la guida degli Spurs alla Summer League. La Hammon diventa così la prima donna a gestire una squadra in tale competizione e la prima donna a vincerla. Nel 2016 arriva persino a far parte del coaching staff del team della Western Conference all’All Star Game.

Endorsement

A stretto giro dalla sua prima da head coach sono arrivati gli endorsement di grandi campioni NBA, contenti per averla vista prendere le redini degli Spurs. In primis il suo diretto avverario della storica notte, LeBron James: “Ha potuto dimostrare la sua passione e l’amore per il gioco, è stato fantastico sentirla chiamare schemi e giocate. Un bel giorno per tutti”. La stella dei Golden State Warriors Stephen Curry, via Twitter, ha espresso la sua contentezza twittando “Big Time Becky Hammon”. Insomma, Becky Hammon è pronta da fare da precorritrice ad una rivoluzione tutta al femminile.

Daniele Maggio