Le Final Four di Coppa Italia LNP 2025 sono alle porte, tra poche ore andrà in scena la prima semifinale tra Udine e Cantù. Per l’occasione, in questa anteprima di BM, abbiamo intervistato Alessandro De Pol, voce di RaiSport in telecronaca che, domenica, commenterà appunto la finale in chiaro. Ci ha presentato la manifestazione, tra pronostici, differenze tra le squadre, protagonisti, allenatori e valore del trofeo per il prosieguo della stagione.

Le due semifinali delle Final Four di Coppa Italia 2025 sono tra Udine e Cantù, per ora gli scontri in stagione sono a favore di Udine che battuto la squadra di Brienza sia all’andata che al ritorno. Diverso invece il discorso per Rimini e Cividale, una vittoria a testa durante la stagione.
UDINE – CANTU’ 2-0 (83-74; 89-85)
RIMINI – CIVIDALE 1-1 (89-90; 80-73)

Final Four di Coppa Italia 2025, la presentazione della competizione.
“Iniziamo col dire che è una manifestazione a sè stante, quindi per le squadre che avranno risultati positivi sarà una conferma che stanno sulla buona strada e sul lavoro svolto fino a questo punto della stagione. Chi invece avrà dei risultati deludenti avrà modo di correggere i problemi in vista della fase finale di campionato prima di arrivare ai playoff, in modo da arrivare pronti alla post-season, quindi non si faranno drammi. Molto dipenderà dalla condizione fisica delle squadre, tutte hanno avuto problemi fisici, già sappiamo che Udine e Cantù non saranno al completo, da quel che dicono, idem dicasi per Cividale, assente Mastellari, e vedremo Rimini in che condizione sarà.

Quali sono le differenze tra i due tipi di gioco di Cantù e Udine?
“Cantù cerca spesso il post basso, specialmente con questo nuovo assetto, ha avuto un pò di difficoltà dal perimetro nelle ultime settimane ma rimane una squadra che dipende molto dalle giocate di Tyrus McGee, che è un pò il loro giocatore faro. Udine resta invece una squadra che usa molto il tiro dalla distanza, ha la possibilità di andare sia con gli esterni che con gli interni a giocare in post basso ma sono i primi in campionato per tiro da tre punti, quindi possono variare di partita in partita il loro modo di giocare. Udine è più camaleontica, offre più soluzioni anche durante lo stesso match.

Quali sono le differenze tra i due tipi di gioco di Rimini e Cividale?
“Cividale è una squadra che dipende molto dalla giornata di Redivo e di Lamb, ma ha bisogno di un apporto collettivo con tutti che possano dare il proprio contributo. Quest’anno c’è stata una crescita incredibile di Ferrari, uno dei migliori della squadra, e anche Marangon ultimamente si è ripreso dai problemi che ha avuto. Cividale rappresenta un pò la sorpresa del torneo perchè è una squadra che arriva in un contesto completamente nuovo, dato che è una società che ha una storia un pò recente, come Rimini tra l’altro. Rimini ha un organico più lungo di Cividale con un roster che ha confermato in parte il gruppo dello scorso anno, con giocatori che sono scesi dalla Serie A e hanno già vinto dei campionati, penso a Marini, con un Robinson che aveva qualche problema fisico ma se a posto diventa difficile da marcare, con un lungo come Camara che è un brutto cliente per qualsiasi difesa. Anche Rimini è una squadra che offre grande fisicità e impatto dentro l’area, ma che ha anche giocatori esperti che possono scegliere il momento in cui poter incidere maggiormente nella partita.

Un giocatore che può fare la differenza per ogni squadra
“Direi Tomassini per Rimini; Redivo per Cividale. McGee per Cantù e Hickey per Udine.

Quali saranno i punti chiave delle due semifinali?
“Difficile fare un’analisi generica, chiaramente se Cantù riesce a imporre il suo gioco dentro l’area avrà un grosso vantaggio, stesso discorso per Udine se riuscirà a prendere ritmo e fiducia con i tiri da tre punti. Rimini se riuscirà a esprimere il suo gioco spumeggiante o avere un buon equilibrio tra esterni ed interni risulta una cliente difficile, lo stesso vale per Cividale se avrà il giusto apporto sia dagli stranieri che dagli italiani. Ci possono essere tantissime variabili.

Tra i quattro allenatori alle Final Four quale le piace di più?
“Mi piacciono tutti perchè ognuno ha la sua caratteristica per mettere in risalto i punti di forza della sua squadra, Rimini e Cividale sono due società con due allenatori di una generazione diversa rispetto a quelli che siedono sulla panchina di Udine e Cantù. Sia Vertemati che Brienza però conoscono bene le loro squadre, due coach appassionati in grado di trasmettere il loro modo di giocare alla propria squadra.

Qual è il valore della Coppa Italia LNP per i giocatori, come vivono questa competizione?
“La vivono come un trofeo da poter conquistare, chiaro che avere per un weekend tutta l’attenzione mediatica solo sulle quattro semifinali tra Serie A2 e Serie B, vivere un weekend di sola pallacanestro dove tu giocatore sei al centro è bellissimo. Avere tutti gli occhi addosso è una vetrina bellissima, è un momento da sfruttare appieno perchè non sono occasioni che capitano spesso. Il palazzetto ci auguriamo tutti sia pienissimo e poi arrivando in finale ci sarà anche la diretta sulla Rai, oltre che su LNP, quindi è un modo bellissimo per emergere e lottare contro le altre tre squadre contendenti alla vittoria.

Giocare a Bologna senza la Fortitudo porterà comunque entusiasmo alle altre squadre?
“Credo che ci sia comunque grande entusiasmo, l’anno scorso a Roma c’è stata grande presenza di pubblico e grande affluenza, poi Bologna è facile da raggiungere per qualsiasi squadra e senza trascurare il fatto che a Bologna si mangia molto bene quindi sicuramente ci saranno tanti tifosi a seguire le proprie squadre.

Hai qualche ricordo legato al PalaDozza?
“Tantissimi. La prima volta che sono andato al PalaDozza fu ad uno spareggio per non retrocedere in Serie B quando la Stefanel Trieste venne sconfitta dalla Fortitudo Gorizia, era il 1987. La partita non finì perchè ci furono risse tra i tifosi e sugli spalti quindi scappammo via, e io, a 14 anni, giravo tra le vie della città con i parenti, nascondendo la sciarpa che avevamo perchè c’erano questi gruppi di tifosi che facevano la caccia all’uomo se tu eri di Trieste o di Gorizia. Poi le finali Scudetto giocate contro la Virtus Bologna, o le partite contro la Fortitudo ai suoi primi anni in Serie A. Il PalaDozza è poi diventato anche il mio campo quando giocavo con i biancoblu, quindi è sempre un momento molto dolce quando ritorno a Bologna, mi piace proprio, lo sento come un luogo sacro per la pallacanestro.

Come vede il suo futuro, sia sul campo che ai microfoni?
“Io continuo ad allenare le giovanili qui a Trieste, poi sono felicissimo di commentare le partite, se la Rai vorrà continuare io lo farò con piacere perchè è un lavoro che mi piace e mi diverte.

In una competizione così breve cosa conta di più tra aspetto tecnico, agonismo e aspetto emotivo?
“Penso sia un mix di tutti questi aspetti. Dal punto di vista emotivo sicuramente ha un peso diverso rispetto ad una partita che può valere l’accesso ai playoff perchè è una manifestazione a sè stante, però è indubbio che una volta che una squadra arriva in finale vuole alzare il trofeo.

Dal punto di vista psicologico, soprattutto per le squadre che hanno più ambizioni, cosa porta la sconfitta in Coppa Italia?
“Conta fino ad un certo punto, non è un grosso problema se perdi, si chiude un capitolo e si pensa alla prossima partita di campionato dato che siamo alle battute finali della stagione. Ne esci rafforzato se dovessi vincere ma se vieni sconfitto pensi a quelli che possono essere stati gli errori. La storia della Coppa Italia è piena di sorpresa, tantissime volte abbiamo visto squadre che in una partita secca battono quella che può essere la favorita. E’ una manifestazione particolare, una storia a sè.

Perchè in Serie A negli ultimi tre anni a trionfare in Coppa Italia è stata un outsider?
“Dipende dalle condizioni in cui si presenta la squadra. Bologna e Milano in Serie A hanno sì organici lunghi ma consumano tantissime energie tra campionato e Eurolega, e loro devono essere sempre al top pronte ad affrontare ogni partita. Arriva un momento della stagione, magari a metà febbraio, in cui le squadre non sono al massimo della loro forma fisica, dove affronti però una squadra molto in forma, lo è stata Trento quest’anno ma come anche Napoli l’anno scorso, e vieni battuto. Dipende molto dalla condizione in cui le squadre arrivano, soprattutto dall’aspetto tecnico e mentale che hanno in quel momento.

Pronostico su queste Final Four?
“Sono dei calcoli molto difficili, pronostici complicati. Non c’è una favorita e non ho idea di chi possa andare avanti. E’ chiaro che Udine essendo la capolista, ha dimostrato più costanza rispetto alle altre, si potrebbe puntare su di loro, ma la Coppa Italia è una competizione a sè stante. Tutti i valori che ci sono in campionato potrebbero essere gli stessi o stravolti.

A proposito di campionato, ormai Udine si avvia verso la promozione diretta o può tornare in lotta qualche altra squadra?
“Udine ha un margine importante, tra l’altro sta 2-0 con Cantù e avrà in casa lo scontro diretto con Rimini. E’ chiaro che la matematica non dà sicurezze ma ha dato un’accelerata importante nelle ultime giornate, poi domenica ha anche perso ma le rivali non hanno guadagnato molto. In queste ultime sfide ci sono molti scontri diretti, di cui la maggior parte sono in casa e quindi sarà difficile per le altre recuperare, ma aspetterei ancora a dare per certo questo finale di regular season.

Ai playoff quale squadra avrà più chance di salire in A1?
“E’ un terno al lotto indovinare, bisogna vedere se Cantù recupera tutti e Rimini risolve i problemi fisici dei suoi giocatori, ma di sorprese qui ne siamo pieni. L’ultimo anno in cui feci da assistente a Verona, eravamo primi con 8 punti di vantaggio sulla seconda, vincemmo la Coppa Italia e poi fummo buttati fuori al primo turno di playoff da Casale Monferrato che era arrivata quinta. Ci sono tante squadre senza dimenticare chi c’è dietro, penso alla Fortitudo Bologna e a Rieti, inoltre quest’anno c’è la formula dei play-in che permette anche alle squadre fuori dalle prime 7 in classifica di poter entrare ai playoff.

A questo punto della stagione, possiamo promuovere la nuova formula?
“Direi di si, forse avrei spalmato di più le partite infrasettimanali senza metterle quasi tutte all’inizio. E’ una formula che rende tutto molto competitivo, mi piace anche il fatto che si giochi durante la settimana dando la possibilità alle squadre di giocare tante volte. Mi dispiace solo che in questa stagione ci sono stati poche nuove proposte lanciate, contiamo i ventenni sulle dita di una mano.

Tra i pochi giovani, c’è qualcuno che ti sta sorprendendo?
“Mi è piaciuto molto l’impatto avuto da Ferrari, non per niente ha scelto Cividale perchè sa che lì, se lavora bene, Pillastrini gli dà la possibilità di giocare.

Quanto sta influendo la visibilità di RaiSport sull’A2 e su tutto il movimento, quanto bisogna ancora fare?
“Credo che la Rai abbia dato un risalto e una vetrina incredibile all’LNP, addirittura il 29 dicembre il pomeriggio con Pesaro-Fortitudo Bologna siamo andati in chiaro su Rai 2, non so quante volte l’A2 abbia avuto questa possibilità. Ci sono tante squadre blasonate e con grande tradizione, è un campionato avvincente con tante squadre che possono essere promosse, per cui penso che siamo uno spot e una vetrina per tutto il movimento importantissimo. Ovvio che poi si può sempre fare meglio per migliorare il prodotto, ma credo che l’LNP stia facendo un lavoro pazzesco nella figura di Stefano Valenti soprattutto, un professionista incredibile.

QUI il PROGRAMMA delle FINAL FOUR di COPPA ITALIA

Foto di Ciamillo Castoria