La prova stellare dell’ala di Trento e il lavoro del coach grossetano determinanti per fermare gli azzurri che all’ultimo momento hanno dovuto fare a meno di Fontecchio. Bella reazione d’orgoglio negli ultimi cinque minuti, ma non è bastato per recuperare una partita che ha comunque messo in rilievo la figura di Gigi Datome, alla penultima gara di una immensa carriera
BANCHI E GRAZULIS, ITALIA AL TAPPETO
Battuti dagli italiani. Da Luca Banchi che ha confezionato con giocatori di medio livello e pur privo del suo gioiello più pregiato, Porzingis, una squadra che ha messo alle corde il gotha del basket europeo nel suo percorso premondiale e mondiale: Grecia, Turchia, Spagna, Francia, Italia cedendo, e con il minimo scarto, solo a Serbia (di un punto) e a Germania (di due), vale a dire le due squadre che a Manila sono in semifinale e che domani si giocheranno contro le nordamericane un posto in finale, godendosi intanto la qualificazione diretta ai Giochi di Parigi.
E da Andrejs Grazulis che in 33 minuti ha confezionato 28 punti con uno stellare 12/13 al tiro (3/3 nelle triple), spina costante e inarrestabile nella difesa azzurra. Grazulis gioca da quattro stagioni in Italia: Tortona, Trieste e Trento con cui affronterà tra breve il suo quinto anno nel Bel Paese: curioso che il giocatore che più ci ha ferito sia quello che gli azzurri avrebbero dovuto conoscere meglio.
E non dimentichiamo Arturs Strautins, 25 anni, che in Italia è giunto appena quindicenne e che da noi si è formato in nove stagioni (cinque a Reggio Emilia) passando attraverso otto differenti club fino ad approdare a Tortona dove inizierà tra un mese il decimo campionato. Quattordici minuti e 7 punti con 3/7 al tiro e quattro rimbalzi: sufficienti per lasciare la sua impronta su un match che esalta ancora di più il cammino della Lettonia che Banchi ha pazientemente costruito in poco più di due anni rinunciando anche a offerte di club prestigiosi per portare a termine un capolavoro che inorgoglisce la piccola repubblica baltica, di modesto recente passato, ma di illustre tradizione antica.
La prova di Grazulis ha vanificato la discreta difesa su Davis Bertans e Arturs Zagars, sulla carta gli avversari più insidiosi; il martellamento di triple ha fatto passare in second’ordine anche la superiorità ai rimbalzi mostrata dai nostri (34, ben 14 offensivi, contro 26) ed è stata una volta di più la chiave di una partita in cui l’insolita imprecisione dalla lunetta (11/18, il 61% per una squadra che viaggiava intorno all’85%) ha fatto la sua parte.
L’Italia è partita con il grave handicap dell’assenza di Simone Fomtecchio, colpito da un attacco febbrile, costringendo Pozzecco a inserire nel quintetto di partenza Datome e il capitano ha risposto con 22’ di grande basket arricchito da 20 punti (7/10). Gigi ci ha messo orgoglio, carattere, cuore, ereditando dall’ala di Utah Jazz un ruolo da bomber che non ricopriva più da molti anni. È servito per un primo tempo largamente positivo che ha portato l’Italia anche 13 punti avanti (23-10 dopo 7’).
Con i primi cambi la squadra ha cominciato a scricchiolare e un inopportuno affrettato tentativo di tiro di Spagnolo quando avrebbe potuto gestire ancora la palla per una decina di secondi, ha consentito ai lettoni la tripla di Smits che ha riportato laLettonia a ridosso degli azzurri (26-18), ma ha soprattutto galvanizzato una squadra che nella seconda frazione ha dilagato capovolgendo il risultato con cui si era andati al riposo (42-46) contro le seconde linee azzurre.
Melli, Tonut e ancora Datome hanno cercato di tamponare la crescita lettone arrivata al +15 al 35’, quando Ricci, Spissu e di nuovo Datome, ritrovando parzialmente il tiro da tre hanno fatto sperare in una clamorosa rimonta che si è però fermata all’82-84 del 39’20”.
In sintesi questo l’andamento di una partita che ha purtroppo visto l’Italia latitare ancora dal tiro dall’arco: dopo un avvìo promettente, con il 65% dalla distanza, è tornata alle percentuali fallimentari di questo mondiale, chiudendo con il 34% di fronte al 48% degli avversari ai quali ha anche concesso il 71% vicino al canestro pagando la qualità di assistman di Skele e letture difensive imperfette.
Il Ct ha dato largo spazio al secondo quintetto, soprattutto nella seconda frazione, ha pagato la nuova giornata incolore di Polonara, ha trovato ottime risposte da Gabriele Procida, grande fisicità (e 8 punti e 4 rimbalzi offensivi, ma due brucianti palle perse), e dato fiducia a Spagnolo per 12 minuti: sono i due giocatori del futuro azzurro, due scelte Nba che ora in Germania avranno modo di accrescere esperienza e abitudine al basket internazionale, seguendo una strada già percorsa con successo da Fontecchio, ed era giusto dar loro occasioni per fare esperienza.
Non è bastato il solito impegno di Melli (11 punti e 9 rimbalzi), di Datome e di Tonut: dal resto della squadra non è arrivato oggi il contributo collettivo normalmente garantito. Per stanchezza, per la botta morale dell’assenza del nostro miglior giocatore: Mondiale sfortunato questo dell’Italia che, dopo vedersi vanificata l’impresa con la Serbia trovandosi di fronte gli Stati Uniti e cioè la peggiore squadra da affrontare nel quarto di finale, ha dovuto fare a meno della punta di diamante del nostro attacco contro una Lettonia che, nemmeno sedici ore dopo aver lottato fino all’ultimo pallone con la Germania, ha mantenuto in corpo l’adrenalina necessaria per un’altra prova super sotto il profilo della coesione del gruppo, della precisione al tiro, dell’aggressività in difesa.
Siamo arrivati all’ultima tappa della nostra World Cup, sabato prossimo, in palio il settimo posto, premio decisamente minore, ma ugualmente di prestigio e utile per il ranking, contro un’avversaria superiore atleticamente: servirà tirar fuori le ultime energie e soprattutto ritrovare il miglior Fontecchio. Intanto non dimentichiamo il nuovo passo avanti nella gerarchia: dal decimo posto di Pechino a uno tra le migliori otto del mondo. Non è poco se consideriamo quali squadre ci siamo lasciati alle spalle.
Mario Arceri