Nell’ultima partita di Datome, salutato da una commovente standing ovation a Manila, arriva una nuova sconfitta: l’Italia, battuta nel rush finale, chiude all’ottavo posto ma si gode la bella prova del giovane Spagnolo e la prestazione di Marco Spissu, unico azzurro a colpire con continuità da tre punti
GRAZIE GIGI
Partiamo da quella manciata di secondi che Pozzecco ha concesso a Gigi Datome quando mancavano tre minuti e mezzo alla conclusione per offrirgli la standing ovation di un intero Palasport: gli ultimi secondi di una carriera lunghissima, coronata da grandi successi con i suoi club e da molte amare delusioni con la Nazionale di cui per anni è stato il Capitano, indiscusso leader per qualità tecniche e soprattutto morali. Le telecamere avevano indugiato a lungo sul suo volto nel prepartita: in quello sguardo il tormento di lasciare ancora nel pieno delle forze nonostante i 35 anni, la consapevolezza di avere scritto pagine fondamentali per il basket italiano ed europeo, la serenità di avere sempre gestito il proprio ruolo con dignità, al massimo delle sue possibilità, rappresentando in ogni momento l’esempio da seguire per i suoi più giovani colleghi.
Nella sua mente sono sfilati i ricordi di sedici anni e di 203 presenze in Nazionale, la ancora più lunga carriera con i club, gli scudetti con Siena, Fenerbahce, Milano, l’Eurolega conquistata con la squadra turca, la poca felice esperienza nella Nba. In quei pochi secondi in campo, omaggio doveroso a uno dei più grandi campioni del nostro basket, ha capito, con l’abbraccio dei compagni e degli avversari, con l’applauso scrosciante del pubblico filippino, quanto sia profondo il segno che ha impresso e l’eredità che lascia alla squadra azzurra che da oggi volta pagina, così come ha fatto lui, scegliendo di dire basta all’apice della carriera, rifiutando il lento declino che spesso altri campioni non riescono ad accettare.
Lo attendono la sua famiglia e un ruolo dirigenziale nell’Olimpia, a noi, a tutti gli appassionati di basket rimane il ricordo di un atleta entrato nel ristretto olimpo dei migliori azzurri di sempre, ma soprattutto dell’uomo che sicuramente, in un altro ruolo, continuerà ad offrire un grande contributo di esperienza e di cultura.
Un epilogo da vera stella, in un campionato del mondo: migliore in campo contro la Lettonia giovedì, dieci minuti anche oggi contro la Slovenia per dare peso al quintetto giovane che Pozzecco ha voluto comunque rischiare. Ma Gigi non poteva più fare miracoli: ha lasciato il testimone e i gradi a Nicolò Melli, gigantesco con i cinque recuperi e i cinque assist, anche oggi, non sufficienti però per chiudere con un successo la nostra World Cup.
Vince Doncic, straordinario campione, vicino alla tripla doppia con 29 punti, 10 rimbalzi e 8 assist, in campo per oltre 37’, eppure costretto a ben nove palle perse dalla buona difesa degli azzurri, costretti ad arrendersi ad avversari che hanno ritrovato il tiro da tre punti con soluzioni aperte dai raddoppi sull’ala di Dallas. Sotto di 15 punti al 29’, un parziale di 24-9 in otto minuti (da 52-67 a 76-76) con il ritrovato Fontecchio, le triple di Spissu e la freschezza di Spagnolo, ci aveva fatto sperare in una vittoria, divenuta concreta sull’85-83 del 39’. Due palle perse in attacco da Fontecchio, recuperato ma ancora debilitato dall’attacco influenzale che gli aveva impedito di giocare contro la Lettonia, sono state decisive per consentire a Cebasek, Hrovat e Dragic di chiudere il conto regalando alla Slovenia il settimo posto.
Chiudiamo in ottava posizione, più o meno quello che era lecito attendersi da questo Mondiale: un altro passo avanti rispetto al recente passato. Migliorando di due posizioni il piazzamento di quattro anni fa. La Slovenia aveva chiuso i Giochi di Tokyo al quarto posto davanti all’Italia. Nella World Cup che allinea 32 squadre, e comunque tutte le migliori, la concorrenza e il livello è assai maggiore che in un’Olimpiade alla quale prendono parte solo dodici squadre. Per questo la classificazione tra le prime otto, al di là dei sogni della vigilia poi sfumati, è da accettare comunque con soddisfazione. Con un pizzico di fortuna in più il bilancio poteva essere migliore: trovarsi di fronte gli Usa battuti dalla Lituania dopo la clamorosa impresa con la Serbia (poi volata in finale: si giocherà l’oro domani con la Germania) è stato un colpo esiziale per il morale degli azzurri, così come l’assenza di Fontecchio ci ha tolto un’arma fondamentale per piegare la Lettonia e fare un altro passo avanti.
Prendiamo quindi il buono che questo Mondiale ci lascia. Usa a parte, l’Italia ha combattuto faccia a faccia con tutte le altre avversarie. All’inciampo con la Dominicana ha posto subito rimedio. Contro la Lettonia – la grande sorpresa della World Cup con l’eccezionale lavoro svolto da Luca Banchi – e contro la Slovenia abbiamo perso negli ultimi secondi dando soprattutto prova di grande carattere recuperando svantaggi anche pesanti (rispettivamente 14 e 15 punti). Non è bastato per qualche dettaglio, sul quale Pozzecco dovrà lavorare a fondo, analizzando le cause dei black out purtroppo frequenti nelle terze frazioni di gioco.
Oggi il CT ha dato largo spazio alle seconde linee, non ottenendo grandi risposte da Severini e Procida, ma ritrovando lo Spagnolo del precampionato: 6 punti, 3 rimbalzi, 3 assist, un recupero in poco meno di 15’, una difesa coraggiosa su… Doncic prima di ricevere l’aiuto di Ricci e Melli. Una risposta importante del ragazzo di Brindisi che, piegato da un grave lutto in famiglia con la perdita dl nonno al quale era particolarmente legato, non aveva dato nelle precedenti partite un adeguato contributo.
Oggi Pajola e Tonut hanno pagato la stanchezza, Polonara si è parzialmente riscattato, pur continuando a non trovare il tiro dall’arco (0/4, 0/22 in totale!), ma 8 punti e 7 rimbalzi. Lo stesso Fontecchio ha chiuso con 16 punti, frutto però di 6 canestri su 15 tentativi, e 4 palle perse.
Le altre note positive vengono così da Pippo Ricci, grande combattente, 11 punti e 6 rimbalzi (suo il canestro dell’85-83) e soprattutto da Marco Spissu che, nella disastrosa prova collettiva al tiro dell’Italia nell’intero mondiale (29%), è stato l’unico a chiudere sfiorando il 50%. Le sue triple sono stato preziose anche oggi per dar vita al recupero azzurro.
Ora è tempo di guardare al futuro, soprattutto ai nostri giovani obbligati ad emigrare per trovare spazi e opportunità di crescita: Mannion e Diouf in Spagna, Spagnolo e Procida in Germania, con un occhio alla Nba, a Fontecchio naturalmente, ma anche a Gallinari confidando che la stagione a Washington, dopo l’anno perso per infortunio a Boston, ce lo restituisca in salute per le qualificazioni olimpiche della prossima estate. E confidando anche che il prossimo campionato a Milano serva a Caruso di maturazione, esperienza e consolidamento fisico e non sia di panchina: un centro all’Italia serve come il pane…
Nell’immagine Gigi Datome, foto FIBA
Mario Arceri