di Maurizio Roveri
“Don Sergio” è l’incubo che avvelena le notti dei due più prestigiosi club spagnoli. Era il 27 ottobre quando coach Scariolo e la sua Virtus Segafredo andarono – con occhi di tigre – ad espugnare il Palacio de Los Deportes “WiZink Center” di Madrid. Ammutolendo 7099 aficionados del Real. Due mesi e nove giorni più tardi… Don Sergio si è ripetuto. Impacchettando Sarunas Jasikevicius e il suo Barcelona, sorpresi dalla solidità, dall’energia e dalla resistenza di quella difesa virtussina che ha strappato il cuore ai blaugrana catalani.
“Don Sergio”, come affettuosamente e rispettosamente in Spagna chiamano coach Sergio Scariolo che è l’entrenador della Nazionale spagnola campione del mondo e d’Europa, ha mostrato ieri sera sui legni del Palau Blaugrana di Barcellona il volto migliore della V nera di Bologna.
Se quello di Madrid fu il primo vero grande urlo della Virtus, il colpo grosso di ieri sera va celebrato come un’impresa. Un successo importante, a graffiare la pelle di una delle tre squadre in cima alla classifica dell’Euroleague più competitiva di sempre.
Un successo accompagnato da una splendida espressione tecnica. E da coraggio, personalità, lucidità, intelligenza. Con tanta, tanta solidità mentale.
Ulteriore conferma, dopo la battaglia vinta contro il Fenerbahce, che questa Virtus Segafredo è squadra “da” Euroleague. Non semplicemente “di” Euroleague. La differenza è rilevante. E netta. Il gruppo bianconero non si trova fra le stelle d’Europa semplicemente per partecipare. Affronta la competizione più importante con lo spirito, la professionalità e anche la qualità per lottare duro ed essere competitivo e sfidare a muso duro squadre che appartengono a Club che partecipano all’Euroleague da una vita.
Il Barcelona, ad esempio, è sempre stato in Euroleague. Fin da quando l’Eurolega esiste. Cioè dalla stagione 2000-2001. Sì, proprio quella che venne dominata dalla Virtus Kinder di Ginobili, Rigaudeau, Griffith, Jaric, Smodis, Frosini, Abbio, Sconochini, David Andersen, Bonora.
Ventitré le presenze consecutive dei blaugrana catalani, che l’Euroleague l’hanno vinta due volte (nel 2003 e nel 2010). Recentemente, il Barcelona ha raggiunto la finale nel 2021 (con giocatori come Mirotic, Kuric, Calathes, Brandon Davies, Smits) e terzo posto nel 2022.
E dunque, la Virtus Segafredo con 11 giocatori nel suo roster che non avevano mai avuto l’opportunità di disputare la competizione più prestigiosa e dura d’Europa, ha già realizzato prestazioni d’alto livello nel girone d’andata che si è concluso ieri sera. Confezionando 8 vittorie, particolarmente significative questa contro il Barcelona e quelle ai danni di Real Madrid, Fenerbahce, Maccabi Tel Aviv.
Ecco perché la V nera di Bologna è “da” Eurolega. Nel senso che lì ci sa stare e merita di rimanerci.
PIANO PARTITA – Che la Virtus Segafredo sia un gruppo compatto lo ha dimostrato ampiamente, in questa occasione. Immediata e vibrante d’orgoglio la reazione alla bruciante sconfitta di campionato patita tre giorni prima, il 2 gennaio, alla Segafredo Arena contro i rivali storici di Milano. Da quel doloroso ko la V nera non s’è fatta assalire da cattivi pensieri, e neppure s’è disunita. Anzi. Più solida che mai, particolarmente sotto l’aspetto mentale, ha raccolto energie e coraggio. Volando a Barcelona con il fuoco nel cuore per affrontare a viso aperto lo squadrone blaugrana.
Sergio Scariolo ha preparato un piano-partita perfetto. Che i suoi giocatori hanno interpretato in maniera magistrale. Fin dall’inizio, con Semi Ojeleye ad attaccare il ferro (quel tuffo a recuperar palla, per il 5-0 firmato Shengelia, è stato un messaggio chiaro dello “spirito” che animava i virtussini). Ancora Ojeleye, con il tiro da tre per l’8-2. Barcelona inizialmente sorpreso, poi ha messo in campo tutta la fisicità che possiede. Ricucendo parzialmente lo strappo. E allora è entrato in scena Iffe Lundberg, con cinque punti in un amen. E dentro il “pitturato” un Ismael Bako aggressivo. E la Segafredo allungava di nuovo. Ventun punti realizzati in otto minuti. Con 9 su 11 nel totale tiro. Manovre rapide, precise, incisive. Con il piacere di passarsi la palla.
Addirittura la Virtus s’è spinta sul +11, sul 26-15. Con una percentuale clamorosa nelle conclusioni da due punti: 89%. Ha continuato a distendersi armoniosamente in transizione, la Virtus Segafredo. Arrivando a staccare di 13 lunghezze, sul 28-15, il gruppo di Jasikevicius. Con l’illuminante Milos Teodosic a creare la pallacanestro più bella ed efficace. Trenta punti. 30 punti prodotti dall’attacco Virtus in 12 minuti! Al secondo minuto del secondo periodo. Sul 30-18. Con le aperture e gli scarichi di Milos a mettere in ritmo Ojeleye e Mickey.
Contemporaneamente, una difesa bianconera organizzatissima. Un grande lavoro nell’esecuzione dei tagliafuori proteggendo ottimamente l’area e volando a portar giù un bel numero di rimbalzi difensivi (contro una squadra che solitamente vive molto sui rebounds d’attacco). Ovviamente il Barcelona non poteva continuare a farsi anticipare. Ha capito che doveva darsi una mossa e aumentare l’energia. Ha giocato più duro, ha confezionato un parziale che minacciava tempesta. Portandosi sul -1. La Virtus non s’è spaventata. Ojeleye sbucando dall’angolo sinistro ha respinto il pericolo ricacciando il Barcelona a -4. E a -6 con quel fantastico contropiede sull’asse Shengelia-Lundberg. Quando il gruppo blaugrana, andando a prendersi tiri liberi, tramutati in punti preziosi con una percentuale mostruosa del 91% dalla lunetta, s’è riportato a -1 sul 39-40, ancora Iffe Lundberg (folgorante penetrazione) ha ricacciato indietro il Club catalano. Con personalità. Roba da duri.
Lundberga da 3 per il 47-39. Prima di una serie di prodezze di un Kyle Kuric letteralmente on fire per alcuni minuti del terzo periodo. E il Barcelona ancora lì, pronto ad azzannare e mordere i polpacci: di nuovo a -1 la squadra catalana, poi dietro di 3 e l’aggancio firmato Kalinic sul 51-51. Il primo vantaggio blaugrana a metà del terzo quarto, 53-51, con gli ennesimi tiri liberi (alla fine saranno 21 su 24, percentuale dell’87.5%). Aggrappandosi ai tiri liberi, e alla grande capacità di trasformarli, il Barcelona si è anche illuso di fare sua questa sfida rivelatasi molto complessa e complicata. No. No. L’agguerrita banda di Scariolo non glielo ha permesso. Il destino di questa battaglia lo decidiamo noi!, hanno fatto capire i bianconeri di Bologna con le loro facce, i loro occhi, la loro pallacanestro. E tanta personalità.
SEMPRE IN CONTROLLO – Lucidità, intelligenza, controllo. Ecco, il controllo ha veramente fatto la differenza. La capacità di leggere le situazioni e di non abbassare mai la guardia. C’è stato da lottare punto a punto, per diversi minuti sul filo dell’equilibrio. La compatta Virtus di ieri sera, dalla difesa granitica, lo ha saputo fare. Concentratissima e reattiva. Ha cercato coach Jasikevicius di confondere la V nera con degli aggiustamenti tattici. Ma la Segafredo non si è fatta sorprendere. Mai.
Quando Kyle Weems ha confezionato il canestro del +5 (62-57), costringendo il Barça ancora a rincorrere, si è capito che la Virtus stava imponendo la propria identità tecnica, una concentrazione più forte, una visione più chiara. E il fuoco dell’orgoglio. Ha tenuto, con saldezza di nervi, sotto controllo vantaggini di cinque e sette punti. Scesi a tre (sul 73-70) per un canestro di Mirotic su assist di Laprovittola. Ma la Virtus non si è minimamente spaventata. E neppure s’è fatta impaurire dal pressing a tuttocampo del Barcelona. E allora è arrivata la tripla di Milos Teodosic a 2’34” dal termine della sfida. Per il 76-70. A far sentire ancor più sicura la V nera.
A poco più di 1 minuto e mezzo dalla conclusione quel canestro di forza, di tecnica, di atletismo di un eccellente Semi Ojeleye, svettando in mezzo ad una boscaglia di mani e braccia per l’80-70, è stato un perentorio messaggio lanciato agli avversari. Stasera non ce n’è per nessuno!
DIFESA DOMINANTE – La Virtus Segafredo ha tenuto a 75 punti una capolista. Ritengo che sia da considerare fondamentale, per questo capolavoro tecnico tattico e mentale, il fatto che la Virtus Segafredo abbia negato al Barcelona di prendere ritmo e di correre.
Nessun contropiede del team blaugrana in quaranta minuti. Clamoroso, se si pensa che abitualmente il Barcelona è squadra da corsa. Il bilanciamento difensivo, gli equilibri e l’organizzazione della V nera hanno prevalso.
Oltre a negare il contropiede agli avversari, la Virtus ha concesso poche briciole a Nikola Mirotic (che ha chiuso con un -13 di plus/minus) e non ha permesso mai a Cory Higgins di accendersi (5 punti, con 1 su 7 al tiro, e 0 di PIR). Loro sono, solitamente, le stelle del Barcelona…
LUNDBERG E OJELEYE – All’interno d’una apprezzabilissima vittoria di squadra sono emerse – efficacissime – le prestazioni di Iffe Lundberg (MVP della partita) con i suoi 20 punti, 4 su 4 da due punti, 3 su 6 nelle conclusioni da oltre l’arco, 3 su 4 nei tiri liberi, 2 assist, 5 palle recuperate e 1 persa, 23 di Performance Index Rating, davvero una partita enorme per leadership, e di Semi Ojeleye 14 punti, 4 su 6 da due, 2 su 2 da tre punti, 4 rimbalzi, 14 di PIR.
VENTIDUE ASSIST – I “numeri” di un’impresa virtussina hanno contorni ben definiti e indicano quanta sostanza la Segafredo sia riuscita a mettere attaccando l’area del Barcelona. Una V nera da 22 su 30 nelle conclusioni ravvicinate (percentuale del 73.3%). Facendosi valere anche dalla lunga distanza: 9 triple messe a segno su 24 tentate. La Virtus ha avuto a disposizione dieci tiri liberi in meno rispetto al team catalano, tuttavia li ha sfruttati bene (12 su 14). La fluidità delle manovre bianconere è ben fotografata dai 22 assist: 6 di Teodosic, 6 di Shengelia, 2 a testa per Mannion, Pajola, Jaiteh, Lundberg e Mickey.
VIRTUS DA 7 NEL GIRONE D’ANDATA – Ritengo dignitoso, dignitosissimo il rendimento della Virtus Segafredo nel girone d’andata dell’Euroleague 2022-23. Concluso con 8 partite vinte e 9 perse. Un bilancio positivo. Sicuramente positivo. Considerando che la Virtus Bologna è debuttante nell’Euroleague “moderna”. Essendo rientrata nella principale competizione europea dopo la timida parentesi della stagione 2007- 2008 (eliminata nel girone di qualificazione, 2 vittorie e 14 sconfitte). Tornando proprio nella stagione, questa del 2022-23, dell’Euroleague più forte, più competitiva e difficile di sempre. Per livello tecnico, fisicità ed equilibri. Pertanto una classifica da 8+ e 9- va interpretata positivamente, in particolare se si tiene conto che questa Virtus non è mai scesa in campo al completo. A cominciare dal lungo stop di Awudu Abass, operato al ginocchio destro il 21 settembre. Vale a dire, sono già trascorsi tre mesi e quindici giorni. Poi, gli stop di Toko Shengelia (due volte fermo per un totale di 9 partite saltate) e di Semi Ojeleye (6 gare fermo). Tre partite saltate da Isaia Cordinier (il cui rientro non è chiaro, potrebbe essere ancora lontano), due da Jordan Mickey, due da Daniel Hackett, una da Milos Teodosic. Oltre al problema alla spalla che si porta dietro Alessandro Pajola, e che lo ha condizionato parecchio, dal 9 dicembre.