di Maurizio Roveri
Può cambiare il roster, giocatrici che vanno e altre che arrivano, ma l’anima della Famila Schio è sempre quella. Come la mentalità vincente, impressionante, di questo Club.
Un Club che piombando imperiosamente a catturare la Supercoppa Italiana edizione 2022 (quarto titolo nello spazio di un anno per coach Giorgios Dikaioulakos) è arrivato ad allungare le mani sul trentottesimo Trofeo vinto negli anni Duemila.
Imperiosa Famila. Un dominio assoluto (86-58 il risultato finale, addirittura 47-20 il primo tempo…) nella finalissima sui legni del Palamanchia di Alghero.
Un incubo, una tortura, un massacro per la Virtus Bologna.
La realtà dice che c’è ancora un mondo di differenza, di distanza fra queste due squadre. Sul piano dello spirito, della mentalità, della consistenza. Per ora è così.
La Famila che aveva confezionato una suggestiva “tripletta” nella stagione scorsa (Scudetto, Supercoppa, Coppa Italia) ha perso due stelle come Sandrine Gruda e Kitjia Laksa, eppure… si presenta ancora più forte. La spagnola Astou Ndour è devastante (per la dinamicità, per come corre, 21 punti per lei, 5 rimbalzi, 5 falli subiti). La svedese Amanda Zahoui (la stagione scorsa nel Fenerbahce) è enorme a protezione dell’area: la sua difesa, il suo intenso lavoro a rimbalzo e nei tagliafuori, hanno rappresentato una “presenza” inquietante che ha fatto sentire piccola piccola la squadra virtussina di coach Ticchi.
Elisa Penna è arrivata dalla Reyer ad aggiungere qualità. In attesa degli innesti delle statunitensi Marina Mabrey point guard proveniente dalle Dallas Wings della WNBA e Rhyne Howard small forward che ha fatto parte di Atlante Dream.
Solo 5 le “confermate” della vincente stagione scorsa, ma sono collaudatissime, sanno perfettamente che cosa coach Dikaioulakos vuole da loro, conoscono ogni “lettura” della pallacanestro del loro allenatore. Eseguono efficacemente schemi e difese.
Kim Mestdagh bravissima, in questa finale ha annullato Cecilia Zandalasini (costretta a 3 su 13 al tiro e un doloroso -24 di plus/minus). Giorgia Sottana con la sua leadership, i suoi assist, il suo pick and roll con Astou Ndour, mostra come si gioca a pallacanestro con sapienza e sostanza. Poi, Martina Crippa la guerriera definita ormai da tutti “la ministra della difesa”, Costanza Verona con le sue accelerazioni e il tiro dalla lunga distanza, e Jasmine Keys sempre utile.
Finalissima a senso unico. E pensare che… la partita era cominciata con un 6-0 per la Virtus. Pronti via, 2 rimbalzi offensivi di Cheynne Parker, fallo subìto, 2 tiri liberi. Vellutato tiro in sospensione di Cecilia Zandalasini. Fallo di Zahoui su Laksa: due tiri liberi, ancora due penti per le bianconere e 6-0 Segafredo. Dopo appena78 secondi.
E poi? Che cos’è accaduto?
Semplice. Le Campionesse di Schio si sono guardate negli occhi ed è come avessero urlato: Stop. Adesso basta!
E basta è stato
Costanza Verona ed Elisa Pernna sono state le più reattive a rubare il tempo alla Virtus, aprendo con i loro tiri la difesa del gruppo bolognese. Sulle crepe d’una Segafredo che poi ha subìto dentro l’area le incursioni di N’Dour, tutto è vertiginosamente cambiato. Già 11-6 Schio al quarto minuto, 16-7 al 5’, +11 al 6’, 23-12 alla fine del primo quarto. 1 su 16 ali tiro la Virtus Segafredo. L’intensità difensiva della Famila è una saracinesca che si è abbassata crudelmente davanti agli occhi delle virtussine. Le quali hanno completamente smarrito il filo del gioco e la strada per arrivare a canestro.
E si è andati avanti così. La Famila Wuber Schio ad afferrare l’iniziativa, bella e sicura. La Virtus Segafredo ancora in sofferenza. E si è arrivati sul +31 Schio (46-15). Sì, dopo 19 minuti, al tramonto del secondo periodo, Bologna aveva prodotto appena 15 punti. Con un disastroso 4 su 33 al tiro!
In apertura di terzo periodo la V nera ha perso per infortunio Ivana Dojkic, l’unica che aveva tentato di costruire qualcosa.
Famila Wuber Schio in totale controllo. Un trentello di differenza (8-50 su una tripla di Costanza Verona) al quinto minuto del terzo periodo.
La Virtus ha chiuso questa dolorosa esperienza (eh, bisogna passare anche da queste batoste per crescere) con un misero 24% al tiro. Impressionante contrasto con il 31 su 61 di Schio (50%) e i 48 rimbalzi.
E’ vero che il club della V nera non ha ancora la pivot francese Iliana Rupert, che in verità appare alquanto in ombra con la nazionale francese ai Mondiali che si stanno svolgendo in Australia. Ma l’inserimento della Rupert non basterà.
Schio è “vera” squadra di Eurolega. La Segafredo che sta per affacciarsi alla più competitiva e dura competizione europea ha bisogno necessariamente di una quinta straniera se vorrà essere all’altezza dell’Euroleague.