di Mario Arceri
“Sono qui per vivere il mio sogno”. In queste parole pronunciate da Danilo Gallinari poche ore fa nel corso della conferenza stampa tenuta dagli azzurri a Tokyo, c’è il senso dei Giochi Olimpici, irrobustito da Meo Sacchetti: “Vincere un Europeo è importante (e lui l’ha vinto: Nantes ’93), ma qualificarsi e partecipare a un’Olimpiade lo è ancora di più (e lui è alla sua terza partecipazione: argento a Mosca e quinto posto a Los Angeles da giocatore, qui a Tokyo da coach)”, tanto per rimettere le cose al loro posto e valorizzare l’impresa della sua Italia nel Preolimpico di Belgrado. Nessun intento polemico con il calcio e la trionfale cavalcata degli azzurri di Mancini che ha esaltato l’intero Paese, ma una punta di rammarico sì, per come è stata in fin dei conti sottovalutata la notte magica di Belgrado, la Serbia argento a Rio de Janeiro dominata dai ragazzi coraggiosi di Meo che domenica inizieranno il loro viaggio olimpico affrontando la Germania, mentre già sabato scenderanno in campo le ragazze del 3×3, altra perla infilata a sorpresa in questo 2021 che celebra – nel migliore dei modi – il Centenario della Federazione.
A Belgrado non c’era, ma, reduce dalle semifinali Nba e da una lunga e stressante stagione, Danilo Gallinari ha chiesto di dare il suo contributo alla causa olimpica, appunto per coronare il suo sogno “ringraziando Abass: gli sarò debitore per tutta la vita” e spendendo una lancia per i due grandi assenti, Datome e Belinelli: “Era il nostro sogno, coltivato per dieci lunghi anni: se hanno rinunciato, dovevano avere problemi assai seri: so quanto ci tenevano e quanto stanno soffrendo ora”. Parole da leader vero e di profonda umanità, che si aggiunge alla forza collettiva di una squadra che a Tokyo non ha certo un ruolo di protagonista nel giudizio di tutti (non lo aveva nemmeno ad Atene…), ma che vuole comunque sorprendere spinta dalle motivazioni, dallo spirito di gruppo e dalle individualità che sono emerse nel Preolimpico e che si vogliono confermare In Giappone, nell’edizione più strana e imprevedibile, condizionata com’è da una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero e che non rispetta nemmeno il vecchio rito della… tregua olimpica.
Per capire fino in fondo le parole di Meo Sacchetti (e l’aspirazione di Gallinari), basta comprendere il vero senso dei Giochi. Ho seguito otto edizioni delle Olimpiadi. Da giovane collaboratore Monaco ’72, da inviato Los Angeles ’84 e le successive, fino a Pechino 2008. Senza affogare nella retorica dei cinque cerchi, posso solo dire che ogni volta è stata un’emozione nuova e diversa. Un lavoro durissimo e senza orari – basti pensare alla differenza di fuso con la Città degli Angeli, con Seul, Atlanta, Sydney, Pechino, ma anche la soddisfazione di vivere direttamente le grandi imprese degli azzurri della scherma, della pallanuoto, della ginnastica, della vela, della canoa, percepire l’attenzione del mondo intero su un evento che mette insieme tutte le discipline sportive e il loro campioni in un’unica sede e negli stessi giorni. Ho vissuto e raccontato le corse all’oro di Trillini, Vezzali, Cerioni, Numa, Montano, Cuomo, Puccini, Tagliariol, Chechi, Cassina, Sensini, Idem, tanto per citarne solo alcuni, l’Original Dream Team di Barcellona e, sempre in Spagna, l’eroica impresa del Settebello di Rudic con Campagna protagonista, Alessandro che ora guida la Nazionale verso un nuovo podio in uno sport che, come la scherma, è tradizionalmente la miniera d’oro dello sport italiano. E naturalmente, con l’oro del Setterosa, l’argento della Nazionale di Recalcati ad Atene, dopo aver mal digerito il quinto posto di Los Angeles e Sydney, largamente inferiori a quanto avremmo meritato arrivandoci in entrambi i casi da campioni d’Europa.
Ecco, in tutto questo per capire il senso delle parole di Sacchetti questa mattina, il calcio è solo una delle discipline presenti, e nemmeno la più importante o la più attesa. L’Olimpiade è il coronamento del lavoro di quattro anni (cinque, stavolta), l’obiettivo primario in un percorso di cui europei, mondiali, coppe di club sono solo tappe intermedie per quanto prestigiose, e qualcosa che va ben oltre le valutazioni tecniche per entrare nella sfera più alta dei sentimenti: può davvero comprenderlo solo chi l’ha vissuta, ed ha ragione Petrucci quando afferma che nulla come una medaglia o anche solo una partecipazione olimpica resta indelebile nella carriera di un campione.
La liturgia dei Giochi ha radici antiche, il Villaggio degli atleti non è solo un baluardo per la loro sicurezza, ma il simbolo dei princìpi che animano l’Olimpiade: il superamento di ogni barriera di lingua, di razza, di genere, di sesso, di religione, di politica, quanto mai attuale in questi nostri tempi in cui razzismo, intolleranza, omofobia sono ben lontani dall’essere superati in nome della convivenza e del rispetto degli altri, al punto che il Cio ha modificato il suo motto latino “Citius, Altius, Fortius” aggiungendo una quarta parola: “Communis”, insieme, quello che soprattutto nella drammatica situazione attuale dovrebbe essere il faro per tutti noi. Scrive Emanuela Audisio su Repubblica che “le Olimpiadi al tempo della pandemia ringraziano la scienza, si restringono, si mettono in sicurezza, ma non rinunciano ad essere il racconto dell’umanità”.
L’Olimpiade è già partita con le prime gare di softball e di calcio femminile, ma il primo vero appuntamento è per domani, alle 13, con la Cerimonia d’apertura del Giochi. È sempre stato l’evento collettivo più atteso, partecipato da tutti, o quasi, gli atleti di ogni nazionalità. Domani sarà diverso: tribune deserte ma cinque miliardi di persone sintonizzate, mascherine sul volto emblema del nostro tempo così difficile, tamponi a tappeto quotidianamente, distanziamento e, insomma, tutte le misure di sicurezza possibili, ma lo spettacolo ci sarà comunque in una Cerimonia nella quale Tokyo, ricevendo da Rio de Janeiro la bandiera olimpica in un simbolico passaggio di consegne che testimonia anche la continuità del messaggio dei cinque cerchi (almeno uno dei cinque colori presente in ogni bandiera nazionale), racconterà la sua storia per quadri, musiche, immagini, così come ogni Paese organizzatore ha sempre fatto rivaleggiando con i precedenti per originalità ed effetti speciali.
Godiamocela in televisione prima di appassionarci alle gare e fare il tifo per i nostri azzurri, seguendo Jessica Rossi ed Elia Viviani con il tricolore alla testa dello squadrone azzurro, provando a individuare Federica Pellegrini e Aldo Montano che siglano la loro quinta Olimpiade, e poi i nostri cestisti, se ci saranno: Rae Lin D’Alie esultate per l’anello dei Bucks, ma anche Gallinari, Polonara, il ciuffo rosso di Mannion, cominciando a pensare a cosa avverrà, a cosa riusciranno a fare, da subito contro i vecchi compagni tedeschi di Fontecchio, poi con gli australiani che puntano all’oro, infine con i nigeriani infarciti di giocatori Nba. E dando uno sguardo anche agli altri: gli spagnoli di Sergio Scariolo, soprattutto i controversi americani di Gregg Popovich che solo domani saranno al completo con l’arrivo di Devin Booker, Khris Middleton e Jrue Holiday, freschi di anello Nba, e di Zach LaVine uscito dall’incubo Covid. A guidarli è Kevin Durant, a caccia del terzo oro consecutivo.