Paolo Banchero, la prima scelta assoluta del Draft NBA 2022, ha già raggiunto Orlando e sogna l’Italbasket. Vediamo insieme cosa può portare ai Magic e al neopromosso coach Pozzecco.
Papà Mario, pronipote di due emigrati liguri e gestore di una macelleria a Seattle, ha festeggiato la notte del draft scrivendo su Twitter una singola parola: Primo. E per quanto ci sia chi critica, dicendo che Paolo non sa neanche parlare italiano, Banchero sente forti le proprie origini. Tanto da suscitare l’attenzione dei media nazionali, tra cui anche Repubblica, che ha dedicato al giovane talento un esteso articolo il giorno successivo al Draft.
Una prima scelta assoluta per l’Italia, per quanto non rivendicabile tanto quanto quella del Mago Bargnani, ci riempie di orgoglio. Soprattutto nel Draft più importante di sempre per l’Italia: 3 giocatori del bel paese scelti tra i 58 totali, come mai prima d’ora. Di Procida e Spagnolo parleremo più avanti; analizziamo ora cosa può fare Banchero al suo debutto in NBA e quali sono le prospettive per la nazionale.
BANKING ON BANCHERO
Gli Orlando Magic hanno una discreta storia di successo con la prima scelta assoluta. Da quando è stata creata la franchigia, nel 1989, in Florida sono arrivati Shaquille O’Neal, Chris Webber (scambiato poi per Penny Hardaway) e Dwight Howard, tutti incredibilmente di successo a Orlando. Certo, le aspettative sono alte, ma il potenziale è quello.
Banchero troverà a Orlando un roster giovanissimo e pieno di talento. Focus sulla dinamica tra lui e Jalen Suggs: il 21enne di Gonzaga, 4a scelta al Draft un anno fa, ha dimostrato buone cose nonostante un’annata altalenante. Avere un giocatore come Banchero a guidare l’attacco gli darà spazio per attaccare con più efficienza.
Sì, perché Banchero non sta arrivando a fare da comprimario. Nonostante i molti giovani talenti di Orlando (Cole Anthony, Wendell Carter Jr, RJ Hampton, Franz Wagner…) è chiaro prima ancora che Paolo entri in campo che la palla dovrà passare dalle sue mani. Il suo gioco 1 contro 1 è fenomenale, sia palla in mano, a gestire da ballhandler il pick and roll, che in post basso, oltre ovviamente come rollante. Banchero si configura come un potenziale centro gravitazionale in attacco, capace di costringere la difesa a raddoppiarlo lasciando spazio ai suoi compagni di approfittarne.
Banchero è cresciuto giocando da guardia, imparando i fondamentali quando era alto 1 metro e 85. Ora è alto 2 metri e 8 cm, ma è ancora capace di tirare giù rimbalzi e correre in coast to coast in modo fluido e per niente forzato. Soprattutto, è un passatore più che capace con grandissimi sprazzi di creatività. Se il suo tiro pesante dovesse sbloccarsi (32.8% da 3 al college su 105 tentativi), auguri a fermarlo: il rischio è concedere una schiacciata al ferro, oppure una tripla aperta ai suoi compagni. Insomma, i Magic stanno scommettendo su Banchero.
THE MAN IN THE MIDDLE
Ancora più interessante, per noi da questa parte dell’oceano, è analizzare il potenziale impatto di Paolo Banchero in Nazionale. Non è un segreto: da anni ci si lamenta della mancanza di veri e propri centri di stazza e muscoli a impattare su entrambi i lati del campo. Ne è stato l’ennesimo esempio la partita persa dall’Italbasket contro l’Islanda ad Hafnarfjordur il 24 febbraio: ai tempi Tryggvi Hlinason catturò ben 21 rimbalzi, record assoluto per i round di qualifica alla Coppa del Mondo.
Banchero è il perfetto esempio del positionless basket, di quel fenomeno per cui i ruoli in campo contano sempre meno e conta sempre di più lo skillset. Non è propriamente un centro, ma fargli giocare minuti da 5 aprirebbe il campo per un gruppo di esterni che amano attaccare il ferro (in primis Stefano Tonut, ma anche Woldetensae, autore di ottime cose nel suo debutto contro la Slovenia). Ancora più eccitante è immaginare i suoi minuti in campo insieme a Nicolò Melli, da cui Banchero potrebbe imparare molto.
Il giovane di Seattle è un ottimo difensore fisicamente, con un’apertura alare impressionante e la capacità di muovere velocemente i piedi per stare dietro anche agli esterni. Ha una predilezione per il cambio sui blocchi, riuscendo a tenere bene i palleggi del portatore di palla. Dove pecca è nell’intensità. In parte anche per gli sforzi enormi richiesti in attacco, diverse volte al college Banchero è sembrato disinteressato in difesa, eseguendo male i tagliafuori e perdendosi l’uomo in giro per il campo. Chi meglio di Melli, il miglior difensore dell’Italbasket, a inculcargli in testa un po’ di sano sacrificio e di lavoro duro?
SAN PAOLO?
Bisogna però avere pazienza. Sia in ottica NBA che in ottica Nazionale. Paolo Banchero ha ancora 19 anni. Ha fatto solo un anno di college. Per quanto fisicamente sia impressionante (2 metri e 8, 113 kg), per quanto tecnicamente sia una meraviglia, è ancora un ragazzo. E per quanto sia Orlando che l’Italia lo stiano già elevando a salvatore, è inevitabile che almeno all’inizio ci saranno dolori. Ci saranno difficoltà. Ci saranno momenti in cui si farà fatica a vedere il talento.
Ma succede a tutti. È successo a Luka Doncic, a LeBron James, a Kobe Bryant. È successo a Cade Cunningham un anno fa e a LaMelo Ball due anni fa. E come faremmo ad apprezzare il talento se non esistessero le difficoltà?
Inoltre, prima che Banchero possa fare il suo debutto con l’Italbasket ci vorrà un po’ di tempo. Come dichiarato anche da Pozzecco a Repubblica, sarebbe bello se il giovane potesse debuttare da subito, e significherebbe molto. Il CT spera di averlo a disposizione per gli Europei, tra il 1 e il 18 settembre, o di convocarlo per il secondo turno delle qualificazioni mondiali. Ma molto probabilmente, anzi, quasi sicuramente, i Magic non lo permetteranno: la priorità sarà il training camp, fondamentale per iniziare al meglio l’esperienza NBA.
Quando il tiro inizierà a svilupparsi, quando l’intensità in difesa si alzerà, sarà una meraviglia. Ma anche se non dovesse mai succedere Banchero è uno di quei talenti rari. Una prima scelta assoluta non succede a caso. Quindi in bocca al lupo, Paolo. Non ti diremo di renderci orgogliosi, né che ti aspettiamo. Non ci uniremo ai milioni di voci insistenti che ti hanno perseguitato e rincorso da quando hai preso un pallone da basket in mano. Semplicemente, un grande in bocca al lupo e un entusiasmo gigante per quando finalmente debutterai tra i professionisti.
FOTO: Paolo Banchero (NBA.com)
Yuri Pietro Tacconi