Nets, Jazz e Kyrie Irving: è tempo di scoprire i protagonisti della quarta settimana NBA.

Mentre il COVID-19 continua a impazzare e ostacolare la stagione 2020-21, nel corso dell’ultima settimana  sono successe molte cose in NBA. Casi di positività (tra i più eclatanti e recenti quelli di Tatum e Towns). Infortuni: McCollum e Nurkic dei Blazers, Embiid e Westbrook. La “scoperta” di Caris LeVert che, dopo essere finito ai Pacers per via della trade di Harden, è venuto a conoscenza di avere una massa su un rene. La “scomparsa” di Kyrie Irving, assente ingiustificato da varie partite per motivi non ancora chiari. Infine il fatidico cambio di maglia di Harden, che ha finalmente abbandonato Houston per raggiungere Kevin Durant a Brooklyn esordendo con una sontuosa tripla doppia: 32 punti, 14 assist e 12 rimbalzi.

Le migliori: Brooklyn Nets e Utah Jazz

I Brooklyn Nets (9-6) sono in un grande momento di forma. La squadra ha vinto le ultime quattro partite consecutive (4-0) e, grazie anche all’arrivo di James Harden, sembra essere tornata consapevole del proprio terrificante arsenale offensivo (che però nelle ultime due settimane non ha compreso il misterioso e assente Kyrie Irving). Nonostante l’assenza del numero 11, tuttavia, nelle ultime partite la squadra di Steve Nash è andata davvero alla grande: 121.3 punti di media, 54.2% dal campo e 45.7% da tre. Numeri gonfiati anche dalle prestazioni di Kevin Durant, recentemente nominato miglior giocatore della settimana per la Eastern Conference (34 punti e 8 assist di media nelle ultime partite). 

Gli Utah Jazz (10-4) sono indubbiamente la squadra più calda della settimana. I giocatori di coach Quin Snyder, infatti, stanotte hanno vinto (contro i New Orleans Pelicans) la loro sesta partita consecutiva e sono balzati al secondo posto della Western Conference (dietro ai Los Angeles Lakers, che però hanno giocato una gara in più). Classifica a parte, comunque, i Jazz stanno dimostrando una sempre maggiore alchimia e coesione sia in attacco, dove l’apporto di Donovan Mitchell è sempre più determinante. Per lui ci sono 23.2 punti di media, con il 41.9% dal campo e il 37.4% da tre), che in difesa, dove anche Rudy Gobert sta iniziando a salire di colpi (12.2 punti, 13.6 rimbalzi e 2.7 stoppate a partita).

Le peggiori: Orlando Magic e New Orleans Pelicans

Gli Orlando Magic (6-8) sono in caduta libera. La squadra di Coach Steve Clifford ha perso le ultime sei partite, vanificando l’ottimo inizio di stagione (6-2). La squadra di Orlando, complici anche le moltissime assenze, sta giocando male sia dal punto di vista offensivo (98.8 punti di media nelle ultime quattro partite, 41% dal campo e 30.8 da tre) che in difesa (soprattutto per quanto riguarda i punti in transizione concessi). Le uniche note positive dei Magic sono Nikola Vucevic (22.9 punti e 11rimbalzi di media, col 52% dal campo e il 42.5% da tre) e il rookie Cole Anthony, che a causa della situazione è stato promosso titolare e si sta prendendo sempre più responsabilità.

Per quanto riguarda la Western Conference, i peggiori della settimana non possono che essere i New Orleans Pelicans. Malgrado la vittoria di lunedì contro i Sacramento Kings, la squadra di Coach Stan Van Gundy non sembra più in grado di vincere. Dopo la sconfitta di stanotte contro gli spumeggianti Utah Jazz, infatti, i Pelicans hanno ottenuto il sesto K.O. nelle ultime sette partite giocate e sono scivolati al dodicesimo posto della Western Conference. I Pelicans sono in possesso di un attacco potenzialmente temibile, ma devono mettere a posto vari aspetti del proprio gioco. Dal punto di vista offensivo: il tiro da tre e i tiri liberi (solo il 73.8%). Dal punto di vista difensivo, invece, la squadra concede troppo agli avversari (è ventesima nella lega per Defensive Rating) e perde troppi palloni (14.5 a partita). 

Focus: La misteriosa assenza di Kyrie Irving

L’approfondimento della settimana è incentrato su Kyrie Irving. O meglio, sulla prolungata e misteriosa assenza del fantasista dei Brooklyn Nets. Irving, infatti, ha saltato le ultime sette partite di campionato ed è rimasto lontano dai campi NBA per circa due settimane. Il motivo? Non è ancora chiaro. Inizialmente il giocatore aveva riferito alla dirigenza dei Nets di doversi allontanare per “motivi personali”, senza scendere nei particolari. In seguito, però, Irving era stato ripreso da un video a Toronto, durante la festa di compleanno della sorella. Una bravata che l’NBA ha giustamente deciso di punire, sanzionando il giocatore con 50.000 dollari di multa per aver violato i Protocolli di Salute e Sicurezza della lega. Ciononostante, in seguito alla partecipazione alla festa e alla conseguente quarantena, Irving ha continuato a rinviare il proprio ritorno in NBA.

Secondo molti, per motivi di natura politica. L’ultima partita giocata dal numero 11 dei Nets, infatti, risale al 5 gennaio. Il giorno prima dell’attacco dei sostenitori di Trump al Campidoglio. Un fatto che ha sconvolto parecchio il giocatore, e che lo avrebbe indotto a prendere parte con maggior impegno alla vita politica del proprio paese.

È forse per tale ragione che, prima della partita con i Denver Nuggets (13 gennaio), Irving è apparso su Zoom, per un evento organizzato da Tahanie Aboushi, candidato procuratore distrettuale di Manhattan. E probabilmente è per lo stesso motivo che il giocatore ha deciso di donare una casa alla famiglia di George Floyd, l’afroamericano che, a maggio 2020, è stato ucciso a Minneapolis da un agente di polizia. Il mistero di Kyrie Irving, dunque, al momento rimane ancora privo di una soluzione. Quello che è certo è che  Kyrie è tornato nel posto che più gli appartiene: il campo da basket.

Pier Paolo Polimeno