Alla fine l’ha spuntata il Real Madrid.

Runner up, come dicono negli USA, l’Olympiacos, terzo il Monaco, quarto e deludente il Barcellona.

Che poi viene difficile dare un senso alle finaline, non ci sono medaglie di bronzo da assegnare come alle Olimpiadi.

Dopo gara 2 contro il Partizan Belgrado, nessun tifoso che non fosse madridista avrebbe voluto che gli uomini di Chus Mateo trionfassero, figuriamoci con un canestro di Llull, l’uomo che aveva dato inizio alla rissa generale.

Sarebbe, però, eccessivo prendersela con la squadra per le mancanze di una lega, la principale targata ECA, che ha distrutto la propria credibilità – e la propria aspirazione ad essere l’NBA Europea – con le proprie mani.

Il Real Madrid ha meritato di vincere perchè è stato capace di unirsi quando l’opzione più facile sarebbe stata quella di sfaldarsi definitivamente dopo l’esplosione di tensioni che covavano da molto tempo avvenuta nel vergognoso modo che tutti ricordiamo.

A rendere ancor più meritorio il successo c’è la sfortuna che colpisce Deck – lesione del legamento crociato del ginocchio – lì dove la giustizia sportiva aveva fatto cilecca.

In queste condizioni la squadra si è stretta attorno al suo allenatore, criticato aspramente da tutto l’ambiente e rimasto unico appiglio per rimettere in piedi una stagione che pareva compromessa.

Non è un caso che i senatori, Chacho e Tavares su tutti, facciano un passo avanti, quello di Llull è un canestro in cui c’è un ventennio di talento cestistico sciorinato su tutti i parquet e l’unica maniera in cui il Real potesse vincere questa finale.

Quanto fatto non dovrebbe cambiare i piani: la vittoria dell’Eurolega potrebbe aver rappresentato una Last Dance anche per un gruppo la cui carta d’identità comincia a farsi sentire.

 

I DELUSI

Ci ha creduto l’Olympiacos, ed aveva motivo per farlo. In semifinale travolge l’esordiente Monaco con imbarazzante facilità, in finale perde l’apporto di Sloukas, cresciuto d’importanza con il passare dei mesi, specialmente quando Vezenkov ha avuto un fisiologico calo di rendimento dopo non aver riposato in estate.

Resta l’amaro in bocca per essere rimasti a mani vuote dopo aver condotto per gran parte del match, ma ora è anche tempo di riflessioni.

Il futuro ruota intorno a Sasha Vezenkov. Il fatto che Mike Brown fosse presente al Pireo nei playoff è un indizio su quelli che potrebbero essere i programmi dei Sacramento Kings sul bulgaro di cui detengono i diritti in caso di approdo oltreoceano.

Non è scontato che ciò accada, specialmente se al giocatore si offrisse un progetto ancor più solido dell’ultima annata, ma è anche vero che – a 27 anni – quello dei Kings potrebbe essere l’ultimo treno da prendere e non c’è dubbio che anche in patria vedrebbero di buon occhio il suo approdo in California come volano per il movimento.

 

COMUNQUE FELICI

La prima Final 4 alla seconda partecipazione in Eurolega non può che essere considerata un traguardo di assoluto prestigio per il Monaco.

Il terribile terzo quarto (2-27) delle semifinali contro l’Olympiacos è l’inevitabile scotto del noviziato che nemmeno la presenza di Mike James ti permette di evitare.

Diventa esperienza, necessaria per ripresentarsi in altro modo la prossima volta, per essere più duri mentalmente.

Tolto James, nessuno dei punti di riferimento di Sasa Obradovic aveva mai calpestato una Final 4, un fattore che conta.

Pronto riscatto nella finalina contro un Barcellona ormai più concentrato sulle proprie problematiche interne che sul campo.

Diceva un tale: “A volte si vince, altre s’impara”.

 

FALLIMENTO

Le Final 4 del Barça sono riassumibili nella semifinale disputata da Nikola Mirotic.

Nel momento più importante della stagione l’ex Bulls diventa una zavorra che sparacchia senza successo dai 6,75 e segna i suoi unici punti a buoi abbondantemente scappati.

La cosa grave è che sia lo specchio di tutta una squadra che si vede soltanto per qualche sprazzo di gara, salvo cedere ben prima del finale.

A Mirotic il club chiederà di dimezzarsi lo stipendio, 11 milioni lordi; il giocatore si guarda intorno (anche verso Milano…).

Per la panchina, invece, si può definire chiusa l’esperienza di Jasikevicius; con un taglio del 25% circa del budget, la scelta del successore sarà cruciale. Il GM Navarro potrebbe a breve muoversi per il ritorno di Xavi Pascual, contattato dal Real Madrid qualche settimana fa.

 

Elio De Falco