di Maurizio Roveri
“Non limitare le tue sfide, sfida i tuoi limiti” (anonimo).
Il Trinka e Don Sergio. Faccia a faccia. Andrea Trinchieri e Sergio Scariolo, grandi condottieri della “scuola” italiana dei Coach di basket. Fieri rivali all’Audi Dome ieri sera, in un braccio di ferro fra il Bayern Monaco e la Virtus Segafredo Bologna. Per restare aggrappati al treno che viaggia verso un posto nei playoff di Euroleague. Due prestigiosi allenatori e due squadre valorosamente all’assalto d’una partita delicatissima. E di una vittoria. Fondamentale per restare in scia e per aggiungere sostanza alle speranze di essere – alla fine della strada, fra altre tredici battaglie – dentro le prime otto della regular season.
Trinchieri, milanesissimo, con sangue croato nelle vene, padrone di casa all’Audi Dome, corporatura massiccia, quella posa maestosa che gli è assolutamente naturale, in piedi davanti alla panchina del suo Bayern, giacca aperta, cravatta blu sulla camicia bianca che si allarga adì evidenziare una certa massa corporea dell’Uomo che – oltre alla vocazione per la pallacanestro – mostra anche di saper coltivare l’arte della buona cucina. Un coach italiano che da anni sta facendo importanti cose per la pallacanestro in Germania (3 volte trionfatore in Bundesliga con il Brose Bamberg, i playoff di Euroleague con il Bayern Monaco portato ai quarti di finale per due volte di fila). Un personaggio, un punto di riferimento che sta contribuendo in queste stagioni ad elevare il livello del basketball tedesco.
Scariolo, lombardo anche lui, bresciano, uno scudetto vinto da giovanissimo a Pesaro dove dimostrò d’essere un predestinato nella pallacanestro, perché aveva una marcia in più, ha conquistato la Spagna vincendo con il Real Madrid e con Malaga, e poi diventando per tutti “Don Sergio”: un uomo a tutto campo, l’abilissimo gestore di Campioni, il coach di successo che ha condotto la Nazionale delle Furie Rosse alla conquista di quattro titoli Europei e un Mondiale, tanto da meritarsi per il suo importantissimo lavoro l’onorificenza dell’Ordine Reale del Merito Sportivo (Real Orden del Merito Deportivo). E in mezzo a tutto questo… la straordinaria esperienza canadese-americana: i Toronto Raptors, e quell’anello NBA vinto come vice di Nick Nurse, nel 2019.
Sfida intensa, intensissima, quella andata in scena all’Audi Dome bavarese. Sfida dura, tecnica, tattica, estremamente fisica. Gonfia di emozioni. E di fuoco. Il fuoco della passione, il fuoco dell’orgoglio. Il fuoco delle strategie.
Ha prevalso il Bayern, di 6 punti (91-84), dopo avere costretto una Virtus in chiaroscuro ad inseguire per tutto l’incontro e a faticare per ricucire strappi di 9, 10, 11 punti e riavvicinarsi illudendosi, sfiorare l’aggancio per poi essere ributtata indietro. Una gara che ha proposto costantemente questo scenario. Orgogliosa, la V nera di Bologna. Però, priva di quello stato di forma che le avrebbe permesso di avere l’energia per sprintare e ribaltare il destino di un match che il Bayern ha sempre condotto: da un minimo di 2 punti ad un massimo di 14 (a metà dell’ultimo quarto, 76-62 su una tripla di Niels Giffey).
Indubbiamente la Virtus Segafredo ha sofferto la fisicità, l’atletismo dei giocatori del Bayern. Un gruppo solido, spigoloso, rapido, reattivo. E dai buoni equilibri. Squadra in forma. Soprattutto in crescita. Sta interpretando in maniera ottima, in questo periodo della stagione, il sistema di pallacanestro di coach Trinchieri. Che ben si adatta a giocatori come Augustine Rubit, concreto 3-4 che ha creato parecchi problemi alle ali e ai power forward della V nera, per proseguire con Cassius Winston playmaker dall’apprezzabile talento e dalle notevoli accelerazioni, pronto ad attaccare l’area e a guadagnarsi falli e tiri liberi, Corey Walden altro affidabile creatore di gioco, la guardia Niels Giffey un due metri per 93 chili che ha concluso i suoi 19 minuti di utilizzo con il 100% nel tiro da due, nel tiro da tre e dalla lunetta. E poi, il centro titolare Freddie Gillespie venticinquenne 2,06 per 111 chili e gambe prodigiose per grandi balzi. Ottimo rimbalzista, questo ex-Toronto Raptors e Orlando Magic.
Quarta vittoria del gruppo di Andrea Trinchieri nelle ultime cinque partite. Tatticamente è un Bayern che sa adattarsi al tipo di avversario e alle situazioni, in grado dunque di vincere a 84 punti ma anche sopra i 90. In questa sfida il team del “Trinka” ha capito presto dov’era la vulnerabilità della difesa virtussina. E pertanto ha interpretato la partita facendo tantissimo uso dell’1 contro 1. Penetrazioni veloci per attaccare giocatori più lenti di piedi e per creare ritardi o incomprensioni nel meccanismo dei “cambi” difensivi della Segafredo. E con gli 1c1 il Bayern è andato a guadagnarsi falli e tiri liberi, tormentando i tentativi di recupero dei bianconeri bolognesi. Ventidue tiri liberi realizzati dal Bayern su trenta avuti a disposizione. Percentuale del 73.3%. Gli uomini di Trinchieri hanno lasciato ben poco dalla lunetta: addirittura 6 su 6 Winston, 5 su 6 Seeley, 4 su 6 Rubit.
Il Bayern ha prodotto tanto dentro l’area, più di quanto esprima solitamente. Infatti viaggiava con una media 15 canestri da due che poneva il team tedesco all’ultimo posto! Ha cambiato strategia per questa sfida contro Bologna.
Decisamente sostanzioso quel 27 su 44 nelle conclusioni da 2 punti (61,4%) che il Bayern ha saputo produrre. Normalmente… questo sarebbe il territorio della Virtus Segafredo.
Ma se non sei in un momento brillante, e se un giocatore importante come Jordan Mickey sta avendo un rendimento quasi pari a zero (sedici minuti, 2 punti, appena tre tiri tentati,1 su 3 da due, nessun viaggio in lunetta, 5 rimbalzi, 1 palla persa, 3 di PIR e -5 di plus/minus) diventa faticoso proteggere l’area.
L’aspetto più inquietante di questo momentaccio che sta vivendo Mickey è rappresentato dall’atteggiamento. Vaga per il campo lento, smarrito, senza fuoco. Ha qualche problema fisico? Se è così, bisognerebbe che il Club lo comunicasse. E se non è così, Mickey diventa un mistero. Nella partita vinta contro il Panathinaikos il 19 gennaio il ventottenne power forward texano mise a segno 1 punto su tiro libero (dunque nessun canestro in azione), 2 rimbalzi, -3 di PIR e -13 di plus/minus.
Che cosa sta accadendo ad un giocatore considerato come il colpo dimezzato più grosso l’estate scorsa? Un Mickey così è improponibile. E logicamente, così, non serve.
Ho notato che anche stavolta, con un Mickey totalmente fuori fase, un giocatore di vasta esperienza come Kyle Weems è rimasto a “scaldare” la panchina. Per tutti i quaranta minuti. Non entrato ieri sera, non entrato nella gara contro il “Pana”. Indubbiamente Weems non è giocatore atletico, e in questa Euroleague di enorme fisicità potrebbe soffrire. Tuttavia, ha grande intelligenza, visione di gioco e orgoglio. Se un giocatore non va, se un giocatore ha dei problemi, si dovrebbe utilizzare (almeno un po’) il veterano Weems. Porterebbe sul parquet lo “spirito Virtus”.
L’attuale inconsistenza di Jordan Mickey e i difetti strutturali del team bianconero (non c’èin questo gruppo un “centro” dominante) hanno portato al motivo più vero, più evidente di questa sconfitta. La difficoltà a rimbalzo. I “lunghi” del Bayern hanno lasciato briciole ai “quattro” e ai “cinque” della V nera.
I 16 rimbalzi offensivi catturati dal gruppo di coach Trinchieri hanno fatto la differenza.
Ah, il “tagliafuori”, questo sconosciuto!
Purtroppo per la Virtus Segafredo nel finale, oltre alla partita persa, la V nera ha perso anche Semi Ojeleye. Uscito zoppicante.
Era andata peggio al Bayern quando Elias Harris, centro tedesco salito dalla panchina avendo immediatamente un impatto forte sulla partita (7 punti in 4’34”), è rimasto a terra, poco oltre la metà del primo quarto di gioco. Problema ad un piede. E sembra un problema grosso grosso, poiché il giocatore è stato portato in ospedale. Non una bella notizia per Andrea Trinchieri, che già sta facendo a meno di uomini importanti come Vladimir Lucic e Andreas Obst. Indisponibili ancora per un mese.